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26/10/2012

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LE “ANËMË I MORTË”… RIANIMANO PESCHICI

Clicca per Ingrandire L'Associazione Culturale “Punto di Stella” e il Comitato “Peschici Eventi” tornano ad allietare le lunghe e fredde serate autunnali in occasione della giornata dedicata alla Commemorazione dei Defunti. E’ abitudine secolare, infatti, che nei giorni immediatamente precedenti il “2 Novembre” bambini e bambine, ragazzi e ragazze, vadano di casa in casa bussando alle porte di chi si aspetta la visita - praticamente tutti visto che l’usanza è da ciascuno molto sentita e chieda… qualcosa per le “anime dei morti”: “Dammë ’na causë p’ll’anëmë ‘i mortë / sennò të sfascë ‘a portë”.

Alla richiesta si risponde in genere con un sorriso e si mette mano al portafoglio oppure si cedono dolciumi, caramelle, frutta (qualcuno ne fa addirittura provvista nei giorni precedenti per fronteggiare la felice evenienza). Terminato il giro delle piccole squadre di “cercatori”, il bottino viene diviso fra i partecipanti e le discusioni non mancano, ovviamente. Il Comitato ha allora pensato, per il secondo anno consecutivo, di finalizzare meglio tutto l’impegno che i ragazzini mettono, innanzitutto a mantenere viva una usanza, e poi a coprire distanze veramente da maratoneti, premiando con una targa-ricordo i “cercatori” più dinamici ed efficienti al termine del “2° Trofeo del cercatore”.

La consegna avverrà quando finirà la ricerca e tutte le squadre - che da questo momento sono messe in allarme - saranno passate, al termine dei loro giri, dalla postazione sistemata fin dalle 18 del 1° novembre in Villa Comunale per la pesatura del loro “bottino”. L’attesa dei partecipanti alla serata, estranei alle operazioni, sarà allietata nel frattempo da musiche e intrattenimenti di vario tipo centrati ognuno intorno alla degustazione di prodotti di antiche ricette, offerte dietro piccoli contributi che non rovinano i budget familiari ma servono ad affrontare le spese.

In questa maniera si vuole accomunare una costumanza che affonda le sue radici nella notte dei tempi al suo aspetto ludico e aggregatore, lasciando anche il segno del passaggio di un momento triste e malinconico, da un lato (la memoria dei propri cari defunti), e la gioia di riportarli in vita (almeno per un giorno), dall’altro. Niente di assimilabile alle americanate di Halloween, naturalmente, anche se qualcuno coglierà l’occasione per mascherarsi e infiltrarsi - mai come i black bloc, comunque! - nel corteo di ragazzini che faranno la fila per farsi valutare i loro “tesori”. Solo una regola, per finire: non saranno accettate alla pesatura squadre composte di ultra14enni.

Cogliamo l’occasione per dare voce alle riflessioni del “nostro” meneghino-sannicandrese Antonio Monte sulle “vecchie tradizioni dell'antica civiltà contadina che arricchiscono la nostra cultura” e al suo invito: “Gli alunni delle scuole inferiori dovrebbero effettuarne il ripasso” perché scopo di questa tradizione è rinnovare nei piccini il legame di affetto coi parenti scomparsi e rida loro vitalità. Riflessioni e invito fondati sull’assioma che “Halloween dolcetto-scherzetto, non è se non la vecchia tradizione italiana della calzetta” (mal)riveduta e (s)corretta. La “notte delle streghe, dolcetto scherzetto” - ci racconta - è stata portata in Irlanda da un nostro emigrante costretto a undici anni a lasciare l’Italia per aver assistito, involontariamente, a un omicidio politico. Per salvare la pelle, in quanto ‘testimone scomodo’, s’imbarcò su un veliero irlandese. E ora a lui la parola, anzi… la tastiera.

“La leggenda narra che la notte del 2 novembre le anime dei defunti escono in libertà per fare ritorno il 6 gennaio, controvoglia, ai loro cimiteri. Per la circostanza s’illuminano le strade ponendo un lumino dentro la zucca svuotata, che ripara la fiammella dal vento, e si procura il cibo per imbandire le tavole e nutrire i parenti defunti al loro passaggio. L’ultima notte di libertà, il 6 gennaio, per evitare perdite di tempo, la più vecchia dei morti definita comunemente ‘befana’, a cavallo di una scopa s’incarica di radunare le anime e procedere personalmente alla distribuzione dei doni. I defunti, arrivati nei pressi dei camini dei parenti, destinano ai piccini buoni la calzetta piena di dolci e ai cattivi la calzetta piena di cenere e carbone.

“Questa tradizione viene ancora attuata in Italia, a seconda delle località, in periodi diversi:
- notte del 2 novembre, Festa dei Morti (uscita in libertà dai cimiteri)
- notte dell’ 8 dicembre, Immacolata Concezione
- notte del 13 dicembre, Santa Lucia
- notte del 25 dicembre, Natale
- notte del 1° gennaio, Capodanno
- notte del 6 gennaio, Befana (rientro nei cimiteri).

Il nostro corrispondente dal Nord chiude sempre - non riesce a farne a meno - i suoi appunti con alcune ‘liriche’. E come sempre non le cestiniamo perché lui scrive col cuore.

1.
“I morti appartengono a un’altra realtà,
il nostro pensiero ridona loro vitalità.
Essi non gradiscono pianti,
lamenti e cuori affranti.
Da mattina a sera si nutrono di sola preghiera.
Nel ricordare l’espressione dei loro volti
li facciamo partecipare alla nostra vita,
come una volta”.

2.
“La Calzetta dei Morti”

Tempo fa per questa ricorrenza
si portava rispetto e riverenza
alle persone a lutto
e ai morti innanzitutto.

Ognuno provvedeva ai fiori e al cero
per ornare a festa il cimitero
tornavano i contadini dagli orti
per far visita ai loro morti.

Curvi e stanchi rientravano i cafoni
guidando le bestie coi bastoni
muli cavalli ed asinelli
carichi di legna e carbonella.

Con lo sguardo sincero
e la dentiera disastrata
davano la buona sera
con mezza risata.

Le famiglie li accoglievano unite e composte
ognuno al proprio posto
col camino acceso il lumino sulla finestra
il lardo appeso per condir la minestra.

In un sol piatto si consumavano fave e pancotto
ed era il braciere a fare da salotto
fatto di stagno su un tondo tavolato
si appoggiavano i piedi per essere riscaldati.

Teneva unita la famiglia
s’impartivano i consigli
il culto del rispetto
riscaldava il morale e l’affetto.

Intorno a quel fuoco
tutte le donne erano operose
con aghi telai e fusi
preparavano il corredo per le spose.

All’imbrunire si andava in comitiva
a bussare all’uscio del vicino e del parente
a chiedere con voce prepotente
“Dammi dammi il pane dei morti se no ti sfascio la porta’’.

Apriva la vecchierella che si privava della scorta
offrendo frutta secca di ogni sorta
e qualche caramella
fatta in casa anche quella.

A letto presto quella sera
per dire tanta preghiera
si diventava umili e buoni
per ricevere ricchi doni.

Ci raccontavano che a portarli
erano i parenti morti
che tornavano puntuali a mezzanotte
tutti liberi e risorti.

Pare che siano stati visti davvero
uscire dal cimitero in fila e in corteo
davanti i piccini dietro i grandicelli
gli adulti e poi i vecchierelli.

Al mattino si andava in fretta
dietro la porta a ritirare la calzetta
tempo fa non c’era la televisione ma tanta ingenuità
la calzetta piena metteva felicità.








 Redazione

 

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