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27/07/2008

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QUELL”ANTICO CONVENTO…

Clicca per Ingrandire Nell’Archivio provinciale dell’Ordine dei frati minori di Firenze, è conservata una dettagliata “Relazione dello stato di tutti li Conventi de’ Frati Cappuccini d’Italia” compilata da Bernardino d’Arezzo tra il 1703 e il 1716. Fra i “luoghi” della provincia monastica di Sant’Angelo, comprendente la Capitanata e parte del Molise, viene descritta San Giovanni Rotondo, una “Terra” situata al centro del Monte Gargano «in una bella pianura circondata da fertili campi ed erbosi prati che somministrano copioso pascolo a numeroso stuolo di armenti che in quel Monte si vanno trattenendo». Il paese dista 15 miglia circa da Apricena e 18 da Vico, si connota «tanto nella civiltà che nella numerosità del popolo ivi abitante»: è sotto la giurisdizione spirituale all'Arcivescovo sipontino (Manfredonia; nda) e obbedisce al potere temporale del “Signor Marchese di detta Terra” che possiede il feudo”: Cavaniglia.

Come riferì già nel 1550 Fra’ Leandro Alberti nella sua «Descrittione di tutta l’Italia e Isole pertinenti ad essa», in questa “Terra” ogni anno nel giorno di Sant’Onofrio, che cade l’11 di Giugno, si radunano gli abitanti dei paesi e delle città vicine; di comune accordo, dopo aver vagliato la qualità del raccolto di grano, dell'orzo e delle altre biade, fissano il prezzo di questi prodotti, che non sarà lecito a nessuno modificare.

San Giovanni Rotondo conta nel primo ‘700 circa 4mila anime. C’è un Monastero di Clarisse, le Sacre Vergini, che professano l'Istituto di S. Chiara. Fuori dal paese vive una comunità di Padri Conventuali, oltre a quella dei Cappuccini che ospita un Noviziato. Parlando della fondazione del cenobio francescano di San Giovanni Rotondo, testimoniata negli Annali dell’ordine monastico, fra Bernardino d’Arezzo sottolinea che è il terzo Convento istituito dai Cappuccini nella Provincia di Sant’Angelo, dopo quelli di Larino e di Serracapriola. «Si gettarono i fondamenti l'anno 1538, col consenso dell'Arcivescovo sipontino ordinario diocesano che allora era Gio. Maria Cardinale del Monte il quale, per le sue virtú, ascese poi al Ponteficato e chiamossi Giulio Terzo».

Il convento fu fondato su richiesta del popolo e della comunità di San Giovanni Rotondo. Il devoto Orazio Antonio Landi donò un sito sufficiente per un insediamento ottimale costituito da un podere, una casupola, un pozzo e una vigna. I Frati furono aiutati anche a costruire la fabbrica, secondo lo stile della “povera forma cappuccina”. Nel 1540 i frati ne presero possesso. Officine e celle erano poste al piano terra così come solevano fare “con santo zelo” i primi Padri Riformatori dell’Ordine. Successivamente l’antico fabbricato venne ampliato e accresciuto varie volte nel numero delle celle che raggiunsero il numero di 27, coi dormitori posti al primo piano. La Chiesa annessa al Convento, inizialmente intitolata a Santa Maria degli Angeli, fu ampliata e dal 5 luglio 1676 consacrata dall’arcivescovo Orsini a Santa Maria delle Grazie.

