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18/03/2011

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IL NUCLEARE A LESINA? NO, GRAZIE

Clicca per Ingrandire Nel mentre migliaia di giapponesi si stanno allontanando dai reattori nucleari di Fukushima, in avaria e a rischio di fusione nucleare, desta scalpore la notizia, non certo fresca dato che il riferimento è all’elenco del Cnen del 1979, che tra le possibili aree destinate a sito atomico possano esserci la zona costiera meridionale alla foce del Biferno (Termoli), la zona costiera a nord del promontorio del Gargano in prossimità di Lesina, la zona costiera del Golfo di Manfredonia.

Il giovane Matteo Pio Pelusi di Cagnano Varano, disorientato e preoccupato, scrive, sollecitando una seria riflessione: “L'Italia che smaltisce rifiuti tossici in Campania e nel Mare Nostrum è la stessa Italia che pensa di dover puntare sul nucleare. E’ la stessa Italia che approva e costruisce case di sabbia che si sbriciolano a L'Aquila o che sprofondano nella terra a Marina di Lesina. E se davvero costruissimo centrali nucleari costosissime e di cartapesta? In Giappone costruiscono bene, eppure la terra ci ha riportati al 6 agosto 1945. Dunque, italiani, meditiamo!”

Rieccoci qui di nuovo a parlare di centrali nucleari nel nostro Paese, persino nella nostra Capitanata, convinti più che mai che nessun italiano è disposto a ospitarle sul proprio territorio, tantomeno noi garganici a Lesina o a Manfredonia. Anche perché, contrariamente a quanto vogliono farci credere, un conto è avere una centrale nucleare a 50 o 100 km, un conto è averla a 500 o 1000 km. E questo lo si capisce meglio dopo Fukushima.

Come non riflettere quando in gioco ci sono interessi legati strettamente alla qualità della nostra vita, al destino economico del nostro territorio, al futuro dell’evoluzione umana che si considera, a torto, infinito. Come non riflettere sulla storia dei soli ultimi 74mila anni della Terra, attraversata da disastri apocalittici, quali gigantesche eruzioni vulcaniche, inimmaginabili glaciazioni, caduta di enormi meteoriti; una storia destinata scientificamente a ripetersi che non può consentirci di affrontare senza battere ciglio un futuro nucleare anche in Italia.

Sono questi i giorni in cui un’opinione pubblica più consapevole deve respingere decisamente l’indifferenza e l’apatia verso la scelta del nucleare, perché è doveroso lasciare certezze, non incerte speranze, alle future generazioni. Più volte sono state chieste spiegazioni su come risolvere il problema delle scorie, dei veleni, dei rifiuti speciali, dei tanti contenitori e container disseminati al largo del Gargano e in tutto l'Adriatico, ottenendo silenzio e risposte indecifrabili, lungo i meandri perversi delle lungaggini burocratiche e dei troppi tabù istituzionali.

Ed eccoci qui a riparlare di nucleare. Mentre, com’è chiaro ed evidente, il normalissimo smaltimento dei rifiuti solidi urbani risulta irrisolto e il traffico dei veleni di ogni sorta è in mano a organizzazioni criminali. Possiamo continuare a ignorare che le scorie nucleari sono, e restano, un problema o forse è il tempo di fermare il disastro che si preannuncia con decisioni, comportamenti, azioni e stili di vita differenti?

I grandi interessi finanziari multinazionali legati all’atomo dicono che con le centrali nucleari l’energia costerà di meno; non parlano dei costi sottovalutati per la loro costruzione, né informano che l’uranio è in via d’esaurimento, né considerano i costi di dismissione. Non descrivono i costi per i siti di stoccaggio, sia temporanei sia definitivi, atti allo smaltimento delle scorie, né valutano le spese per la custodia e il controllo di tali siti per migliaia di anni. Perché? Perché sarebbe evidente a tutti che le centrali nucleari non sono convenienti a lungo termine.

E’ dunque necessario affrontare la battaglia contro il nucleare a Lesina, a Termoli, a Manfredonia, in Italia, con la convinzione che deriva dalla ragione e con la passione che nasce dall’impegno civico di chi intende tutelare il diritto alla salute delle nostre comunità, salvaguardare il nostro territorio, lavorare per uno sviluppo realmente sostenibile. La cultura vera, l’associazionismo autentico, l’informazione libera del Gargano e della Capitanata si pongano alla testa del movimento contro il nucleare.

Michele Eugenio Di Carlo

 Redazione

 

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