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01/11/2011

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CON STEFAN RECK UN TEATRO RITROVATO

Clicca per Ingrandire Stefan Anton Reck (foto del titolo; ndr) rimarrà a lungo nel cuore degli appassionati di musica baresi, di ogni singolo componente dell’Orchestra della Fondazione Petruzzelli e nelle pagine importanti della storia del Politeama levantino. Non solo perché da autentico “cireneo berlinese” ha accompagnato, con energica leadership, la realizzazione dell’intera “Tetralogia wagneriana” e il ciclo completo del “Ring” - abbracciando la croce ambiziosa dell’utopia “soprintendente” per consentire un’autentica rinascita dello stesso Petruzzelli - ma soprattutto per la sintonia messa a punto con tutto il corpo orchestrale, il coro e l’insieme delle maestranze, vera e propria anima pulsante del nuovo teatro ritrovato, durante i circa quattro anni di percorso comune.

L’imponderabile casualità degli eventi ha voluto che l’omaggio a Beethoven, inserito nella stagione sinfonica 2011, cadesse in coincidenza col ventennale del “rogo maledetto” e prevedesse, all’indomani del Crepuscolo degli dei (Götterdämmerung), l’esecuzione della Nona Sinfonia in re minore op. 125, la stessa che celebrò nel 2009 l’inaugurazione riservata alle istituzioni del Nuovo Petruzzelli, questa volta però nella performance odierna di una poderosa Orchestra della Fondazione, esaltata dalla bacchetta scintillante del Maestro Reck, in preda a un’entusiasmante e incontenibile carica “saltellante” alla Daniel Oren.

Un percorso titanico quello compiuto dall’Orchestra barese, che in nove giorni ha presentato sotto la direzione del maestro tedesco i capolavori di Wagner e Beethoven, due giganti anche loro tedeschi, dopo aver dato vita in pochi mesi a ben otto produzioni diverse con altrettanti direttori. Una sorta di “prova del nove” della maturità professionale raggiunta dall’apprezzato complesso orchestrale, che ha visto l’approdo trionfale alla Nona Sinfonia, preceduto dall’atipico Concerto triplo per pianoforte, violino, violoncello e orchestra in do maggiore op. 56 di Ludwig Van Beethoven.

Una scelta tattica e opportunamente inusuale, adatta a preparare il maestoso gran finale, da tutti eseguita con duttilità e signorilità. E che ha registrato la sicura e incisiva prestazione solista del primo violino Paçalin Zef Pavaci, nonché l’elegante e ammaliante tocco pianistico del maestro Gregorio Gofferdo, mentre la più ampia partitura del violoncello Mauro Gentile (foto 1 sotto, i maestri solisti) ha dato l’impressione di soffrire un certo affollamento d’archi, tanto da risultarne talvolta nascosto e in alcuni passaggi apparentemente e materialmente soffocato.

Decisamente possente l’innesto del Coro della Fondazione, magistralmente diretto dal maestro Franco Sebastiani. Un timbro vocale d’assieme in continuo crescendo, che diventa appiglio solido di ogni prestazione. Magnifiche anche le voci soliste: Svetlana Kasyan (soprano), Chiara Fracasso (mezzosoprano), Dominik Wortig (tenore) e Rafal Siwek (basso): nitide, solenni e moderne. In felice armonia con l’esuberanza pudica e contagiosa di un applauditissimo ed esausto Stefan Reck. Al quale ognuno, in cuor suo, ha detto sinceramente: grazie. E, con le innumerevoli chiamate, coralmente tutti hanno incessantemente ripetuto: “Arrivederci a presto, a Bari”!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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