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18/05/2014

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ABAZIA DI KALENA ORMAI IN ANOSSIA

Clicca per Ingrandire Il Gargano non è solo la meta ideale per passare una vacanza all'insegna di mare pulito dal colore cristallino e spiagge dorate baciate ogni giorno dai raggi del sole. Il Gargano è soprattutto la terra della Storia, delle Antiche Leggende e delle Tradizioni che ancora vivono nell'anima delle persone che ci abitano e incuriosiscono l'attenzione di turisti provenienti da ogni parte d'Italia e del mondo intero. Innumerevoli i monumenti storici che lo Sperone d'Italia può vantare, ma altrettanto innumerevoli sono le grida di aiuto che si alzano fra le macerie abbandonate e colpiscono gli animi più sensibili, coloro che sentono la propria terra non come un suolo qualunque dove vivere il quotidiano, ma la guardano e la sentono proprio con lo stesso affetto con cui un figlio osserva la propria madre nei suoi momenti di sconforto e bisogno. Negli ultimi anni un particolare grido di aiuto si sta diffondendo tra le strade del Gargano.

E’ la voce di una madre che vuole a tutti i costi restare viva, è una mano protesa che rischia la morte, è una madre che non vuole essere dimenticata e ogni giorno vive nell'attesa che qualcuno prenda appunto questa mano e la riporti allo splendore della Vita che merita: l'Abazia di Kàlena. Ai piedi di Peschici, non molto lontano dal mare, sorge questo ex convento, una delle Abazie più antiche d'Italia. Le origini di Kàlena risalgono all'872 con la presenza di monaci basiliani, comunità di origine greco-turca ispirata alla regola dettata da San Basilio Magno. Successivamente, il 1023, il vescovo di Siponto dona questo splendido patrimonio naturalistico, comprensivo di terra, alberi di ulivo, vigne, piantagioni e orti, all'ordine dei Benedettini appartenenti all'Abazia di Santa Maria delle Isole Tremiti. Così i monaci benedettini si trasferiscono finalmente sulla terra ferma.

Man mano che il tempo trascorre, Kàlena diventa una delle più prestigiose e potenti Abazie di tutto il Gargano. Il suo patrimonio cresce in maniera notevole e il 1058 si estende fra terre, edifici, mulini, diritti di pesca e il totale possesso di circa trenta chiese, fra cui l'Abazia di Monte Sacro a Mattinata e il Casale di San Nicola Imbuti sul Lago di Varano. Molte le leggende e le storie legate a questo luogo benedetto dal cielo. Si dice che i monaci benedettini avessero una piantagione di erbe curative pronte per soccorrere pellegrini di passaggio e bisognosi. Si dice che all'interno ci sia un passaggio segreto che colleghi l'Abazia al mare, forse per permettere ai monaci, in caso di assedio, di fuggire e poter raggiungere le Tremiti. Si parla della presenza di un'acquasantiera che effonda il rumore delle onde del mare. Infine si narra della sofferente visita del Barbarossa che seppellì da qualche parte, fra le mura del convento, il corpo della figliola presa da terribile malattia che la portò alla morte durante un viaggio diretto alla Chiesa dell'Angelo di Monte, e le mise come cuscino un Vitellino d’Oro che tuttora, nonostante le numerose ricerche, non è stato trovato.

Ma proiettiamoci nuovamente nel 2014. Cos'è al giorno d'oggi l'Abazia di Kàlena? Quale destino è segnato per questo splendido Tesoro del Gargano? Per quale ragione questa Madre ci rivolge un grido di aiuto? Attualmente l'Abazia apre le sue porte, malandate e abbandonate a se stesse, un solo giorno all'anno, l'8 settembre, in occasione della festa proclamata appunto a suo nome: la Festa di Santa Maria di Kàlena. Attualmente l'Abazia rischia di ‘scivolare’ dalle mani di possessori privati che ne vogliono fare l'ennesimo luogo di vacanza annientando così ogni ricordo storico-culturale-religioso.

Intanto, da circa diciassette anni, le varie associazioni culturali che hanno preso a cuore questa nobile causa, come il Centro Studi “Giuseppe Martella” e come le numerosissime persone sia peschiciane sia di tutto il Gargano e di tutta l'Italia - le quali credono fermamente che conservare e tutelare la nostra storia sia un po' come proteggere quelli che effettivamente, pensandoci bene, sono i “nostri tesori” - continuano a curare non solo la sua conservazione, ma lottano incessantemente affinché l'Abazia venga proiettata verso l'alba di un nuovo giorno e torni a essere parte rilevante, non solo del nostro patrimonio storico-artistico-culturale-religioso, ma che le sue porte aperte rappresentino un segno di “speranza” per tutti quei patrimoni che ancora si trovano in uno stato di amaro degrado e abbandono, e ogni giorno ci rivolgono le loro grida fra le strade dei nostri paesi, un grido che non chiede altro che la “Vita”.

Dopo ben diciassette anni di accordi mai presi, al giorno d'oggi se ne chiede l'esproprio, che Kàlena torni a essere una semplice ‘cittadina’ di Peschici e, attraverso una petizione, la gente del Gargano (e non) si muove e chiede che la “Storia di Kàlena” rientri nei Progetti di Recupero, non solo della Regione Puglia e del Parco Nazionale del Gargano, ma anche del Ministero dei Beni Culturali. Una firma non costa nulla e se un giorno le porte dell'Abazia saranno aperte ai visitatori, ognuno di noi potrà dire di aver deciso di accogliere quella mano protesa. A ciascuno di noi la propria scelta su questa nobile causa: la vita o la morte.

Michela Colafrancesco


Per firmare la petizione: http://www.change.org/it/petizioni/nichi-vendola-l-abbazia-di-k%C3%A0lena-non-deve-morire

Per aiutare a salvare l’Abazia (col Fai, Fondo Ambiente Italia): http://iluoghidelcuore.it/luoghi/fg/peschici/abbazia-di-kalena/4248

 Redazione (foto dell'autrice)

 

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