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20/07/2011

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PESCHICI IN FESTA

Clicca per Ingrandire Con la festa di Sant’Elia profeta, Peschici celebra ancora oggi il suo rito religioso più coinvolgente. L’origine del culto di Sant’Elia a Peschici si fa risalire al 970 d.C., quando una colonia slava di Schiavoni si insediò sul territorio dopo che il duce Sueripolo, per ordine dell’imperatore Ottone I, riuscì a cacciare i Saraceni dal Gargano. Pare che insieme agli slavi, i cittadini superstiti di Pesclizia (Peschici) si stabilissero in un casale nella zona cosiddetta “Canalicchio”, sotto la Rupe di Peschici. In un opuscolo curato il 1915 dall’arciprete Antonio Carnevale e fatto ristampare (con l’approvazione ecclesiastica di F. Emanuele Bastardi) il 25 luglio 1968 dall’arciprete di Peschici don Fabrizio Losito, si accenna a una suggestiva leggenda.

Un nugolo immenso di cavallette oscurò a un tratto il sole distruggendo orti, uliveti, vigneti, campi. Persino gli stessi cittadini non potevano uscire fuori di casa. Clero e peschiciani, riunitisi in chiesa perché presi dallo spavento per il minaccioso avvenimento, decisero di indire una processione per implorare la protezione di Sant’Elia, onde liberasse il paese da questa calamità. Si rispolverò l’antica statua lignea del Santo, abbandonata nella cappella della Madonna delle Grazie, e tutti insieme si avviarono in processione verso il Castello, pregando e piangendo. Era il mese di luglio e il caldo infuocato del libeccio bruciava il viso e non consentiva l’inoltrarsi della processione; i partecipanti decisero di ritirarsi a pregare in chiesa.

Al mattino, sulla spiaggia giaceva “uno strato nero alto circa due palmi di cavallette e i dotti del paese, nel controllarle, scoprirono che, sulle ali erano incise le iniziali ‘I.D.’ che interpretarono come ‘Ira Dei’ (castigo di Dio). Il Signore aveva voluto punire un popolo avverso alla Chiesa e pertanto, da quel momento - si legge nell’opuscolo - alla fede si aggiunse una venerazione profonda per Sant’Elia: divenne unanime il desiderio che il Profeta fosse elevato a patrono e protettore dl Peschici.

L’invasione delle cavallette fu una delle piaghe più terribili dell’agricoltura meridionale, un vecchio spauracchio dei contadini. Il miracolo di Elia fa parte di quella storia pre-borghese della terra, quando il contadino lottava per le sue esigenze vitali ed era incapace di abbandonare i propri campi. In economie depresse, sempre al limite della sussistenza e prive di ogni meccanismo di incentivazione, il nesso carestia-miseria-epidemia consentiva una sola libertà, dappertutto analoga: quella del miracolo che rompeva, almeno per un giorno, il clima della condanna. Elia opera il miracolo, incidendo sotto le loro ali il segno della potenza di Jahvé. Siamo sul terreno della religione vissuta, che appartiene alla storia quotidiana del popolo e affannosa dei campi, della penuria, della fame, delle epidemie.

Ancora oggi è consuetudine, la mattina dell’11 luglio, data di inizio della novena che termina il 19, cui segue il 20 la solenne processione, porre la statua di Sant’Elia su un trono riccamente addobbato (foto del titolo; ndr). Tutti i peschiciani si avvicendano a onorare il santo e, come una volta, strofinano un fazzoletto che serve a tergere la fronte, il viso e il collo a parenti malati (ma anche ai sani) per auspicarne la guarigione o la preservazione dai mali grazie all’intercessione di Sant’Elia.

Durante la processione, si soleva sistemare i malati davanti alla porta di casa per ricevere la benedizione del santo e sperare nella grazia. Se qualche bambino scampava alla malattia, si confezionavano su misura abiti, tipo saio di frate, dai colori giallo e marrone, riproducenti l’abbigliamento del santo, o si cucivano i cosiddetti “abitini” (sacchettini di stoffa contenenti immaginette sacre raffiguranti Sant’Elia) all’interno delle fasciature avvolgenti il corpo dei neonati. Per ringraziare il santo era usanza donare oggetti di valore.

