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09/04/2015

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CĀLENA NON DEVE MORIRE

Clicca per Ingrandire Di seguito il contenuto della lettera aperta sulla annosa questione dell’abbandono e degrado della millenaria Abazia peschiciana (pubblicata il 3 aprile dalla Gazzetta del Mezzogiorno) redatta dal presidente del Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici, Teresa Maria Rauzino, e indirizzata a: presidente Regione Puglia Nichi Vendola, soprintendente Beni storici, artistici ed etnoantropologici Marta Giuseppina Ragozzino, vicepresidente Regione Angela Barbanente, presidente Consiglio ministri Matteo Renzi, sindaco Comune di Peschici Francesco Tavaglione, ministro Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini, direttore regionale Beni Culturali e Paesaggistici Emilia Simone, soprintendente Beni architettonico-paesaggistici Salvatore Buonomo.

“In Italia non si sgretolano soltanto Pompei o il Colosseo, ma anche monumenti- simbolo del Gargano come l'abbazia di Santa Maria di Kālena, in agro di Peschici, nel Foggiano. Le piogge incidono... eccome se incidono! E si cerca, anno dopo anno, di porre rimedio, al massimo con qualche pietra e un po' di malta. Non č pių possibile assistere inerti a questo scempio! Il Centro Studi ‘Giuseppe Martella’ si fa portavoce di un vasto movimento di opinione pubblica per sollecitare un intervento risolutivo (l'esproprio per pubblica utilitā) da parte di Ministero Beni Culturali, Regione Puglia, Comune di Peschici e Istituzioni preposte alla tutela, per ridare dignitā a un'abbazia che la Legge 1089 del 1939 e tutte le leggi successive sui beni culturali hanno dichiarato ‘sottoposta a tutela’. Una tutela in tutti questi anni completamente disattesa dai proprietari che usano Kālena come deposito di macchine agricole e da chi era preposto istituzionalmente a vigilare sul monumento, in primis la Soprintendenza regionale.

“L’abbazia e le due chiese, un tempo luogo di culto di grande interesse storico-culturale, testimonianze irripetibili dello ‘spirito dei luoghi’, oggi versano in uno stato di indicibile abbandono. I tetti, ormai inesistenti, mettono in evidenza capitelli e affreschi che intemperie e umiditā stanno cancellando lentamente, parti preziose in irreversibile disfacimento. Dopo 17 anni di innumerevoli tentativi di accordo andati a vuoto e cospicui finanziamenti ministeriali e regionali stanziati e immancabilmente perduti, l’esproprio č ormai l’unica strada percorribile con un progetto di pubblico utilizzo che allontani programmi speculativi da parte dei possessori (un progetto di relais o ‘dimora di charme’ con sei suite a cinque stelle, campo da golf, centro benessere, etc, azzeramento del valore religioso e storico delle due chiese, segnalate dagli storici dell'arte di tutto il mondo, da trasformare in reception e sala convegni).

“L'intero complesso dell'abbazia di Kālena deve tornare alla collettivitā di Peschici e degli innumerevoli ‘cittadini del mondo’ che la scelgono ogni anno come ‘luogo del cuore’ o semplicemente per trascorrere le loro vacanze e trovano le porte di Kālena sempre chiuse! L'apertura č infatti concessa soltanto per un giorno all'anno, l'8 settembre! Kālena deve entrare nella politica di recupero e valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano ed europeo, oltre che della Puglia e del Parco Nazionale del Gargano, per tornare a far parte di quel ‘libro aperto’ su cui si possa ancora continuare a leggere la nostra storia.

“Pietro Giannone fa risalire la fondazione dell'abbazia all’872, ma Santa Maria di Kālena pare sia ‘figlia’ di una comunitā basiliana approdata da queste parti dall’area greco-turca. Ben presto venne fortificata a difesa e baluardo contro le numerose invasioni, e assunse il ruolo di centro spirituale e materiale, controllando territori sempre pių estesi. Il 1023 il Vescovo di Siponto la assegnō come pertinenza all'Abbazia di Santa Maria di Tremiti, dalla quale si svincolō anche se provvisoriamente riguadagnando la sua indipendenza. Nel tempo i suoi beni si estesero ben oltre l’area garganica: il 1420, possedeva trenta chiese, con relativi possedimenti di estesi territori coltivati, un numero imprecisato di molini, case, oliveti, ai quali si aggiungeva il diritto sul pescato del lago di Varano oltre ai diritti feudali sulla cittā di Peschici. Dal momento della presa in consegna da parte dei privati, l’abbazia si č avviata verso un triste, inesorabile declino. Ma Kālena, simbolo della storia e dell'arte del Gargano, non puō e non deve morire! Liberiamo l'abbazia prigioniera!" (Teresa Maria Rauzino)

 Redazione

 

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