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11/08/2012

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PICCON: SPLENDIDO TESTIMONE OCULARE

Clicca per Ingrandire Conoscevo Elio Piccon (foto del titolo; ndr) per il suo film-cult “l’Antimiracolo” (foto 1, la locandina, e 2 sotto), la cui visione ci fu proposta, agli inizi degli anni novanta, dallo storico Filippo Fiorentino in un memorabile e in un certo senso “anomalo” collegio docenti all’Itcg “Mauro del Giudice” di Rodi Garganico. Il preside Fiorentino, prima della proiezione - miracolosamente registrato da Matteo Di Milo, un aiutante tecnico appassionato di cinema, nelle ore piccole della programmazione di Rai3, dove questi film d’essais sono solitamente relegati, - definì Piccon “un interprete accreditato del neorealismo e dell'identità garganica”, mettendo in risalto la grande valentìa del regista ligure che aveva portato all’attenzione nazionale un’altra Italia: l'incontaminato e ancora selvaggio Gargano, terra bellissima afflitta da secoli dalla disoccupazione e dall’emigrazione, lontana anni luce dal “miracolo italiano” del triangolo industriale e del Centro Italia. Film importante per conoscere il contesto del territorio garganico degli anni sessanta e spiegare il persistere delle sacche di arretratezza socio-economica negli anni novanta e nei tempi attuali.

La riscoperta di Elio Piccon (leggi scheda in calce) a livello nazionale è dovuta senza dubbio alla tenacia della figlia Natalia che dal padre ha mutuato la passione per la fotografia e il cinema. A lui ha dedicato un sito web, riprendendo tutti i materiali d’archivio che documentano la genesi di film e cortometraggi di Piccon ed elaborandoli sul web. A maggio 2008, nell'ambito dello “Slow Food On Film” di Bologna, è invitata dalla Cineteca felsinea a presentare “Cavalli Ciechi”, “Il Pantano” e “Il Campo” (foto 3-4-5), tre cortometraggi inediti del padre girati a Peschici, San Nicandro e Lesina. Il 2010, al Festival “Cinema del Reale” nella leccese Specchia (21-24 luglio), presenta il suo film, “Il Gargano di Elio Piccon”, dedicato all'attività cinematografica del padre. E’ un successo, riconfermato dalla programmazione su Rai3 nello scorso aprile, di molti cortometraggi di Piccon e della loro presenza al “Cinema Ritrovato 2012”, rassegna organizzata della Cineteca di Bologna per riscoprire, riproporre, far rinascere “il cinema che è stato”.

Le pellicole di Piccon e di altri importanti documentaristi italiani, finora misconosciuti dai più, sono stati valorizzati al massimo. I corti di dieci-quindici minuti furono girati tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta “quando la sperimentazione faceva assonante rima con spettacolarizzazione e lo sguardo del documentarista era di una purezza morale spesso abbacinante” scrive Davide Turrini sul “Fatto Quotidiano”.
“Per realizzare ‘L’Antimiracolo’, Piccon si trasferisce nel Gargano, sulla laguna di Lesina, senza uno straccio di soggetto e sceneggiatura, e vive lì tre mesi prima di girare un metro di pellicola. Sceglie interpreti non professionisti, li fa parlare nella loro lingua, li filma nel loro mondo. Praticamente senza troupe, arriva a girare in un anno di lavoro ventimila metri di pellicola. Il risultato è deflagrante” scrive Andrea Meneghelli, curatore di “Il Cinema Ritrovato 2012”.

La sorpresa di trovare sul web “L’Antimiracolo” e tanti materiali inediti su Piccon mi ha spinto a contattare la figlia Natalia Piccon per un incontro nella Libreria-Caffè letterario “Il Tempio di Arcadia” di San Nicandro Garganico (località Due Pini, sul terrazzo-parcheggio di fronte al distributore Agip di via Marconi – foto 6-7, la locandina) il 12 agosto, alle 20 (anteprima a Peschici sabato 11 in Villa comunale alle 21; ndr). Un superstite fra gli attori non professionisti scelti da Piccon per girare “L’Antimiracolo” è Angelo Montemitro, nonno di Giovanni Barrella (titolare della Libreria e presidente del Gruppo Argod): il desiderio di mettere in contatto la figlia del regista con chi quei film interpretò sarà pertanto esaudito. Nelle due occasioni verranno proposti da Natalia anche stralci inediti della cinematografia del padre.

