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06/07/2011

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LO STUPRO DELLE TREMITI

Clicca per Ingrandire “Scelta scellerata” la definizione adottata da molti per definire “i capricci” del ministro all’Ambiente Prestigiacomo e, in seguito, del ministro allo Sviluppo Economico, Romani. Una definizione supportata dal mondo politico territoriale, non tutto purtroppo, dall’associazionismo, dai sindacati, da semplici e liberi cittadini per contrastare le trivellazioni nei fondali marini delle Isole Tremiti. Giovedì 30 giugno sull’isola di San Domino, nel golfo delle Diomedee, si è tenuto l’attesissimo concerto organizzato dalle centinaia di associazioni che contestano le perforazioni petrolifere. Le stesse che da mesi sono in lotta contro un Governo che si dimostra sordo alle chiamate della collettività e al bene ambientale.

“Salviamo le Tremiti dalla petrolizzazione” il grido innalzatosi appena il cantautore Lucio Dalla, cittadino tremitese di adozione, ha messo piede sul palco. Con lui Renato Zero, Gigi D’Alessio e il pubblico accorso all’evento a supporto della causa per convincere il Governo a fare un passo indietro. Basterà? “L’autorizzazione alla trivellazione di questo sottosuolo è una vergogna, non solo perché mette a rischio l’ecosistema marino, ma anche perché il petrolio che c’è, è di scarsissima qualità. Non serve uno scienziato in materia per capirlo, questa è una doppia presa in giro!” la dichiarazione di Dalla. Come non starlo ad ascoltare, come non condividere il suo pensiero, anzi il suo grido dal pulpito isolano.

Basterà? Non credo, poiché il Governo tira dritto per la sua strada, una via circoscritta da migliaia di documenti prodotti per l’occasione affinché si dia inizio al sondaggio del sottosuolo marino. Una ricerca che mette a dura prova i fondali marini e maggiormente le specie marine esistenti, considerando che l’Adriatico è zona di passaggio di cetacei. Difatti la ricerca del petrolio sarà condotta mediante la tecnica d’ispezione dei fondali marini denominata “Air Gun”, in pratica l’esplosione nel mare di fortissimi spari di aria compresa, a distanza ravvicinata, in modo da ottenere informazioni sulla composizione del sottosuolo attraverso l'analisi della propagazione dell'onde.

Una tecnica molto invasiva e dannosa per la fauna ittica e i cetacei ai quali può arrecare, oltre a gravi lesioni, persino la perdita di udito, probabile causa degli ultimi spiaggiamenti. A tal proposito, vorrei ricordare che nel Mare Adriatico esistono già piattaforme petrolifere in funzione e le più vicine distano poche miglia dal confine con l’Abruzzo. Ma il problema ora non è dare ascolto solo a voci artistiche, legittimamente condivise e sostenute. Il passo decisivo spetta alla politica, quella territoriale, che stenta a tirar fuori le unghie per schierarsi autonomamente a favore delle “Perle adriatiche”. Una politica di parte che dovrebbe fare più sistema, non sole voci autonome che condannano la “scelta scellerata”.

E’ un passo, ma non basta! Il problema è tutto politico ed è la politica che lo deve risolvere, anche se oggi dire politica vuol dire affari. Come lo è l’atavica politica di chi è dei colori del governo, che si esprime molto poco a favore e senza produrre fatti, non si schiera apertamente e, ancora più grave, utilizza i consensi ottenuti dal popolo per rimanere in auge (seduti avidamente alla poltrona). Molte associazioni continuano a gridare giustizia: fanno bene. Lo fanno producendo documenti e condannando le scelte del “Via” (Valutazione d’Impatto Ambientale) che ha espresso parere positivo alla richiesta della società irlandese Petroceltic Elsa di procedere con la tecnica dell’Air Gun di sondare il mare fra Gargano e Isole Tremiti alla ricerca di petrolio, a dodici chilometri dall’arcipelago e a undici dalla costa.

Scellerata, appunto, la scelta di dare il via libera alla ricerca del petrolio in casa Tremiti, giacché il suo impatto sarebbe un tessuto cancerogeno nel polmone della fauna e flora marina della costa centro-meridionale dell’Adriatico. Una tesi che mi sono permesso di promuovere a fronte del sicuro inquinamento che le trivelle comportano sia durante la perforazione, rilasciando nel mare liquidi inquinanti atti alla lubrificazione, sia per i residui di idrocarburi che si avrebbero durante la perforazione (senza mai pensare alle nefaste conseguenze in caso di incidenti). Legambiente tempo fa promosse una campagna di sensibilizzazione producendo documenti per riuscire a porre termine alle proposte di perforazioni nel Mar Grande a Taranto e al largo di Monopoli.