In un documento datato 12 maggio 1920, il vicario curato Giovanni Attilio Ronghi sottoscrive per il sindaco Sante della Torre una nota che comprende gli oggetti d’oro e d’argento in dotazione alla statua di Sant’Elia. Essi comprendono: 82 anelli, 76 paia di orecchini, 44 tra lacci e collane, 61 oggetti vari, per un totale di 263 doni. Negli anni che vanno dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento, la festa di Sant’Elia veniva organizzata e preparata da un anno all’altro e alle spese partecipavano tutti i peschiciani.

Scrive Saverio La Sorsa: “A Peschici, durante l’anno, chiunque fa il pane lascia volta per volta al forno un pezzo di pasta e questi pezzi vengono giorno per giorno uniti insieme, benché di farina eterogenea, e ridotti in panetti i quali sono venduti ad un prezzo più basso del normale; il ricavato è destinato alla festa di sant’Elia, che è il patrono del paese. Per la stessa festa, ognuno che trebbia il grano o frange le olive, o pigia l’uva, preleva dalla sua produzione un po’ di grano, di olio o di mosto e l’offre al santo”.
Negli anni ‘30 del Novecento, il Comune distribuiva alle famiglie più povere buoni individuali per ricevere gratuitamente un pane da due chili.

In una nota spese, recuperata nell’archivio comunale e datata 20 luglio 1924, figuravano tra le spese: musica e regalie al maestro (lire 5185.00); albergo 5 solisti e vitto e albergo Maestro (lire 281,50); fuochi pirotecnici lire 2.100,50; fitto illuminazione lire 600,00; energia elettrica lire 860,00; facchini per illuminazione e fuochi lire 107,00. Il totale delle uscite ammontava a lire 11.109,40. Tra le voci relative alle entrate, figuravano: ricavato pane a tutto il 31 agosto compreso lire 161,90; una sottoscrizione di lire 3.505,50; posteggio al mercato con aumento di pesce e formaggio lire 595,10; aumento vino e carne lire 1541,00; posteggio forestieri lire 485,00; offerta durante la processione lire 165,20; ricavato dell’asta per la portata dei Santi lire 29,50; ricavato di circa 27 tomoli di grano lire 1.059,65. Il totale delle entrate ammontava a lire 10.886,70; il resto di lire 222,70, in dare, lo si recuperava con altre tassazioni entro il mese di settembre.

Per la festa di Sant’Elia, tutto il popolo concorreva alle spese e seppure nella miseria, ogni peschiciano garantiva al meglio il festeggiamento del santo patrono. La festa durava tre giorni (19, 20, 21 luglio). Ancora oggi, con il rientro degli emigranti dall’estero, convenuti apposta per l’occasione, si ripetono di anno in anno alcuni riti che con semplice ma efficace teatralità esprimono i destini di questa terra garganica e la sua speranza di prosperità nel solco di una tradizione secolare. Elementi culturali ed etnografici, non sempre avvertibili, concorrono a trasformare queste giornate in eventi religiosi dominati dalla coralità: Peschici, perduta nel mare dell’esistenza senza risposta, acquista soprattutto nel culto antico del santo profeta Elia che libera i suoi poveri, pochissimi abitanti, dalle cavallette, dalla siccità, dalle malattie e dalle incertezze della vita, la speranza di salvezza o quanto meno la speranza consolatrice di un futuro migliore.

I modelli della società di massa e consumistici non hanno ancora scalfito questa realtà, consolidata da secoli: un modo di fare e di essere collegato, nella sua dimensione più profonda, alla misteriosa ricerca di sé, della propria identità, del minimo di garanzia vitale. La religiosità popolare, come già ci ha ricordato il nostro concittadino monsignor Domenico D’Ambrosio, è un mondo misterioso e affascinante al quale occorre avvicinarsi con atteggiamento cauto e interlocutorio, in punta di piedi. Vi si accede più facilmente formulando domande, anziché dando risposte. Va compresa nelle sue intenzioni, nel suo linguaggio, nella sua genesi e nelle sue mutazioni storiche.

