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14/08/2012

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UN RACCONTO ANTICO: Ultimi giorni in città (4)

Clicca per Ingrandire Partito papà qualche giorno dopo, rallentai di molto il ritmo di studio e il già scarso impegno scolastico. Sapevo bene che avrei cambiato definitivamente scuola e fra i due istituti non ci sarebbe stato alcun rapporto di continuità. Così, per dirla senza mezzi termini, smisi completamente di aprire i libri e non feci assolutamente più nulla, limitandomi a fare ufficio di presenza presso l'istituzione scolastica. A volte, lo confesso, non garantendo neppure quella. Presi pure qualche rivincita contro quei professori o materie che mi avevano reso la vita un vero rompicapo. Per esempio, l'indigesta matematica.

Durante l'ultimo compito in classe, al posto di eseguire i complessi e incomprensibili calcoli algebrici, scarabocchiai all'interno del foglio una sostanziosa quantità di disegni osceni: falli di varie fogge e dimensioni da cui scaturivano getti imprecisati, eseguiti a tratteggio con la bic nera; e scrivendo abissali stupidità del tipo: due più due uguale cinque e altre simili sciocchezze senza senso. Fu la mia derisoria vendetta contro una materia che avevo già riparato a settembre e mi procurava filo da torcere da un pezzo. A ben vedere, però, si trattò di una vigliaccata nei confronti del nuovo anonimo professorino supplente dall'aria mite e timida, preso in giro da tutti a causa della barbetta ottocentesca leggermente appuntita sul mento.

Consegnatagli l'obbrobriosa opera d'arte, aprì il foglio e lo esaminò attentamente, poi lo depose insieme alla pila di compiti, impassibile e muto. Non fece commenti né mi guardò. Io lo osservavo di nascosto con occhi bassi mentre, pieno di vergogna, arrossivo di disagio e imbarazzo. Mai, come in quella circostanza, mi sentii altrettanto abbietto e meschino. Ma forse, in fondo in fondo, non me ne curavo. Ripetevo a me stesso che tanto nella nuova scuola le cose sarebbero cambiate, che ci avrei messo l'impegno necessario, che sarei diventato un alunno modello, che... Invece il mestiere di studente stava per diventare un ricordo sempre più sfocato e remoto. Io, però, ancora lo ignoravo.

Trascorrevo i pomeriggi dopo scuola con gli amici, facendo scorribande in giro per la città. Ci spingevamo fino in Duomo per ammirare vetrine o rubacchiare cose di poco conto negli opulenti grandi magazzini del centro. Oppure si rimaneva in zona, nel derisorio e inutile tentativo di rimorchiare qualche femmina, se non bella, almeno passabile. Generalmente erano cose che finivano male. Vere e proprie battaglie combattute sulle scale dei condomìni del quartiere, contro ragazze con le quali avevamo condiviso giochi di bambini, tempo prima. Imparavo a mie spese che le donne sono avversari temibili, capaci di difendere un territorio al pari degli uomini, perfino più efficacemente. Sferrando calci, schiaffi e morsi d'allontanamento. O scavando unghiate su mani e braccia che cercavano di infilarsi nel profumato e morbido tepore di un maglioncino scollato. Infine si tornava a casa graffiati e pieni di lividi, doloranti e sconfitti. Scornati e più arrapati di prima. Mentre il tramonto umido e invernale, scendeva al solito in monotone tonalità di grigio su Milano.

La sera, subito dopo cena, la cameretta piena di poster diventava teatro e palcoscenico di voli notturni e avventurosi. Infilate le cuffie, regolavo la puntina sul vinile chiedendomi per quale strano meccanismo fili neri strofinati da un ago potessero produrre suoni così belli e perfetti. Poi le domande lasciavano spazio agli accordi e alle melodie di Madness e Dire Straits, Kiss e Iron Maiden. Si diluivano scomparendo e un universo nuovo, di meraviglia e stupore, mi si apriva davanti facendosi largo a gomitate. La musica diventava colonna sonora di un'immaginazione pervicace e testarda, tinteggiata di eroismo e codardìa, sottomissione e conquista. Pulsazione vitale soggiacente alla fantasia straripante e dolorosa di un adolescente ipersensibile, al contempo terrorizzato e attratto dall'esperienza di mondo e cose. Primi languori e inquietudini di un ragazzino disperatamente in cerca di riconoscimento e amore. E di pace del cuore.

Luigi Scarabino


(4.6 cont.)


Per seguire meglio la narrazione, i link delle puntate precedenti:
1. http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5755
2. http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5772
3. http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5783

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