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09/06/2008

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Ralph de Palma, l"uomo più veloce del mondo, veniva da Foggia

Clicca per Ingrandire Il libro “Ralph de Palma. Storia dell’uomo più veloce del mondo che veniva da Foggia”, edito da Agorà con prefazione di Andrea de Adamich, verrà presentato martedì 10 alle 18 nell’Auditorium della Biblioteca Civica “Michele Lecce” di San Giovanni Rotondo. L’autore, il giornalista Maurizio de Tullio, affronta in 128 pagine la storia del noto pilota automobilistico nato a Biccari (Fg) che all’età di 10 anni emigrò in America. De Palma detiene il record di 2557 vittorie su 2889 gare. Per milioni di emigrati italiani fu il primo "eroe dello sport". Fu anche due volte campione nazionale degli Usa e una volta del Canada. Alla presentazione, oltre all’autore, interverranno il sindaco Giuliani, l’editore Renzulli, il dirigente dell’ufficio cultura della provincia di Foggia Inserra, il presidente provinciale del Coni Lapollo e il responsabile del gruppo di lettura della biblioteca Gorgoglione.

La notizia ci dà lo spunto per recuperare una recensione di Terry Rauzino datata dicembre 2006 di cui vi offriamo una sintesi.

Con questo volume, De Tullio riesce nell’ardua impresa di restituire alla Capitanata l’immagine di un eroe, Ralph De Palma, da noi quasi ignorato, che fece grande lo sport dell’automobilismo, divenendo ai suoi tempi l’icona vivente del “grande sogno americano”. Quel bambino, vissuto a Biccari fino all’età di dieci anni, non aveva mai visto il mare: solcherà per la prima volta l’ Atlantico con la famiglia per raggiungere Lamerica, precisamente la Grande Mela. Oltreoceano, quel bambino, che non aveva mai giocato con le macchinine, riuscirà - come scrive De Tullio - a far sognare milioni di persone. Con auto vere. Le sue straordinarie gesta sportive lo imposero all’attenzione planetaria: per milioni di emigrati italiani sparsi nel mondo divenne l’eroe internazionale di cui andare fieri.

De Palma riuscì ad affermarsi in un’epoca in cui gli italiani erano considerati all’ultimo livello della scala sociale statunitense: erano i paria della società, un po’ come oggi con gli extracomunitari. Ecco perché nelle prime biografie apparse sui giornali dell'epoca alcuni dati, a partire dal nome americanizzato in Ralph, furono modificati per accreditare un’origine sociale più accettabile agli occhi dei fans. Sulla sua tomba, il campione farà apporre soltanto le date di nascita e morte, senza accenno al luogo d’origine.

Nato il 19 dicembre 1882 a Biccari, paesino del Subappennino, partì con la famiglia originaria di Troia per gli Usa alla fine dell’800, imbarcandosi a varie riprese su piroscafi che dopo un mese di viaggio li sbarcò a Ellis Island, l’Isola delle Lacrime, dove come tutti gli immigrati subì un’umiliante quarantena prima di essere accettato nel Paese della Libertà e andare a vivere a Brooklyn, uno dei più poveri quartieri newyorkesi. Ralph cominciò ad aiutare il padre nella barberia di famiglia, poi lavorò come pony express in un negozio di frutta e verdura. La bicicletta diventò la sua prima grande passione e nel 1899 vinse la prima gara. Nel 1902 esordì nel ciclismo professionistico e nel 1908 nella carriera automobilistica concludendola nel ’34. Guidò le auto delle migliori marche dell’epoca: Fiat, Mercer, Simplex, ma legò il suo nome soprattutto alla Mercedes. Partecipò alle mitiche corse di Vanderbilt Cup, Gran Premio di Francia, 500 miglia di Indianapolis abbinando il suo nome a questa corsa, lunga e massacrante, sin dalla seconda edizione del 1912, vincendo quella del 1915 e comunicando agli spettatori proprio quanto si aspettavano: emozioni, passione, grinta, coraggio. Una carriera longeva, la sua, nel segno dell’agonismo e della lealtà sportiva, a dimostrazione che le gare si possono vincere usando l’intelligenza.

Quando gli Usa entrarono nel primo conflitto mondiale, le attività sportive agonistiche vennero sospese e De Palma si arruolò nell’aviazione dopo aver conseguito il brevetto di pilota a Daytona. A fine guerra (1919) vi ritornò alla guida di una potentissima Packard 905 bianca, la mitica vettura con motore V12 montato su auto prodotte in serie. Sulla sabbia di Daytona Beach, toccò la fantastica media di 149,87 miglia orarie (oltre 241 km all’ora) e divenne “l’uomo più veloce del mondo”!

Oggi riposa all’Holy Cross Cementery di Culver City, nei pressi di Los Angeles, California. Sulla lapide compaiono solo gli anni di nascita e morte: 1882 - 1956. L’epigrafe ricorda “il campione automobilistico prediletto vincitore della corsa di Indianapolis del 1915”.

 Redazione

 

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