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12/11/2011

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GINO LISA: “IL FALLIMENTO DELLA POLITICA”

Clicca per Ingrandire Assistiamo impotenti e inermi alla “chiusura” - annunciata ormai da anni - dell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia. Non abbiamo mai capito a chi e a cosa dovesse servire questo aeroporto. Difatti, sono stati spesi quasi venti milioni di euro per lo start-up e nessuno ha mai pensato di affiancare a questa fase il potenziamento della pista e-o dell’aeroporto in generale. Solo oggi “forse” vi è un progetto di altri diversi milioni di euro per l’allungamento della pista.

Mi chiedo - conoscendo i tempi di realizzazione delle opere pubbliche e i cavilli burocratici che attanagliano le Amministrazioni Pubbliche - quanti anni occorreranno per eseguire il progetto? Sono gli stessi tempi necessari per il completamento della superstrada del Gargano?

Bisogna a questo punto fare una riflessione seria sull’argomento e chiedersi, svincolati da qualsiasi pregiudizio e-o interesse: il Gino Lisa è l’aeroporto che serve al territorio oppure è l’aeroporto che serve a Foggia? La risposta a questa domanda potrebbe aiutarci a capire il futuro del trasporto aereo di Capitanata.

A parere dello scrivente, l’aeroporto che serve al territorio deve rispondere a due esigenze principali, deve essere cioè tale da servire al «turismo» - perché nel turismo (balneare e religioso) potremmo trovare quei numeri importanti e necessari per mantenere e sostenere economicamente una simile struttura - e all’«agricoltura», perché il trasporto delle derrate alimentari, in tempi brevi, potrebbe creare un nuovo interesse nel settore agricolo, ormai in crisi profonda da molto tempo, e aprire la Capitanata a nuovi mercati.

Se l’aeroporto deve soddisfare queste due primarie esigenze, allora bisogna avere il coraggio di dire che il Gino Lisa è il meno indicato. Se, viceversa, l’aeroporto deve servire alla città di Foggia, ne prendiamo atto, consapevoli che il destino è già segnato. Infatti, difficilmente si raggiungeranno i numeri di passeggeri necessari per reggere il confronto con gli altri aeroporti pugliesi, che in questi anni sono stati potenziati e resi “appetibili” dalle compagnie aeree, cosa che ad esempio non è avvenuto per il Gino Lisa. Questo ci porta a riflettere circa lo scarso interesse e, se vogliamo, la cattiva gestione dell’aeroporto foggiano da parte di Aeroporti di Puglia, che ci vorrebbe addolcire la pillola amara con un servizio di bus navetta da e per l’aeroporto di Bari.

In questa situazione dobbiamo, tutti, renderci conto che per dare slancio alle nostre economie e nuovo sviluppo ai nostri territori occorre fare una battaglia serrata per ottenere l’utilizzo, anche parziale, dell’aeroporto militare di Amendola, così come si verifica in altre realtà italiane (tutti diranno che è impossibile… ma tutti sappiamo che solo alla morte non c’è rimedio). Con pochi investimenti e in poco tempo si potrebbe creare all’interno di esso un’area riservata ai voli civili.

Un’altra soluzione, sicuramente più complessa e più affascinante da non scartare a priori, è favorire le eventuali iniziative private (project finance) per la realizzazione di un’aerostazione idonea alle esigenze del territorio. In tutti i casi la vicenda del Gino Lisa sancisce il fallimento della Politica di Capitanata degli ultimi venti anni, a ogni livello e colorazione politica.

Il paradosso, oggi, sta nel fatto che gli stessi personaggi che negli anni passati hanno permesso la (probabile) chiusura del Gino Lisa, oggi si ergono a salvatori della patria e si prodigano per la soluzione del problema. Credo sia giunto il momento di prendere atto di questo fallimento e far valere le nostre ragioni, le ragioni delle nostre comunità, spesso tartassate, abbandonate e utilizzate solamente come bacino elettorale da parte di coloro che ci dovrebbero rappresentare e tutelare. Non dobbiamo, né possiamo più delegare, ma affrontare col dovuto rigore le problematiche del nostro territorio.

Mimmo Vecera

 Redazione

 

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