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24/02/2016

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METRICA. BESTIA NERA DEI NEOFITI

Clicca per Ingrandire Interessante ‘lectio magistralis’ di Vincenzo Campobasso, curatore della rubrica “Poesia”, utile sia a chi desideri saperne di più su ‘haiku’ e ‘tanka’ sia a chi voglia avvicinarsi a tali forme poetiche. Il contenuto parte da un commento all’articolo “Inno al Gatto”, apparso il 24 febbraio, che riportiamo integralmente: “Ho composto alcune migliaia di Haiku ‘canonici’, seguendo la sillabazione poetica italiana, non la grammaticale-ortografica, che molti nostrani haijin (poeti di haiku; ndr) adottano, un po’, forse, per pigrizia, un po’, forse, per comodità”. ‘Bisognerà parlarne a parte’, scrive in chiusura, e in questo pezzo, puntuale, riprende il discorso.

«Per quanto possa non piacermi che alcuni haijin usino sillabe grammaticali (da loro chiamate ‘ortografiche’) - cosa che talvolta mi fa dubitare della loro abilità di usare la metrica poetica, la quale richiede una diversa conoscenza e un susseguente diverso impegno nella composizione di poesie, siano classiche, italiane, canoniche (versi non liberi, rimati o non rimati), siano di uno haiku o di un tanka, sempre canonici, in lingua italiana, - pure non mi sento di condannarli. Per la semplice ragione che, canonici o non canonici, certe volte vengono fuori poesie non disprezzabili, anzi, alcune belle.

«Ma il ‘canone’ è canone, norma, regola fissa, da osservare. Ora, se vogliamo dare soddisfazione ai componimenti giapponesi, dei quali si parla, pienamente ‘canonici’ (5-7-5 ‘morae’, vocali e segni di punteggiatura, espressi appunto a mezzo di vocali, per l’haiku; 5-7-5-7-7 per il tanka/waka), non dovremmo derogare dall’applicazione delle nostre regole, altrettanto canoniche. Il verso endecasillabo (solo per esemplificare, ma potrebbe essere monosillabico, bisillabico. Dodecasillabico…) “deve” essere di undici sillabe, per ottenere le quali è necessario sapere che la ‘determinante’, per la conta delle sillabe, è costituita dall’ultima. La quale può, a sua volta, essere costituita da una parola piana (il cui accento cade sulla penultima sillaba), da un monosillabo o da una parola tronca (in tal caso, l’ultima sillaba vale per due), da una parola sdrucciola (nel qual caso le due ultime sillabe contano per una sola) o bisdrucciola (caso in cui le tre ultime sillabe contano per una).

«Esemplifico con alcuni haiku e alcuni tanka.
HAIKU:
1. “due sole gazze” (verso piano): due*-so-le-gaz-ze (cinque sillabe)
“nel prato bicolore” (verso piano): nel-pra-to-bi-co-lo-re (sette sillabe)
“brina e rugiada” (verso piano): bri-nae°-ru-gia-da (cinque sillabe)
(*se ‘due’ si trovasse in fondo al verso, le sillabe sarebbero due: ‘du-e’;
°le vocali non accentate si appoggiano alla vocale precedente, encliticamente, o a quella seguente, procliticamente; tre vocali non accentate formano crasi, fusione di vocali, e pertanto sono considerate una sola sillaba)

2. “foglie già vizze” (verso piano): fo-glie-già-viz-ze (cinque sillabe)
“dai verdi tigli giù” (verso tronco): “dai-ver-di-ti-gli-giù”
(cinque sillabe + due della parola tronca=sette)
“senza rumore” (verso piano): sen-za-ru-mo-re (cinque sillabe)

3. “cric crac - cric crac” (verso con monosillabo=tronco): “cric crac - cric crac” (tre più due=cinque)
“semi di tigli e foglie” (verso piano): “se-mi-di-ti-glie-fo-glie” (sette sillabe)
“sotto le scarpe” (verso piano): “sot-to-le-scar-pe” (cinque sillabe)

4. “la luna è doppia” (verso piano): “la-lu-naè-dop-pia” (cinque sillabe; presente crasi)
“allor che le mie mani” (verso piano): “al-lor-che-le-mie-ma-ni” (sette sillabe)
“pongo a binocolo” (verso sdrucciolo): “pon-goa-bi-no-colo” (cinque sillabe: presenza di crasi e di parola sdrucciola: ‘colo’ vale una sola sillaba)

5. “trenta gennaio” *(verso piano): “tren-ta-gen-na-io” (cinque sillabe)
“il parco cittadino” (verso piano): “il-par-co-cit-ta-di-no” (sette sillabe)
“bianco di brina” (verso piano): “pie-no-di-bri-na” (cinque sillabe)

(*il verso che riporta un riferimento temporale si chiama ‘kigo’; normalmente, chiude lo haiku, ma può anche trovarsi come primo verso, come in questo caso. ho trascritto questo haiku proprio per accennare al ‘kigo’).

