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27/07/2008

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Una storia tutta meridionale

Clicca per Ingrandire Non si può comprendere la storia del nostro “Giuseppe” se prima non diamo qualche notizia sul progetto intitolato “Festa dell’accoglienza”. Sette sono i paesi dei Monti Dauni che vi lavorano sinergicamente: Alberona, Biccari, Castelluccio dei Sauri, Deliceto, Faeto, Orsara di Puglia e Roseto Valfortore, paesi che, fra le tante cose, hanno in comune e annoverano anche una storia fatta di emigrazione.

Una delle mete preferite, tra le famiglie di quei paesi andate all’estero a cercar fortuna, è il Canada e i Comuni dauni hanno deciso di rinsaldare i legami con le comunità italiane lì residenti. Nel progetto rientrano gli scambi culturali, formativi e commerciali che coinvolgeranno soprattutto i giovani: da una parte, i ragazzi dei centri appenninici che aderiscono al progetto potranno usufruire di soggiorni al di là dell’Atlantico per studiare, imparare una lingua diversa e partecipare a stage di lavoro; dall’altra, i figli dei nostri emigranti - che spesso hanno soltanto sentito parlare dei paesi natali di genitori e nonni - potranno venire in Italia per conoscere la Capitanata e imparare l’italiano.

“E’ un progetto molto importante e l’aspetto commerciale, che pure ci interessa, è solo una delle opportunità che questi scambi possono produrre - spiega Pasquale Frisi, funzionario del Comune di Roseto Valfortore e responsabile del progetto per i sette Comuni. - Vogliamo ristabilire un legame forte con i nostri concittadini all’estero>. Nel 2006 - quando all’iniziativa parteciparono soltanto Orsara, Deliceto e Roseto - la Regione stanziò 18mila euro per il progetto. Le delegazioni dei tre comuni, nel novembre 2006, sono state a Toronto dove hanno riallacciato i contatti con le loro comunità di emigranti e avviato la realizzazioni di progetti di collaborazione con gli italo-canadesi. I tre comuni hanno avuto modo di promuovere i loro prodotti in un affollato work shop durante una cerimonia d’accoglienza con oltre 400 persone in rappresentanza delle comunità italiane e delle istituzioni di Toronto. In quella occasione, è stato premiato Filippo Antonio Zita, cittadino canadese di origini rosetane che ha lavorato nel gruppo di scienziati capaci di inventare il bancomat, una delle tecnologie che ha cambiato l’approccio al denaro per milioni di persone in tutto il mondo.

E ora la “storia di Giuseppe”, comune a tanti uomini del Sud, che s’intreccia con la più grande Storia del Meridione d’Italia.

In cento paesi di lingua e bandiere differenti, Giuseppe l’emigrante ha fondato una colonia che oggi, tra operai, designer, artisti, e imprenditori, conta almeno due milioni di cittadini del mondo con origini pugliesi. Secondo la stima elaborata dalle anagrafi dei consolati italiani, sono 370mila i pugliesi emigrati all’estero. Ma i numeri ufficiali tagliano fuori un intero universo di storie.

Dopo la Grande Guerra (1915), migliaia di pugliesi varcano i confini del Bel Paese per andare in Argentina, Brasile, a cercare l’America. In tanti, invece, scelgono l’Europa: le miniere del Belgio, le industrie tedesche, i cantieri di Francia e Svizzera. Finita la seconda guerra mondiale, un’altra ondata di pugliesi abbandona la propria terra. Giuseppe scopre l’Australia, nuova meta di migrazioni. Poi, dal 1951 al ’67, l’Italia assiste a un fenomeno che cambierà per sempre il nostro Paese: milioni di cittadini lasciano il Sud per andare a lavorare nelle fabbriche del Nord. In questo periodo, un milione e 200mila pugliesi arrivano in Piemonte e Lombardia. Giuseppe diventa il “terrone”, l’uomo venuto dal Meridione, il bracciante che getta la zappa e si mette a “coltivare” acciaio e cemento.

Conquiste e invasioni, scontro e dialogo tra fedi e civiltà diverse fanno parte del codice culturale della Puglia. La contaminazione con la cultura dei greci avviene grazie a Messapi e Japigi, lungo l’arco azzurro disegnato dalla costa jonica. Poi sono i Romani a eleggere l’Apulia quale terra di conquista. In seguito, arrivano gli intrecci con Bisanzio, le influenze ortodosse contrastate da Normanni. Svevi, Angioini, Aragonesi, Borboni: ognuno di questi popoli ha lasciato le proprie impronte sull’urbanistica, l’architettura, l’arte e perfino sui diversi dialetti, dal Griko, antica parlata del sud est del Salento, alle locuzioni di origine francese e spagnola.

Oggi la Puglia continua a essere terra di migranti, tra quelli che vanno e quelli che vengono. Il fenomeno ha assunto e continua ad avere una rilevanza assoluta dal punto di vista economico. Il flusso di rimesse inviate in Puglia dagli emigranti ha contribuito per moltissimi anni a sostenere le famiglie. Oggi, il patrimonio di conoscenze e contatti internazionali rappresentato dalle associazioni pugliesi nel mondo diventa una prospettiva di sviluppo sulla quale puntare con forza. In 17 paesi del pianeta, Italia compresa, sono 157 le associazioni che esportano il nome, la cultura e le produzioni della Puglia. Un ponte in cui s’intrecciano passato e futuro nel segno di un’Apulia che diventa sempre più proiettata verso le relazioni con il mondo.

 Comune di Roseto V. + Redazione

 

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