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26/02/2012

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I RISCHI DEL GASDOTTO A SAN FOCA

Clicca per Ingrandire L’associazione “Sportello dei Diritti”, fra i promotori del comitato “No Tap” (per saperne di più segui il link http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5347; ndr) che com’è noto raccoglie associazioni, organizzazioni, partiti politici e semplici cittadini che si stanno opponendo alla realizzazione del megagasdotto che passerà sotto l’Adriatico in una zona d’inestimabile valore paesaggistico, è ancora più determinata a continuare la campagna nazionale contro l’opera dopo la pubblica assemblea del 16 febbraio scorso, nella quale gli emissari della società, la TAP per l’appunto, non hanno fatto il benché minimo accenno alla questione dei rischi connessi alla realizzazione e alla presenza di un gasdotto nella porzione di territorio individuata, ma solo di presunti benefici e ricadute sul territorio che siamo convinti di non riuscire a scorgere.

L’aver evitato di parlare dei problemi che potrebbero derivare ci spinge ad approfondire tutti gli aspetti relativi alla costruzione e utilizzazione di un gasdotto di tale portata. La principale causa di perdita di contenimento di una linea di trasmissione è il danno esterno, generalmente dovuto a lavori nei pressi dell'opera. Più della metà delle fughe di gas e quasi tutti i danni più gravi (per esempio l'incidente di Ghislenghien in Belgio il 30 luglio 2004 o quello più recente della Lunigiana) sono conseguenze di questa causa. Altre cause sono dovute sia a fattori esterni o dalla corrosione interna, difetti materiali della saldatura, perdite su articolazioni o flange, reazioni chimiche, eccetera.

Le stazioni di compressione sono costituite da migliaia di flange, valvole e connessioni che comportano un alto rischio di perdite. Un gasdotto si può comporre di diversi condotti paralleli con valvole (chiamate snodo di valvole) posizionate ogni 30 km. Le perdite possono avvenire in questi snodi e nei punti corrosi delle tubature. In quest'ultimo caso il gas che fuoriesce si autoinfiamma. Inoltre ci sono emissioni tecnologiche e pianificate. Ulteriori emissioni vengono prodotte da compressori e-o da centrali elettriche. Alcune sono dovute a valvole pneumatiche che rilasciano CH4 durante il funzionamento. Infine, per mantenere e riparare le unità di installazione è necessario scaricare il gas (dall'intero compressore) in atmosfera. Tutti questi processi rilasciano gas serra (CO2 e metano). La valutazione dell'entità di queste emissioni è importante per stabilire l'acquisto di quote energetiche nell'ambito del protocollo di Kyoto.

Sono solo alcuni dei problemi connessi alla presenza del gasdotto, tiene a precisare chi scrive, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", che segnano ulteriori punti a sfavore nei confronti degli addetti ai lavori, anche perché è bene ribadire che la scelta dell’approdo in un’area di così alta rilevanza turistica e ambientale rappresenterebbe una sconfitta per un’economia quale quella salentina che fonda la sua ragion d’essere nello sviluppo ecosostenibile, ritenendo ancora una volta che vi siano aree ad alta industrializzazione a nord della zona interessata ben più adatte ad accogliere la condotta transadriatica.

Giovanni D’Agata

 Redazione

 

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