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23/01/2015

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LICENZIATI A CAUSA DI FACEBOOK

Clicca per Ingrandire Ormai Facebook è diventato parte del nostro quotidiano, un mezzo di comunicazione usato per scambiare messaggi con gli amici della rete e dove inserire annotazioni e pensieri personali. Tali pensieri, talvolta, sfociano in veri e propri sfoghi privati, riflessioni poco gentili su cose, situazioni e anche persone. Ma molto spesso l’utente tende a dimenticare che la propria bacheca non è privata ma accessibile a più soggetti, che possono leggere e commentare i suoi scritti. Pertanto, chi sparla su Facebook farebbe bene a pensare ai propri contatti perché magari, fra coloro che leggono, c’è anche il ‘capo’.

E così, per alcuni dipendenti, la piattaforma social come quella di Facebook è stata fatale. Chi ha centinaia di ‘amici’ dovrebbe considerare che ogni post equivale a una dichiarazione gridata ai quattro venti all’interno di una mensa aziendale. Lo “Sportello dei Diritti”, tramite il suo presidente Giovanni D'Agata, riporta una sintesi di esempi di storie lavorative di persone imprudenti che hanno perso il lavoro per aver scritto sulla propria bacheca di Facebook commenti poco lusinghieri sul boss dell'azienda o sul collega di lavoro.

1. Una dipendente inglese, nel suo post su Facebook, si lamentava del lavoro, definendo il capo un ‘segaiolo perverso’. Non si era però ricordata di averlo fra i contatti. Il boss allora ha preparato un elenco di tutti gli errori fatti dalla collaboratrice e poi l’ha licenziata.

2. “Al diavolo Obama, non eseguirò certo tutti i suoi ordini.” Per un ‘marine’ statunitense non è una buona idea offendere pubblicamente, su Facebook, il comandante in capo delle forze armate, annunciando per giunta un atto di insubordinazione. Ora Gary Stein non è più tenuto a eseguire gli ordini di Obama, visto che è stato espulso dall’esercito.

3. Tredici assistenti di volo della compagnia aerea britannica Virgin Atlantic il 2011 si erano scambiati su Facebook qualche episodio vissuto al lavoro, parlando di frequenti guasti ai motori e di scarafaggi in cabina. Alla compagnia la cosa non era piaciuta affatto e li aveva licenziati.

4. Il 2013 Johnny Cook, conducente di bus scolastico nello Stato federale della Georgia (Usa), aveva parlato di uno studente cui non era stato permesso mangiare alla mensa perché gli mancavano 40 cent. L’istituto aveva licenziato Cook motivando la decisione col divieto di parlare in pubblico di affari interni alla scuola.

5. Elizabeth Lauten era l'addetta stampa di un deputato repubblicano del Congresso statunitense. Il 2014 aveva commentato su Facebook un’apparizione in pubblico delle figlie del Presidente Obama, di 13 e 16 anni, scrivendo fra l’altro: “Abbigliatevi in modo da guadagnarvi rispetto e non un posto al bancone del bar”. Bisogna sapere che gli attacchi ai figli del Presidente Usa sono sempre stati tabù. Ecco che allora la Lauten poco dopo è stata costretta a dare le dimissioni.

6. Claudia B., impiegata di una compagnia assicurativa svizzera, era a casa in malattia avendo dichiarato un’emicrania che la costringeva a stare al buio e le impediva di lavorare davanti allo schermo. Quando il datore di lavoro ha scoperto che stava su Facebook, l’ha licenziata in tronco e il tribunale gli ha dato ragione.

7. Nedim Zurnaci, funzionario agrario turco, nel corso di una ispezione in una fattoria, volendo evitare di rovinare le scarpe eleganti nella poltiglia di neve, si era fatto portare in braccio dai contadini attraverso i campi. Poi però le vergognose foto sono comparse su Facebook e i superiori lo hanno licenziato per condotta non consona ai valori dell’ente.

8. Il vice ministro per l’Economia russo, Sergej Beljakov, si era scusato su Facebook per la decisione presa dal suo governo di congelare i versamenti nella cassa pensioni statale. In Russia Il dissenso manifestato in pubblico da parte di membri del governo non è tollerato e Beljakov è stato licenziato.

9. Il dipendente di un mobilificio tedesco aveva postato su Facebook la canzone “Bück dich” (in italiano: Inchinati) dei Deichkind, gruppo musicale electro hip hop, il cui testo recita più o meno: “Lo straordinario è dato per scontato, non pagato, regalato, sei fregato! Rialzati”. L’azienda, non trovando la cosa affatto divertente, l’ha licenziato. “L’opinione manifestata può essere interpretata solo come accostamento del testo del gruppo musicale Deichkind alle condizioni lavorative della nostra azienda”, riportava la lettera di licenziamento.

Meditate gente, meditate!

 Redazione

 

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