Il Convento con l'orto contiguo era cinto da una muraglia che assicurava la necessaria clausura. «Del tutto - informa Bernardino d’Arezzo - è padrona l'Apostolica Sede non ritrovandosi scrittura per la quale apparisca che il popolo si sia riserbato il dominio del sito o d'altra cosa». Il convento non aveva debiti, né obblighi di Messe e non possedeva entrate perpetue né temporali. I Frati che vi dimoravano dipendevano «dall'amorosa Provvidenza del Signore» che non mancava di fornire loro il necessario sostentamento, come accadde nell'anno 1548. Nella prima parte del primo tomo degli Annali dell’Ordine - ricorda ancora fra’ Berardino - si narra che i Padri Cappuccini, essendo bloccati, per la neve, «i passi per portarsi a mendicare nella Terra furono aiutati dagli abitanti del luogo», che fecero emanare un provvido decreto: ogni qual volta la neve raggiungeva l’altezza di piú di un palmo da terra, doveva essere immediatamente somministrato ai frati Cappuccini «quanto faceva di bisogno per il vitto» a spese del pubblico erario. Essendo distante più d'un miglio dal paese, i Padri della Provincia avevano ritenuto che il Convento fosse particolarmente adatto per il Noviziato: infatti era un luogo isolato dal mondo pur essendo posto sulla strada pubblica; all’epoca vi abitavano circa 18 religiosi, fra cui i novizi.

Documenti storici successivi attestano che il convento di San Giovanni Rotondo fu soppresso per ben due volte: una prima volta dal 1811 al 1817, nel decennio francese, durante l'occupazione napoleonica del Regno di Napoli; nel 1866, con l’entrata in vigore della legge di soppressione delle Corporazioni religiose del Regno d’Italia, fu devoluto al Demanio Pubblico.

I frati cappuccini si erano molto impegnati a impartire l’insegnamento gratuito ai figli del popolo. Per queste e altre ragioni, il Consiglio comunale di San Giovanni Rotondo, fattosi interprete del desiderio di tutti i cittadini, chiese al Direttore del Fondo per il Culto di non chiudere il convento, proclamando la famiglia cappuccina «Comunità di beneficenza e di gratuito insegnamento». Ma il progetto di far restare i frati a San Giovanni Rotondo non riuscì. Nel 1867, il convento fu assegnato al Comune che fino al 1908 lo utilizzerà come ospizio di mendicità.

Soltanto nel 1909 le autorità provinciali approvarono il contratto di affitto ventinovennale stipulato tra Comune, Padri minori cappuccini, Francesco Latiano e Nicola Ciavarella, a condizione che tenessero aperta al pubblico l’annessa chiesetta, dove si venerava la sacra effigie di Santa Maria delle Grazie, cui erano particolarmente devoti pastori e braccianti che vi si recavano «per appurarvi gli atti di pietà e di Cristiana Religione senza ritegno de’ loro logori ammanti». Si aprivano così le porte a Padre Pio da Pietrelcina che, giunto nel convento di San Giovanni Rotondo (foto del titolo; ndr) il 28 luglio 1916, vi dimorò fino alla morte, avvenuta il 23 settembre 1968. Qui il frate occupò prima la cella n. 5, poi la n. 1. Prima di S. Pio, il cenobio ospitò un altro santo. Nella celletta n. 5, infatti - come faceva notare spesso lo stesso Padre Pio - il 1 febbraio 1575 vi soggiornò Camillo de Lellis, che dopo una lunga conversazione col superiore del convento padre Angelo, decise di cambiar vita.

La nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie, a tutti nota come il vecchio santuario di Padre Pio, costituisce un unico corpo con la chiesetta annessa all’antico convento. Fu eretta per andare incontro alle esigenze dei pellegrini che affluivano sempre più numerosi a San Giovanni Rotondo, attratti dalla presenza del frate di Pietrelcina in odore di santità. Progettata dell'architetto Giuseppe Gentile di Boiano (CB), fu iniziata il 2 luglio 1956 e consacrata dal vescovo di Foggia il 1 luglio 1959. La navata centrale è dominata da un mosaico di scuola vaticana, raffigurante originariamente solo la Madonna delle Grazie, opera del Bedini, cui è stata aggiunta la figura di San Pio e di un angelo sulle nuvole.

Teresa Maria Rauzino

 Redazione

 

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