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30/07/2008

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UN ITALICO GATTOPARDESCO RESTYLING

Clicca per Ingrandire Sono uno degli scampati al drammatico incendio che il 24 luglio 2007 ha colpito la zona di Peschici e siccome l'evento mi ha accomunato con migliaia di persone che hanno visto la furia devastatrice delle fiamme e il conseguente pericolo del fumo asfissiante, nonché la latitanza di chi avrebbe potuto-dovuto prima impedire o limitare la minaccia e poi soccorrere le persone in emergenza, vorrei fare delle considerazioni in concomitanza con l'anniversario di quel disastro.

La prima spetta di diritto alla gente semplice del posto che ci ha aiutato volontariamente. Le persone che vivono in Italia, nelle sue città o nei piccoli paesi, sono fatte così, sembrano costantemente in passiva e rassegnata attesa, la loro vita scorre regolarmente senza slanci innovativi, aspettando un'eventualità possibilmente positiva o comunque un cambiamento che irrompa sulla monotonia, ma frequentemente si rassegnano, e sempre più spesso si arrendono, con preoccupante assuefazione, ad ogni genere di andamento o degrado, finanche calamità e disastri. E quando poi arriva l'evento sciagurato, esce fuori il loro altruismo e la loro generosità, in antitesi, nel nostro caso, con le molte inadempienze parse organizzate, quasi pianificate, ambiguamente tollerate, immoralmente accondiscese da chi dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e adempiere i propri incarichi, nel bene e nel male, a qualsiasi livello.

Questa è la metafora tutta italiana della gente “che fa” e dei papaveri che “ci sguazzano dentro”. E di evento sciagurato si è trattato, ha portato tanta sofferenza e ha lasciato tanta distruzione. E quanti anni ci vorranno per rimarginare le ferite lasciate dal suo deleterio passaggio. Non temevamo quel disfacimento, anzi qualcuno ci contava, avrebbe agevolato i propri egoismi. Un'eventualità da prendere al volo per la ricostruzione, qualcuno si sarebbe scrollato di dosso il nerume rimasto, quella coltre nera malsana e nefasta, magari solo coprendola con un italico gattopardesco restyling, e quelle sgradevoli sagome scure avvilenti per il cuore e spiacevoli alla vista avrebbero potuto riprendere vita (che tanto ci basta poco per scordare il passato a noi italiani), qualcun altro avrebbe potuto sfruttare l'occasione e, sapendo destreggiarsi nelle acque (ormai) torbide e paludose della il-legalità, beneficiare, a scapito dei meritori, degli aiuti finanziari e sussidi vari che sicuramente arriveranno come sempre dietro ogni catastrofe, senza dimenticare i premurosi e solerti benefattori che dispenseranno disinteressatamente congrue donazioni, addolorati, partecipi e sfacciati.

Non pensavamo alla prevenzione perché prevenire costa molto e comunque questa precauzione non è percepita come utilità dalla nostra cultura (stavo per scrivere civiltà): ora pagheremo molto di più, pagheremo tutti, e i danni resteranno. Preverremo in futuro?

Non credevamo ai pochi che ci avvertivano della pericolosità che poteva propagarsi da una piccola pericolosa e prepotente fiamma lasciata ardere imprudentemente. I mezzi per bloccarla sul nascere ci sarebbero stati ma qualcuno diceva che non bisognava demonizzare chi aveva fatto danni ingentissimi in passato, qualcun altro addirittura diceva che non erano stati fatti danni ma il tutto rientrava nel naturale ciclo della vita, nel ripetersi delle italiche contrapposizioni sempre tutte uguali in rispetto delle proprie incontrovertibili vedute e comunque per il sincero interesse della Patria.

Chi aveva già provato sulla propria pelle questo male, ci aveva avvertito, in principio, sia della sua reale pericolosità, sia del prezzo che avremmo dovuto pagare per liberarcene. Pochi hanno ascoltato e ancor meno hanno creduto.

Anche gli stranieri, a loro modo ci avvertivano, ma noi, pretensiosi e compiaciuti della nostra orgogliosa italianità (che ne possono sapere loro?), non prendevamo sul serio il loro sfavorevole sconcerto per la nostra remissiva rassegnazione al susseguirsi degli eventi. Molte cose ci preavvisavano che stavamo pericolosamente infilandoci in un vicolo nero e torvo, che avrebbe cambiato irrimediabilmente le nostre tradizioni sociali e naturali creando lo scempio che ora è davanti ai nostri occhi e che durerà non sappiamo quanto tempo ancora.

Lo scempio purtroppo permane ancor oggi, e chi doveva-dovrebbe-dovrà combatterlo, o perlomeno contrastarlo, è ancora intento a capire quali strade percorrere, ai comandi e al fianco di chi e con quali mezzi: quella rigorosa e rispettosa delle regole sembrerebbe la via più giusta da battere, i mezzi ci sono, ma proprio la sua intransigenza crea attrito tra i caporioni e fa sguarnire troppo il contingente; quella soft dell'accettazione del danno sembra tuttora la più percorsa, il consistente esercito che la percorre ha la guida e ha anche molti mezzi, ma è troppo indulgente e a volte complice finanche correo dello scempio stesso; altre vie imboccate creano false illusioni, altre ancora sono, qui, impercorribili. Il decadimento purtroppo permarrà.

Ora, un anno dopo l'incendio, sono ancora qui, su questa penisola, davanti questo stupendo mare e tra questa gente, e vengo a sapere che il presidente del Consiglio dei Ministri sarebbe dovuto venire a visitare Peschici (dove è stato molto generosamente votato il 13 e 14 aprile scorsi) e i luoghi del dramma.

Nel guardare come sono deturpati ora, quelli che erano gli stupendi declivi del Gargano, rifletto preoccupato sull'analogia di come sarà ridotta, ahimè, l'intera nazione dopo il Suo passaggio.

Sandro Sablone

 Redazione (le foto sotto sono dell'autore)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 30/07/2008 -- 09:26:10 -- raffae

Sicuramente un testo degno di un giornalista di cronaca ... peccato che il 24-07-2007 c'era un altro governo un altro presidente del consiglio che ha redatto un decreto scellerato che speriamo a settembre cambi---

-- 30/07/2008 -- 15:42:34 -- TERESA MARIA

Vorrei dire a "raffae" che qui non si tratta di una critica all'attuale governo: Sandro Sablone già l'anno scorso, il 6 agosto 2007, scrisse un lungo articolo, che fu pubblicato sul Messaggero e sul Gargano Nuovo, in cui parlava dell'incendio di Peschici, puntualizzando quelli che secondo lui erano stati i punti deboli della protezione civile. Lo trovi a questo link: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=6562&sez=HOME_LAMIAESTATE Forse sarebbe il caso di ripubblicarlo su punto di stella, perchè tutti possano leggerlo.

 
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