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05/09/2012

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MARIA RITA SCRIVE AL MINISTRO PASSERA

Clicca per Ingrandire Maria Rita D’Orsogna, vecchia conoscenza del Gargano e di Peschici in particolare, ricercatrice italiana docente alla California State University (leggi scheda; ndr), scrive al ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera. Una lettera tutta da leggere, forse la stessa che ciascuno di noi avrebbe voluto scrivere.

“Caro signor Passera, stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l'Italia petrolizzata. Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro. Invece qui sono pianti amari, perché non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa. Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.

“Lei non è stato eletto da nessuno e non può pensare di ‘risanare’ l'Italia trivellando il Bel Paese in lungo e in largo. Lei parla di questo Paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico, quattro rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi. E la gente dove deve andare a vivere, di grazia? Ci dica. Dove e cosa vuole bucare? Ci dica. I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il Parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?

“Ci dica.

“Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte? Vorrei tanto sapere dove vive lei. Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perché la sua regione - quella che ci darà questo 20 percento della produzione nazionale - è la più povera d'Italia.

“Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'è. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissà, amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere. Lo so che è facile fare cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verrà domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia è corrotta. E' facile, lo so. Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non è etico, non è morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perché non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia. E no, non è possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non è successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.

“Ma non vede cosa succede a Taranto? Che dopo cinquant’anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunità - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine? E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale? E lei pensa che questo è il futuro? Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella. Qui il limite trivelle è di 160 chilometri dalla riva, come ripetuto ‘ad infinitum’ caro ‘giornalista’ Luca Iezzi. Ed è dal 1969 che non ce le mettiamo più le trivelle in mare perché non è questo il futuro. Qui il futuro si chiama ‘high tech’, ‘biotech’, ‘nanotech’, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.

“Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20 percento della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri. Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorerà nell'industria verde, si chiamano 220mila posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.

...

“Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'Ambiente è? E gli italiani cosa faranno? Non lo so. So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook; occorre che chiunque seguirà questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.”


LA SCHEDA - (Maria Rita D’Orsogna dice di sé…) = “Sono figlia di genitori abruzzesi emigrati negli Usa prima che io nascessi. Per tutta la vita ho vissuto fra due mondi diversi - il Bronx e i campi d’Abruzzo - che fanno ugualmente parte di me e in un modo o nell’altro si complementano nella mia vita. Ho studiato fisica all’Università di Padova e poi sono venuta negli Usa a fare il dottorato, a Los Angeles, una città che agli europei può sembrare difficile - con spazi enormi, la necessità di una macchina, la mancanza di un vero centro cittadino - ma che io amo particolarmente. Una città dove la maggior parte degli abitanti non è bianca e in cui nessuno si sente diverso, perché veniamo tutti da Paesi e culture distinte. C’è molta ricchezza umana e culturale qui, e una volta arrivata non sono voluta più andare via. È la mia casa. Professionalmente sono un fisico, professore associato presso il dipartimento di matematica della California State University at Northridge, a Los Angeles.



 Redazione (foto Teresa M. Rauzino)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 05/09/2012 -- 09:08:50 -- vincenzo

E' vero! La lettera dell'illustrissima prof Maria Rita D'Orsogna è la lettera che anche io (sicuramente insieme a tutti i nostri corregionali e non solo garganici) avrei voluto scrivere e che forse non avrei saputo scrivere o che non avrei comunque potuto scrivere liberamente come lei. Qui, le carceri sono stracolme di povera gente, non di grandi ladri, di grandi profittatori, non di grandi corruttori e grandi corrotti, non di politici che non hanno saputo tener fede al proprio impegno - di essere al servizio del cittadino. Scrivere una lettera del genere, piena di coraggio, innanzitutto, per un povero sconosciuto come me, potrebbe essere la chiave di apertura di una cella di prigione! Perché la libertà di parola (quando non ha fini offensivi, con linguaggio triviale ed offensivo) è più teoria che non pratica. Grazie, Mara Rita. Sottoscrivo con te!

 
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