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06/08/2011

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MARITO PUZZOLENTE PRETENDE DI FARE SESSO

Clicca per Ingrandire Secondo la sentenza n° 30364 emessa dalla sezione penale - che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile riportare per favorirne la divulgazione - commette violenza sessuale il marito 'puzzolente' che impone alla moglie i rapporti sessuali senza rispettare la richiesta della donna di farsi prima una bella doccia. Gli ermellini hanno chiesto il nuovo rinvio a giudizio nei confronti di un pastore siciliano restio all'uso del sapone e solito a fare sesso con la moglie appena rientrato dal pascolo delle pecore, senza provvedere a farsi almeno una rapida toeletta preliminare.

In un primo momento, il 2008 Mario C. di 51 anni per tali motivi era stato denunciato, processato e successivamente prosciolto dall’accusa di stupro dalla Corte di Appello di Catania in quanto “pur essendo la moglie Lucia G. contraria ai rapporti sessuali, perché l’uomo era solito consumarli al rientro dalla propria attività di pastore senza praticare alcuna igiene e pulizia del proprio corpo, finiva poi per accettare volontariamente i rapporti”. Alla moglie, restia agli amplessi nauseabondi, il pastore immobilizzava le mani e procedeva nei suoi intenti “senza aderire affatto alle richieste del coniuge di effettuare la necessaria igiene corporale”.

Nella motivazione è possibile infatti leggere che “la peculiarità dei motivi del dissenso non eliminava il dissenso medesimo, per cui i rapporti sessuali, laddove imposti con la forza dall’uomo, erano e restavano violenti”. Ora i giudici catanesi dovranno rivedere il loro verdetto senza fare sconti perché la contrarietà all’adempimento del debito coniugale, anche se motivata solo dal mancato utilizzo del sapone, rimane pur sempre un bel ‘no’.

In primo grado il pastore era stato condannato a nove anni di reclusione, nel 2007, dal Tribunale di Caltagirone che aveva considerato stupro gli assalti sferrati alla povera moglie per lunghi anni, dal febbraio 1992 all’agosto del 2006. Ma poi la Corte di Appello aveva ridotto la condanna a Mario C. ad appena due anni, ritenendolo colpevole solo di maltrattamenti e comportamenti un po’ violenti, facendo sparire la violenza sessuale. Il caso è approdato in Cassazione su ricorso della Procura della Corte di Appello di Catania. Insomma, “una grande vittoria per le donne”.


 Comunicato

 

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