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27/11/2011

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“DEDICATO A MIA MADRE”

Clicca per Ingrandire Questa volta ho rischiato di seppellire la mia cara mamma. Quando mi vede leggere un giornale, un libro, è scontenta. Quando mi vede scrivere un documento, cambia colore e rischia l’infarto. Preferisce che io vada al mare. Questa sera, ritornando da Peschici, ha detto: “Se avessi saputo che gli studi ti avrebbero portato a scrivere sui giornali per rompere le palle alle persone e quindi rimanere disoccupato, non ti avrei mandato”!

In casa siamo in quattro: io, mio padre, mia madre e la De Filippi. Faccio una domanda a mia madre e risponde mio padre. Faccio una domanda a mio padre e i miei genitori rispondo all’unisono. E’ l’effetto rincoglionimento di Canale 5. La mia mamma è veloce, mio padre è slow, ma si muove sempre in macchina nonostante abbia tutto il tempo del mondo e sia figlio di agricoltori. Il mio babbo a pranzo si collega con un mondo parallelo e all’improvviso spara: “Lucì, dammi dieci euro per la benzina”.

La mia mamma quando vede il tg “la7” anticipa con le sue fulminanti domande a me indirizzate il palinsesto di Enrico Mentana. Se non fosse stato per i maiali, oggi sicuramente avrebbe insegnato a scuola. Figlia di pastori, odia il silenzio e ama il multitasking (multiprocessualità: eseguire più programmi contemporaneamente; ndr): stira, parla al telefono, vede la televisione e cucina in tre metri quadrati. Mio padre: “Povero Berlusconi”. Mia madre: “Statt citt’, curnù”!

Dicono che scrivo bene. Quando rompo le palle a qualcuno, mi dicono che scrivo bene. I complimenti fanno piacere, e perché scrivo gratis, e perché mi documento molto, e perché mi piace sorprendere gli avvocati. Anche all’università i professori dicevano che scrivevo bene. Mi sarebbe piaciuto fare il dottorato di ricerca ma il nostro paese non punta sul turismo. Immaginare che dietro i miei articoli ci sia una regia della dott.ssa Nobile, di Prencipe e del prof. Di Carlo (personaggi politici viestani; ndr) è da trattamento sanitario obbligatorio. Immaginare che ci sia un regista che coordini i miei scritti, è un chiaro sintomo di demenza vascolare. Un’orgia di cazzate mi avvolge: “abbandonare il superfluo, ammirare l’essenza, riscoprire l’eleganza, finalmente libera di esprimere se stessa. L’eleganza è un diritto”. Mangiati “nu pèn kutt, Vincé”!

La mia mamma accende il forno nei giorni in cui la Protezione civile emana l’allerta caldo. Quand’era piccina la mia mamma e la mia bisnonna si sparavano gli infusi di papavero sulla spiaggia di San Nicola. La mia mamma a volte si beve il detersivo dei piatti scambiandolo per succo d’ananas. Poi dobbiamo ricoverarla senza muoverla tanto altrimenti gli schiumogeni fanno le bollicine: “Quando il tuo cuore si ferma, non soddisfa più” (Useless Wooden Toys).

La privacy d’estate va in vacanza in bikini: “Abbiamo pelli bianche da ospedale perché un servizio ha detto «il sole fa male e quest’estate picchia forte e quindi attento non lo fissare»” (Useless Wooden Toys). Il luogo estivo per eccellenza dove annientare intenzionalmente la privacy è il lido balneare, moderno social network all’aria aperta. La distanza fra gli ombrelloni rimane invariata anche in bassa stagione. Il prezzo non è in funzione della privacy. L’affollamento crea il bisogno a pagamento del lido balneare: “And that’s the sound of sunshine coming down” (Jovanotti – “Questo il suono del sole che scende”; ndr).

La mia mamma beve l’acqua oligominerale povera di sodio (meno dello 0,0007 %) e poi s’ammazza col sale da cucina. Saranno gli effetti dello stress geopatico del caos elettromagnetico? Quand’ero bambino la mia mamma era preoccupatissima perché con le lamette che rubavo all’incauto babbo sfregiavo le gambe delle bimbe dopo averle addormentate con le favolette. La mia mamma pensava che un giorno sarei diventato un serial killer. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarei diventato più pericoloso con una matita, un pacco di carta, una variante e una conferenza di servizi (è una battuta).

La mia mamma ha musealizzato la casa. Su 100 mq. soltanto 25 sono calpestabili. Si cammina di traverso. La tv commerciale ha trasformato mia madre in una perfetta consumatrice del superfluo. La casa è la prima tappa della follia consumistica, necessario e indispensabile contenitore di merci non necessarie veicolate grazie alla tv sempre più baby sitter di adulti condannati all’oblio dell’impegno sociale e di bambini sempre più soli nella società del benessere mass mediatico (tutto d’un fiato).

La mia mamma quando muore vuole una tomba con la finestra: è claustrofobica!

Lazzaro Santoro

 Redazione

 

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