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22/04/2012

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MEDITERRANEO, BASTIONE DEL TURISMO

Clicca per Ingrandire Grandi speranze e ottimismo della volontà al varo della 6ª Conferenza Internazionale su "Il futuro del Turismo nel Mediterraneo", proposta dall' Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), che ha visto convenire a Djerba, in Tunisia (foto del titolo; ndr), i ministri del Turismo dei principali Paesi prospicienti il Mare Nostrum. Gli onori di casa del ministro Elyes Fakhfakh, in apertura dei lavori, hanno sottolineato la vocazione della Tunisia alla tolleranza, all'amicizia e all'ospitalità, nonché al rifiuto di ogni forma di estremismo, evidenziando la tranquilla sicurezza nel Paese: utile all'auspicato processo di sviluppo e cooperazione.

Nella generale consapevolezza di un fronte comune mediterraneo al dilagare della crisi, che da tempo attanaglia economie e politiche sociali del mondo intero, è sulla frontiera del Turismo che si intende tessere la tela della mutualità, a sostegno della pace e del comune sforzo per la crescita. Di "solidarietà nelle alleanze" e della necessità di innestare la vitalità culturale del "turismo domestico" sui ceppi tradizionali, ma vecchi, del "turismo ricettivo", ha parlato il ministro del Turismo e dell'Artigianato d'Algeria, Smail Mimoune.

Taglio più commerciale, invece, nelle esortazioni di Ertugrul Günay, ministro di Cultura e Turismo in Turchia, che ha invitato a "qualificare l'offerta e diversificare i prodotti, per non farsi risucchiare nel vortice autolesionista della guerra al ribasso dei prezzi". Voce autorevole quella della Turchia, che si attesta su una crescita del 9,8 percento dei flussi turistici, con circa 10 milioni di turisti all'anno.

Assente l'Egitto, l'altro colosso del turismo mediterraneo, il ruolo e la posizione strategica della Tunisia, il piccolo Paese grande fulcro di equilibrio, hanno cominciato a prendere forma nelle parole del segretario generale dell'OMT, mons. Taleb Rifal: "Guardando la Tunisia, vien da dire che tutto quello che è piccolo è buono. Trecento milioni di visitatori attraversano l'area Mediterraneo - ha indicato Rifal - e nel 2030 saranno 500, con una ripartizione quasi a metà fra sponda nord e sponda sud del bacino". Un incontro di civiltà che favorirà inevitabilmente "l'arricchimento e la valorizzazione dei patrimoni" tangibili e intangibili”.

Un blocco mediterraneo che "potrà diventare modello per il mondo, di cui la Tunisia sarà il cuore". Anche perché, ha aggiunto il segretario generale, "Questa sarà una formidabile opportunità di interscambio arabo, catalizzatrice dei processi di pace, che avrà bisogno di ricerca di nuovi prodotti e di nuovi mercati". Temi riassunti nell'intervento conclusivo del capo del governo tunisino, Hamadi Jebali, dopo i saluti portati dall'Ambasciatore Italiano in Tunisia, Pietro Benassi, a nome del ministro Gnudi, che ha ribadito il sostegno di "un'antica e consolidata amicizia fra i due Paesi" e il plauso per l'iniziativa destinata a innescare processi virtuosi di cooperazione.

Hamadi Jebali si è detto "fiero" di essere a Djerba, "antico incrocio di civiltà e religioni", un segno importante per l'intera area che guarda con attenzione e speranza a quanto ci si accinge a fare in Tunisia. Alle pagine aperte dalla Primavera Araba, per cui il Mediterraneo resta elemento vitale, seguiranno i capitoli fondamentali prodotti dalla Costituente. "Dopo la rivoluzione giovane degli spiriti liberi - ha aggiunto, - la transizione democratica, attraverso la Costituzione, fisserà il carattere civile di un Paese fondamentalmente democratico".

In chiusura ha voluto aggiungere un'ulteriore proposta a quelle succedutesi in mattinata nell'ambito della complementarietà dinamica fra costa ed entroterra mediterranei: "Merita che si sviluppi anche un ‘Turismo della Rivoluzione’, nata nei villaggi dell'entroterra per poi consacrarsi in Avenue Bourghiba a Tunisi". Un modo come un altro per rendere diffuso il sentimento democratico del Paese.

Antonio V. Gelormini


 Redazione (foto: {{{{{1}}}|migration= }})

 

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