Molti sono i suoi valori, e occorre saper cogliere le sue dimensioni interiori. È innegabile la ricchezza interna, tematica, espressiva e d’ispirazione di questa forma di religiosità. Ma l’atteggiamento nei suoi confronti non può essere basato su approcci rudi, interpretazioni semplificate, accettazioni acritiche, spiantamenti violenti e immotivati. La religione in cui siamo stati educati alla fede merita da noi il massimo rispetto, per quello che ci ha dato e per quello che ancora può darci, ma soprattutto perché costituisce la saggezza del nostro popolo: è la sua matrice culturale.

Teresa Maria Rauzino*


LA SCHEDA = “La scelta dei Santi protettori è stata fatta nel Gargano sul modello degli uomini che lo abitano. Peschici, tutta proiettata dall’alto del roccione ferrigno, secondo logica avrebbe dovuto mettersi sotto la protezione dell’Evangelista Matteo, che fu pescatore, come lo sono gran parte degli uomini che popolano il bellissimo villaggio. Invece hanno scelto Elia, il Profeta che ha stretti rapporti col fuoco… A Peschici, quando lo festeggiano, gli dedicano luminarie fantastiche; l’ampio giro del golfo, le case, le barche, i colli, splendono per le ghirlande di lampade, grandi falò divampano per la buia campagna, illuminando la notte. Inconsciamente, a Peschici ripetono il mistero del carro di fuoco che rapì il profeta alla vista degli uomini per conservarlo in vita, nei misteriosi disegni della fede, fino al giorno del grande Giudizio” (tratto da “Gargano magico” di Francesco Rosso).


PROGRAMMA FESTEGGIAMENTI (a cura del Comitato)

Comune di Peschici & Comitato Feste Patronali presentano i solenni festeggiamenti in onore di S. Elia Profeta, Patrono della Città

Dall’11 al 19 luglio
Ore 18 - Santa Messa e Novena del Santo Patrono presieduta da don Saverio Papicchio.
18 luglio
ore 21 - Giro per le vie cittadine del gruppo Fatt'in Funk Band diretto dal M.stro Domenico Marino.
19 luglio
Ore 11.30 - Servizio in orchestra del Concerto Bandistico "Città di Peschici" (foto 2 sotto)
Ore 18 - Santa Messa e chiusura della Novena in onore del Santo Patrono
Ore 19 - Giro per le vie cittadine del gruppo Domenico Marino Street Band
Ore 20 - Celebrazione del Sacramento della Penitenza e adorazione del SS. Sacramento
Ore 22 - Servizio in orchestra del Concerto Bandistico “Saxofonia ensemble” diretta dal M.stro Giovanni Ieie.

20 luglio
Ore 6 - Santa Messa
Ore 9 - Santa Messa
Ore 11 - Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev. Mons. Michele Castoro
Ore 12 - Servizio in orchestra del Concerto Bandistico "Città di Peschici"
Ore 19 - Santa Messa
Ore 20.30 - Solenne processione in onore del Santo Patrono accompagnato dalle locali Confraternite del SS. Sacramento e del Purgatorio (durante la processione, presso l'ex campo sportivo, sarà accesa una spettacolare batteria)
Ore 23 - Servizio in orchestra del Concerto Bandistico "Città di Peschici" diretto dal M.stro Mario Racioppa
Ore 1 - Grandi fuochi d'artificio sul porto di Peschici, offerti dalla famiglia Raffaele D'Amato.

21 luglio
Ore 9 - Servizio per le vie cittadine della Banda Musicale "Città di Peschici"
Ore 22 - Spettacolo musicale con Marco Masini in concerto
Ore 0.30 - Grandi fuochi d'artificio sul porto di Peschici offerti dall'Amministrazione Comunale

NB. I colpi della Novena sono stati offerti da Incoronata Parisi e Luigi D'Arenzo.
L'illuminazione è stata curata dalla Ditta Carbone di Apricena.
L'addobbo della Chiesa Madre è stato curato dalla Ditta Ezio di Vieste e offerto dalla famiglia Vecere (foto 1).
Batteria e fuochi d'artificio sono stati curati dalla Ditta Piro Daunia srl di Apricena.

Si ringraziano l'Amministrazione Comunale di Peschici per il Patrocinio ai festeggiamenti, gli operatori turistici e la popolazione tutta per la cortese collaborazione.


*presidente Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici

 FB (foto di T.M.Rauzino e F. D'Arenzo)

 

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