Difatti, secondo una sentenza del Tar di Lecce, su ricorso del Comune di Ostuni, l’Air Gun risulterebbe una tecnica invasiva. Legambiente riuscì a bloccare quel progetto e oggi la vede in prima linea con un altro ricorso per Tremiti. Ma al Governo non basta il ricorso poiché, credo, in ballo ci sono più alti e oscuri coinvolgimenti economici, gli stessi che lo spingono a investire in una fonte energetica di scarsa qualità e non autosufficiente per il fabbisogno del territorio. In ballo forse c’è che le compagnie petrolifere pagheranno allo Stato circa il 30 percento fra royalties e tasse, mentre alla regione resterà solo l’1 percento, motivo che dovrebbe smuovere i nostri politici a dire “No Petrolio alle Tremiti”, in barba alle loro segreterie nazionali per salvaguardare il loro territorio, che poi è il nostro, quello che li ha votati e mandati nelle stanze dei bottoni.

La Puglia è la prima regione in Italia a produrre energia da fonti alternative, la esporta ed è di qualità ottima senza forti impatti ambientali e nocivi per l’atmosfera. Perché allora investire in un idrocarburo? Con 95 MW di idroelettrico, 95.19 di solare fotovoltaico, di 1128.75 di eolico e 139 di biomasse, la Puglia è capitale delle rinnovabili, direzione giusta per lo sviluppo energetico del futuro: continuiamo su questa via! La Prestigiacomo potrebbe saperne qualcosa poiché industrie vicine a lei sono nel settore: rebus da risolvere?!

La verità è che la politica che ci governa è affaristica, atavica nei loro credi mai lasciati dalla cosiddetta “prima Repubblica”, prona a una Lega che vorrebbe il Meridione succursale dei loro affari più sporchi intesi come rifiuti della penisola. Eppure l’Adriatico lo condividiamo con loro, ma guai mescolarlo con le acque venete (molto più inquinate delle nostre, fra l’altro). L’Adriatico è un mare chiuso, non ha ricambi veloci per correnti marine poco presenti. Questo è uno dei cavalli di battaglia che le associazioni di settore, quelle ambientaliste, stanno perorando per convincere il Governo a desistere dalla scelta. Difatti, se vi fosse una dispersione di idrocarburi, l’Adriatico soccomberebbe al suo stesso male, non potendo ricambiare in tempi veloci le acque interessate dalla fuoriuscita, per lavori in corso o per incidenti, del petrolio e di alcune sostanze utilizzate per le perforazioni.

Greenpeace punta il dito al “Via”, incolpando la commissione che ha deliberato la scelta scellerata, giustificandola come un importante rischio per l’ambiente marino, per alcuni settori economici quali la pesca e il turismo, e per l’aumento dell’effetto serra se il petrolio fosse estratto. Stessa considerazione che Legambiente sta sostenendo, dichiarando che “le isole Tremiti sono una ricchezza per l’Italia e comprendono una delle tre aree marine protette pugliesi. È una vergogna pensare di deturpare l’area trasformandola in un distretto petrolifero con tanto di piattaforme, danneggiando il turismo, la salute dei cittadini e la pesca”.

Insomma, le isole Tremiti non si devono toccare, non si deve perforare il suo suolo marino; un solo buco significherebbe “Stuprare Tremiti”. E come qualcuno di Tremiti ha affermato “ci vogliono imprigionare come gli indiani in una riserva?”, chiedo ai nostri politici, non quelli di Via Capruzzi che sono schierati (anche se le forze non sono coese), di fare sistema, schierarsi pubblicamente a favore del “No Petrolio alle Tremiti”. Gli stessi politici che oggi ricoprono incarichi importanti, che per il bene del territorio e di chi li ha eletti non dovrebbero dar retta a chi li ha messi negli elenchi di prossime votazioni. Il riferimento è palese, come lo sono quelli sul presidente della Provincia di Foggia, i suoi assessori (provinciali e regionali) e quello del presidente del Parco del Gargano, poiché da oggi a domani dovranno giustificare alla collettività, oltre che in sede politica-elettiva, se Tremiti verrà Stuprata.

Ad Maiora.

Nico Baratta

  cultime.it

 

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