6. “come le stelle” (verso piano): “co-me-le-stel-le” (cinque sillabe)
“sorgono le speranze” (verso piano): “sor-go-no-le-spe-ranze” (sette sillabe)
“verso il crepuscolo” (verso sdrucciolo): “vers-soil-cre-pu-scolo” (quattro sillabe+sdrucciola=cinque)

«Prima di chiudere, prendiamo quest’ultimo haiku: se noi scriviamo
“aspre battaglie
nei sogni s’accendono;
l’alba dà pace”
il secondo verso consta di sette sillabe grammaticali-ortografiche (nei-so-gni-s’ac-cen-do-no), ma di sole sei sillabe di metrica poetica (nei-so-gni-s’ac-cen-dono, quindi il verso, sdrucciolo, risulta di sei e non di sette sillabe). Correttamente, il secondo verso può essere scritto: “s’accendono nei sogni” e le sillabe risultano sette perché da sdrucciolo diventa piano.

«TANKA:
1. “Formichine” (il tanka, per lo più, riporta un titolo, non richiesto per lo haiku)
“Sembran confuse” (verso piano): “sem-bran-con-fu-se” (cinque sillabe)
“non sanno dove andare” (verso piano): “non-san-no-do-vean-da-re” (sette sillabe, perché c'è crasi)
“le formichine”. (verso piano): “le-for-mi-chi-ne” (cinque sillabe)
“la pioggia ha cancellato” (verso piano): “la-piog-giaha-can-cel-la-to” (sette sillabe, perché crasi)
“le lor usate tracce”. (verso piano): le-lor-u-sa-te-trac-ce (sette sillabe)

2. “Pensiero stupendo”
“pensare a te” (verso con monosillabo=tronco): “pen-sa-rea-te” (cinque sillabe, presente la crasi e la sillaba finale che vale il doppio)
“un pensiero stupendo” (verso piano): “un-pen-sie-ro-stu-pen-do” (sette sillabe)
“mi sei presente” (verso piano): “mi-sei-pre-sen-te” (cinque sillabe; se sei fosse in fondo, sarebbe ‘se-i’)
“anche se sei lontana” (verso piano): “an-che-se-sei-lon-ta-na” (sette sillabe)
“mille e mill’anni luce” (verso piano): “mil-lee-mil-l’an-ni-lu-ce” (sette sillabe; presente crasi).

«Sappiamo che districarsi nella giungla delle regole di componimenti poetici non è né facile né semplice. E’ per questo motivo che bisogna meditare e, con la dovuta modestia, mettersi a studiarle. E qui mi riferisco ai pigri, che dicono di voler seguire la metrica ortografica semplicemente perché… a loro piace.»


Nella foto del titolo Matsuo Bashō, poeta di haiku

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 25/02/2016 -- 13:27:19 -- vincenzo

... Comunque, chi ha voglia di comporre poesie, non ha alcun obbligo di dedicarsi alla poesia CANONICA (quella con la metrica "classica", per così dire, come ternario [o terza rima o terzina], quaternario, quinario, senario, settenario, ottonario, novenario, decasillabo,endecasillabo, dodecasillabo (poi, basta, altrimenti diventa poesia prosastica, che rischia di diventare prosaica): si possono comporre belle miniliriche a verso libero, anche altre poesie lunghe a verso sciolto, senza nemmeno rime e/o assonanze (spesso sforzate, però), lasciando campo libero a chi si sottomette (di buon grado) alle regole. Nessun biasimo, purché non si faccia come la volpe con l'uva!

-- 25/02/2016 -- 18:19:09 -- vincenzo

A PROPOSITO DI VOLPE ED UVA DISSE LA VOLPE ALL’UVA… Disse la volpe all’uva: “non ti voglio!” / dopo che vanamente avea tentato / di superar con balzi il grande scoglio, / lo spazio che giungeva al pergolato. // “Tu sei acerba – aggiunse – ed io ben posso / di te sicuramente fare a meno!” / ed a sognar si mise un gran bell’osso / all’ombra della vite a ciel sereno. // Così fan pure alcuni tra gli umani, / scrittori ovver poeti non veraci / dicenti sé giganti (e sono nani). // D’usare metro e rima non capaci, / dichiarano sé paghi di quei brani / che scrivon senza rima – pervicaci! Vincenzo Campobasso San Giovanni Rotondo, 20 Ago.2006 (in SFOGHI D’ANIMA)

-- 25/02/2016 -- 18:20:55 -- vincenzo

.... Ovviamente, non è scritta così; si tratta di un SONETTO (per chi non se ne intende), che è composto di QUATTORDICI VERSI: 4+4+3+3, endecasillabici, le cui rime saltano agli occhi, senza che debba indicarle. Lo spazio qui è assai limitato.

 
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