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03/08/2008

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“Azzurro rignanese"

Clicca per Ingrandire Saranno esposte per la prima volta in pubblico a Rignano le ultime opere dell'artista dauno Lorenzo Scarpiello. L'appuntamento è per il 12 e 13 agosto nell'ambito della 3.a edizione di "Rignano Città Aperta-Due notti bianche nel più piccolo comune del Gargano". L'iniziativa è stata messa in piedi dal Nuovo Circolo Culturale "Giulio Ricci" in collaborazione con la Regione Puglia-Crsec Fg27, l'Associazione "Il Cortile", il Coordinamento Amici di Paglicci, l'ANVVFC, la CRI e l'Italian Cars Club.

Intitolata "L'Azzurro Rignanese" e curata da Antonio Del Vecchio, la mostra prevede l'esposizione di decine di quadri, piatti e mattonelle dell’artista di fama nazionale. Inaugurazione martedì 12 alle 16 in spazi aperti lungo Corso Giannone, nel centro storico di origine medievale che tanto amava (apertura al pubblico dalle 17 alle 22 anche del giorno 13).



LA SCHEDA DELL’ARTISTA

Lorenzo Scarpiello (Anzano di Puglia, 1920 – Rignano Garganico, Foggia, 1986), pittore, insegnante elementare, inizia a esporre a metà degli anni ‘60, con la partecipazione spesso premiata a mostre estemporanee e collettive e rassegne locali anche di un qualche spessore, tra cui, nel 1965 e ‘66 la 2.a e 3.a Mostra di Arte Figurativa del Mezzogiorno “Premio Francesco Galante Civera” a Margherita di Savoia; nel 1966 la 11.a Mostra Nazionale della Tavoletta e la Mostra interregionale “Il Fiore nell’arte”, al Palazzetto dell’arte di Foggia, nel cui catalogo viene indicato come “pittore di concezione spaziale … compone con pochi ed essenziali elementi. Tonalità fredde, pennellata annientata, larghe campiture”; nel 1967, Terza mostra nazionale d’arte sacra francescana, in cui presenta due dipinti, “Frate Francesco” e “Il Poverello”.

Negli anni che precedettero la contestazione giovanile, “rinasce” come pittore con una frenetica tensione creativa ormai liberata da ogni impaccio accademico e forma di autocensura rispetto alle regole piccolo borghesi. Ha quasi cinquant’anni e sette figli, e, nell’avventura che ha ormai intrapreso, i giovani che hanno dato vita al Teatro Club gli fanno capire di non essere solo nello sforzo di rinnovamento culturale della sua città, dove tiene studio in Corso Vittorio Emanuele (successivamente, in sodalizio con Mario Raviele e Michele Saggese, lo trasferirà nei pressi del Teatro comunale, in via Arco Contini).

Inizia così un percorso dove man mano si libera delle ascendenze “morandiane” (per un certo periodo dipinge solo bottiglie e nature morte), che pure gli sono servite a impadronirsi dell’essenzialità della forma e a cogliere la propria particolare cifra coloristica. Racconta ed esorcizza così, per gesti e colori, “i suoi nemici, i suoi incubi da piccolo borghese sulla china di un disfacimento sottoproletario, eppure sempre stranamente vigile, in grado di proporre ‘oggetti’ mai remissivi, sempre violenti, anche se dolcissimi e mai sradicati dalla sua storia e dalla storia di tanta gente del Sud” (Guido Pensato). Deforma le figure, le inventa, dà loro una fisiognomica che le identifica col mestiere di ciascuna, le immerge in atmosfere surreali, le carica di ironia e di metafore assurde o le priva di individualità, rappresentandole con volti aniconici.

Un François Villon tragico-burlesco, di grande potenza espressiva insomma, come ha emblematicamente sintetizzato la personalità artistica di Scarpiello Elio Filippo Accrocca, evocandola da opere come “Ballata” (donne crocifisse), “Pioggia” (sette donne con ombrello), che attualmente è esposta nella Galleria Provinciale d’Arte Moderna di Foggia, “Fu” (un Cristo-scheletro crocifisso), “Chiodi” (altro Cristo crocifisso visto dall’alto, che gareggia con l’analogo tema di Salvador Dalì).

Di “opere civili”, e non “surreali o surrealizzanti”, parla invece Franco Fanizza commentando opere come “Atrio” e “Sulla strada”. Scarpiello è insomma artista complesso e complicato che neppure nei tanti paesaggi realizzati cessa di distogliere l’occhio dalle tensioni della società a lui contemporanea. “Comunque - gli scriverà Italo Mancini - non manca un messaggio in questo suo discorso attraverso il colore; il messaggio di una bontà senza confine per la dura condizione di essere uomo”.

A partire dal 1967 allestisce, con un crescendo di consensi della critica più avveduta sui maggiori quotidiani e periodici italiani, mostre personali in numerose città. Tra le più significative, dopo la prima, tenuta nel 1967 al Teatro Club di Foggia con presentazione in catalogo dello stesso Scarpiello, si segnalano quella organizzata alla “Galleria Rinascita” di Reggio Emilia, la mostra di Bari alla “Vetrina Adriatica”, le due mostre (1971, stesso anno in cui vince il Primo Premio “Avanti!”) tenute in contemporanea alla “Galleria S.Marco” e alla “Galleria Marguttiana”, la mostra alla Galleria Centro Internazionale Arte d’oggi di Milano, presentata in catalogo da Luigi Valerio e infine la personale presentata da E.F.Accrocca a Foggia nel 1975 alla Galleria Agorà di Corrado Terracciano.

Continua anche la partecipazione a rassegne collettive. Nel 1976 è presente alla mostra “Maestri della pittura italiana” alla Galleria “La Fontana” di Foggia, nel 1979 partecipa alla 4.a Rassegna “Franco Frattulino” dal tema “La figura nell’arte” allestita nel Palazzetto dell’Arte di Foggia, nel 1980 e nel 1981 partecipa all’Expo Arte di Bari nell’ambito del Progetto Arte promosso dalla Provincia di Foggia. Per quest’ultima rassegna detta lui stesso il seguente profilo: “Pittore atipico, anomalo nei confronti delle fonti e delle correnti, presenta figure diafane in processione, volti reversibili dell’essere e del non essere. Un mondo che riflette la sua profonda “religio” esistenziale”.

Muore nel 1986 a Rignano Garganico, alla cui aria limpida chiedeva sollievo per la sua salute malferma. La sua produzione, raccolta in collezioni pubbliche e private, è immensa, e attende ancora un lavoro di catalogazione e sistemazione critica. Tre sue opere figurano nella Galleria provinciale d’arte moderna e contemporanea di Foggia (per saperne di più: www.lorenzoscarpiello.it, portale curato da Gaetano Cristino e da Guido Pensato).

 GARGANOPRESS

 

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