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17/08/2008

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IL SONNO COLORA I RICORDI

Clicca per Ingrandire Il sonno sa colorare i ricordi. Se alcune immagini, belle o brutte che siano, sono particolarmente vive anche a distanza di anni, è stato il sonno a portarle in primo piano. Non hanno dubbi gli autori della ricerca condotta negli Stati Uniti, da Beth Israel Deaconess Medical Center (Bidmc) e Boston College, e pubblicata nella rivista Psychological Science.

Lo studio, condotto su un gruppo di 88 giovani volontari, è il primo a dimostrare, dati alla mano, come il sonno contribuisce a selezionare e fissare nella memoria i ricordi più importanti. Dormire aiuta infatti a portare in primo piano le emozioni più importanti, ricche di tutti i loro dettagli, spingendo sullo sfondo tutto ciò che non è essenziale, come un'immagine sfocata.

"Il ruolo del sonno nella memoria emozionale è molto più che un processo meccanico" osserva il coordinatore della ricerca, Jessica Payne, della divisione di Psichiatria del Bidmc. Precedenti studi avevano stabilito il ruolo chiave che il sonno gioca nella memoria procedurale, dimostrando che il consolidamento di procedure operative (ad esempio scrivere sulla tastiera del computer o suonare il pianoforte) subisce sostanziali miglioramenti dopo un periodo di sonno.

Adesso è chiaro che il sonno è anche il regista dei ricordi legati alle emozioni. Agli 88 volontari arruolati nello studio, tutti studenti, sono state mostrate scene che rappresentavano sia soggetti neutri su uno sfondo neutro (come un'automobile parcheggiata lungo una strada con negozi), sia soggetti che si distinguevano dallo sfondo in modo negativo (ad esempio un'automobile danneggiata da un incidente parcheggiata lungo una strada).

Osservate e analizzate una prima volta le immagini, dopo una serie di test sulla qualità dei ricordi, i volontari sono stati organizzati in tre gruppi: un gruppo è stato sveglio per 12 ore di seguito, un altro ha invece dormito per 12 ore e un terzo è stato chiamato a ricordare le immagini appena 30 minuti dopo averle viste.

E' risultato che i volontari rimasti svegli per 12 ore avevano dimenticato l'intera scena negativa, mentre chi aveva dormito ricordava l'immagine negativa, ossia l'auto distrutta, "vedendola" nel ricordo in tutti i suoi dettagli, contro uno sfondo indefinito. In quest'ultimo gruppo, rilevano i ricercatori, qualità e dettaglio del ricordo erano confrontabili a quelli di coloro che avevano descritto l'immagine trenta minuti dopo averla vista.

Per la Payne la ricerca dimostra che "il sonno è un processo complesso e sofisticato. Si potrebbe dire che il sonno realmente lavora durante la notte per decidere quali ricordi conservare e quali lasciare svanire". Il processo, concludono gli studiosi, è probabilmente lo stesso alla base della memoria selettiva che fa ricordare alla vittima di un'aggressione l'arma, mentre fa sfuggire altri aspetti importanti della scena del crimine.


 Ansa

 

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