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30/05/2013

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STORIE DI STRAORDINARIA MARINERIA

Clicca per Ingrandire Il 1961 il capitano di una barca da pesca, il peschiciano Domenico Liberato, fece un incontro “ravvicinatissimo” con una di quelle creature marine di grandi dimensioni (sette metri e mezzo per nove quintali) spesso protagoniste di veri e propri miti marinari e leggende: uno squalo pellegrino si era impigliato nelle reti da pesca gettate al largo della cittadina garganica per una semplice retata di pesce azzurro. Era l’alba di un freddo giorno d’inverno, Domenico Liberato aveva portato con sé i tre giovanissimi figli. La piccola barca era più corta dello squalo stesso che nel tentativo di liberarsi dal cordame saltava fuori dall’acqua, sempre vestito di rete, ricadendo rumorosamente e strattonando con furore l’imbarcazione che rischiava ogni momento di ribaltarsi.

Dopo ore di lotta, con l’aiuto di un altro piccolo peschereccio chiamato in soccorso, Domenico riuscì a rientrare in porto, portando la “preda” che fu mostrata a tutti sulla spiaggia. Il giornale “Il Mattino” (foto 1 sotto; ndr) dedicò all’accaduto un ampio servizio fotografico in cui è visibile l’enorme mole del pesce (foto 2-3-4), dietro cui sono in posa una trentina di persone (foto 5). Fu poi venduto a Manfredonia per il prezzo di 17mila lire che sembrò ridicolo, sia per il valore della carne stessa, sia per l’olio ricavatone, sia per il pericolo provato.

L’elemento più spaventoso fu ritenuto la bocca, immensa. In cui avrebbe potuto essere risucchiato, anche da parecchi metri di distanza, un uomo intero! Capitan Liberato non ci ha lasciato alcun diario di bordo, e neppure di casa, cui avrebbe potuto affidare i suoi ricordi. Perché ciò che abbiamo narrato finora, ascoltato dalle figlie Loredana e Nicoletta, è solo l’evento “esterno”, il “fatto”, l’insieme di quelle azioni conclusesi poi col ritorno vittorioso in porto. Ma chi ci racconterà mai le emozioni che questo espertissimo pescatore di Peschici sperimentò nel momento della prova? Perché quell’incontro, per lui, fu una vera prova mandatagli dal destino, prova cui forse mai egli aveva pensato di prepararsi, fisicamente e spiritualmente, prova di sopravvivenza, prova di coraggio, forse una sfida!

In lui si risvegliò l’eterno Ulisse che dimora in ogni uomo, apparentemente dormiente, ma pronto al momento opportuno a dimostrare che il biblico verso “tu regnerai su tutte le fiere della terra, gli uccelli dell’aria, i pesci del mare”, è realizzabile soprattutto con l’astuzia, laddove le belve lo sovrasterebbero con la forza. Mentre lo squalo si dimenava, in acqua, in aria, contro le fiancate della barca, il pescatore non perse la calma, benché inzuppato di acqua gelida e col vento che lo assordava. La sua mente cercava la soluzione: tagliare le reti e lasciar fuggire il “mostro” col pericolo che trascinasse la barca con sé al largo e poi nell’abisso? Abbandonare la barca e nuotare verso la spiaggia senza né barca né aggressore per fuggire da perdente?

Il capitano coraggioso trovò la soluzione migliore, l’unica possibile per la sua salvezza: catturare lo squalo. Poi la sua vita marinara continuò, anche se ci domandiamo quanti incubi avranno segnato le sue notti dopo l’evento. Ai suoi amici era successo, sì, un qualche naufragio drammatico… oppure no! Il ritrovamento di qualche immagine sacra li aveva salvati, ma nessuno mai aveva avuto un simile incontro. Vi invito alla lettura di “Il vecchio e il mare” di Hemingway, un libro del 1952, cui sarebbe piaciuta molto questa storia di “realismo marinaro”, nel bellissimo terracqueo Gargano.

Lidia Croce


PROPOSTA DELL’AUTRICE = Perché non realizzare un affresco murale in Peschici, da far eseguire su disegno di un maestro agli alunni delle scuole?




 Redazione (foto Maria Mattea Maggiano, nipote del pescatore coraggioso)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 30/05/2013 -- 20:22:18 -- liberato

Ringrazio la Signora Croce per aver divulgato questo splendido racconto del Capitan Liberato, mio nonno... che purtroppo non ho conosciuto ma che dai racconti di mio padre (nelle foto il ragazzotto con la camicia a quadri che tiene la pinna) era davvero un eroe... anche nella vita di tutti i giorni. In verità il nonno non percepì alcun compenso.. anzi ci rimise dieci reti che si danneggiarono nella cattura e 20.000 lire per il trasporto del cetaceo a termoli ...dove gli dissero che nonostante pesasse 2 tonnellate, non se ne poteva ricavare niente. Grazie ancora per avermi regalato questa bella emozione. Maria Teresa

-- 19/06/2013 -- 22:24:31 -- ANTONIO

Un bel racconto ed un'impresa, avventura, di vita. Un evento da ricordare! Un po' di storia del nostro paese. Evento che ricorda anche la possibilità di incontrare nei nostri mari esemplari giganteschi come le balene di Foce Varano. Eventi particolari, ma possibili. Quanto alla cattura dello squalo nelle reti l'episodio porta alla mente anche il rischio e il pericolo che corrono i pescatori in mare e la fatica del loro lavoro. Inoltre, si evince, dal racconto, la maestosità, la grandezza, e la spettacolarità, della Natura stessa che offre spesso agli occhi degli esseri viventi immagini ed eventi fantastici e straordinari.

-- 19/06/2013 -- 22:42:19 -- ANTONIO

Complimenti!

 
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