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30/09/2011

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QUANTA NEBBIA SUL “GINO LISA”

Clicca per Ingrandire E’ vergognoso, maledettamente frustrante e profondamente mortificante. Non ci sono più aggettivi. La speranza era diventata illusione, poi è rovinosamente caduta nel danno, per farsi infine beffa di ogni proposito e di ogni progetto, ripetutamente annunciati e incautamente affidati “al vento” accidioso dell’ipocrisia. E come se non bastasse, l’irrazionalità della disperazione ora sfocia, più o meno consapevolmente, nella pratica insulsa del masochismo. Sono più di 35 anni che il dibattito sull’aeroporto di Foggia, “Gino Lisa”, produce “chiacchiere” inconsistenti, dilettantismo obsoleto e pantomime furbesche: funzionali a piccole e contingenti problematiche locali, piuttosto che a concrete e sostenibili visioni di largo interesse e a prospettive più profonde di sistema, crescita economica ed effettivo sviluppo turistico territoriale.

Desolante l’ultimo capitolo dell’ennesima compagnia aerea (Darwin) che abbandona il campo, allo scadere del periodo coperto da aiuti finanziari regionali, a testimonianza che l’aeroporto di Foggia, al di là delle apparenze percentuali (anche passare da 1 a 2 è pari al 100 percento di incremento), in cifre assolute di movimento passeggeri non avrà mai la forza per garantirsi una soglia di sostenibilità. A meno che non ci si decida (ed è già tardi da molti anni) a ragionare in termini di “Aeroporto del Gargano”. E lo si faccia seriamente e incisivamente, perché l’onda di un’attenzione turistica concentrata sul Bel Paese, in particolare in Puglia, e di riflesso sul Gargano e l’intera Capitanata, va cavalcata ora e non fra dieci o quindici anni. Per assicurare indici di occupazione adeguati all’offerta ricettiva dell’Alta Puglia, l’azione non può che farsi virtuosa e pro-attiva. Mentre al momento resta fatalista, accidiosa e piuttosto approssimativa.

Andava in tal senso il tentativo di giocare la carta del temporaneo e parziale utilizzo dell’aeroporto militare di Amendola, tra Foggia e Manfredonia, a ridosso del polmone balneare del Gargano e dei centri spirituali di San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo e degli Eremi di Pulsano. Ma interessi contrapposti, timori immotivati e mancanza di personalità politico-decisionale, hanno provveduto a zavorrare piombo nelle ali di una soluzione abbordabile. Isolando tempestivamente ogni accenno di disponibilità, anche solo di esame, a cominciare da quella manifestata con coraggio dall’assessore Minervini, poco dopo la sua nomina al dicastero dei Trasporti Regionali.

Ora è troppo tardi. Le recenti vicende libiche hanno messo in luce il ruolo strategico di questo aeroporto nello scacchiere Nato, in relazione alla sicurezza del Mediterraneo, in generale, e a quella nazionale in particolare. Ne consegue, che il decollo di qualsiasi piattaforma aeroportuale civile, in Capitanata, sarà sempre condizionata dalle esigenze strategiche aeronautiche italiane. Se questo è vero, l’aeroporto di Amendola diventa “una palla al piede” per le ambizioni di sviluppo turistiche e territoriali di un’area importante della Puglia, tanto da rappresentare oltre la metà della sua intera offerta ricettiva. Per cui, se tali ambizioni devono essere attenuate o sacrificate, per il supremo interesse nazionale, sarà il caso di pretendere legittime e congrue contropartite.

Pertanto, sarà pure il caso di fare la voce grossa, lo dico all’assessore Minervini, al presidente Pepe, al sindaco Mongelli e allo stesso presidente Vendola, per chiedere che almeno i collegamenti ferroviari non solo non vengano smantellati, ma che siano oggetto di investimenti adeguati, per sopperire al deficit aeroportuale costretti a subire? Sarà pure il caso di rivendicare una viabilità che renda, almeno nei tempi, più corta la distanza del Gargano dall’aeroporto di Bari? I tempi per l’allungamento della pista del “Gino Lisa” si prospettano biblici, alla luce delle risorse disponibili. E Dio non voglia che, quando e se sarà ultimata, sia adatta ad aeromobili certamente più capienti, ma non più utilizzati dalle diverse compagnie aeree. Nell’attesa, c’è urgenza di fatti! Le “chiacchiere” se le porta il vento.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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