Teresa Rauzino


LA SCHEDA

Elio Piccon nasce il 15 gennaio 1925 a Bordighera, “il paese del sole”. Per questo suo padre lo chiama Elio. Il padre ebanista manda avanti insieme alla moglie un negozio di mobili. Terminati gli studi in un collegio di Torino, a diciassette anni si appassiona a fotografia e cinema. In una intervista del 1951 rilasciata a “Mondo Libero”, racconta quando da bambino - ancora non arrivava con la testa allo sportello del botteghino - con aria disinvolta si accodava alle famiglie che si recavano al cinema domenicale. Il 1943 frequentò il corso di “Avviamento ottica” al Centro Sperimentale di Cinematografia e poco dopo diventa assistente di Ubaldo Arata (foto 8), direttore della fotografia e operatore cinematografico (noto soprattutto per aver curato riprese e fotografia di “Roma città aperta”, celebre film di Roberto Rossellini).

Lasciato il Centro, entra subito in produzione, prima come assistente poi come operatore alla macchina (foto 9-10). E' l'avvio di una sequenza di esperienze davvero numerose. Il 1948 dirige, con l'organizzazione di Massimiliano Capriccioli, il primo documentario: “Magia del trucco”, che spiega in modo esauriente l'importanza del trucco per gli attori di cinema e l'abilità del truccatore. Dopo una veduta d'insieme degli strumenti a disposizione del truccatore si vedono pratici esperimenti compiuti su alcuni “pazienti”. Così si assiste alla truccatura di ‘Quasimodo’, ‘Mister Hyde’, ‘Mummia’, ‘L'uomo che ride’. Seguono i documentari “Gas di città” (1949) e “Domani un altro giorno” (1949-50), cortometraggio d'avanguardia. Il 1951 è chiamato da Gastone Ferrandi, amministratore unico della Astra Cortometraggi, a dirigere la fotografia degli avvenimenti di parecchi numeri del settimanale di attualità “Mondo Libero”.

Come scrive lui stesso in alcuni appunti ritrovati dalla figlia, questa esperienza “di operatore d'attualità mi fa comprendere che un individuo, non attore, rimane impressionato dalla vicinanza della macchina da presa. Dovevo pertanto girare le riprese con obiettivi a lungo fuoco”. Questa tecnica di ripresa sarà indispensabile quando il 1964 comincerà a girare il film “L'antimiracolo”, con la decisa scelta di non utilizzare attori professionisti. Il 1951-52 realizza, in piena e assoluta autonomia, “Tre tempi di cinema astratto”, opera assolutamente innovativa per quegli anni per la tecnica con la quale realizza immagini astratte in totale sincronia con la musica di Roman Vlad. Poi un ritorno al documentario con “Espressione Mimica” (1952) e “Pitture di Ragazzi” (1955). Il 1954, per la Parva San Paolo Film, dirige “Ho ritrovato mio figlio”, storia di un dramma familiare.

Il 1961 torna nuovamente al cinema con la regia del film “Italia 61” realizzato dalla Walt Disney Production, opera spettacolare presentata dalla Fiat all'Esposizione di Torino per le manifestazioni del Centenario dell’Unità d’Italia. Il lavoro di ripresa si svolge per 22mila chilometri attraverso Italia e Rhodesia per filmare la diga di Kariba, costruzione italiana. Il 1965 termina di girare “L'antimiracolo”, prodotto da Franco Cristaldi (Vides Cinematografica) e distribuito dalla Interfilm. Unico film italiano in concorso nella sezione documentari (XVI Mostra Internazionale del Film Documentario) della 26ª Biennale di Venezia - Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, - viene premiato con la targa Leone San Marco. Il film, nonostante il premio, subirà dalla Commissione di revisione cinematografica di primo grado tali mutilazioni da rendere incomprensibili alcuni passaggi-chiave. Lungaggini e traversie censorie sono alla base dell'insuccesso del film che, anche a seguito di una violenta campagna di stampa contraria, fu programmato solo in alcune città e… nel mese di agosto.

Amareggiato dall'insuccesso del film, collabora dal 1966 con la casa di produzione San Paolo Film per la quale realizza i film “Fatima speranza del mondo” (1967), “La Scoperta” (1969) e “E voi chi dite io sia?” (1977). La passione per il Gargano resta comunque un punto fermo per il regista che continua a occuparsi di questa terra realizzando diversi cortometraggi (segui il link www.picconelio.it/ep/corto.htm). Fra le opere più emblematiche “Cavalli ciechi” (1967), “Il Campo” (1968), “Statale 89” (1969), “Checchella” (1969), “Aniello e Neleta” e “Rimorso” (1970).
Il 1972 è supervisore, non accreditato, alla produzione del film per la televisione di Luigi Comencini “Le avventure di Pinocchio” per conto della San Paolo Film.

Elio Piccon muore a Roma il 6 marzo 1988.


(foto 2-3-4-5-9-10 picconelio.it – pubblicazione autorizzata da Natalia Piccon)

 Redazione

 

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