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31/05/2008

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“L’OCCHIO DEL PADRONE INGRASSA IL CAVALLO”

Clicca per Ingrandire Quando passa troppo tempo fra la proclamazione degli eletti e la formazione di una giunta, viene spontaneo chiedersi: gatta ci cova? Un po’ perché pensi che l’accordo di partenza sia saltato a causa di incomprensioni interne dovute alla vecchia cultura della spartizione delle poltrone, un po’ perché è consuetudine politica il tira-e-molla informato al miro-alto per ottenere almeno il minimo. E’ questo quanto successo nei 45 giorni che hanno diviso l’esito delle elezioni provinciali di Foggia dalla comunicazione ufficiale dei componenti la nuova giunta?

Forse sì, forse no, forse “ni”. Però è in essere una situazione nella quale i “forse” vanno a farsi benedire. Ed è una situazione di strisciante malcontento fra i non-prescelti, al punto da far sospettare che la squadra formata dal neo presidente on. Antonio Pepe sia finalizzata a un governo di transizione. Due facce della medesima medaglia. Analizziamo la prima: il malcontento. E’ evidente - i segnali ci sono - che qualcuno non ha digerito il rospo della esclusione ritenendo di vestire i panni dell’abile deus-ex-machina incompreso e pertanto relegato ai margini delle scelte operate. Inutile fare nomi, ma esistono, basta andarli a scovare fra gli assenti della prima riunione di consiglio del 29 maggio o fra gli astenuti dal voto sulle cosiddette “linee programmatiche” sbandierate da Pepe e lanciate sul tavolo della fiducia come gli assi di una partita a briscola. Qualcuno, esponente di una fetta consistente di elettorato, cui è stato impedito di portare direttamente e personalmente nell’agorà decisionale le istanze della propria area di competenza.

E passiamo alla seconda faccia: la transizione. A guardar bene diversi fra gli “eletti” sono in odore di nuove elezioni, amministrative/comunali da qui a dodici mesi e amministrative /regionali da qui a ventiquattro. Ovvio che presentarsi fra uno o due anni con le referenze di “assessore provinciale” fa una bella differenza rispetto a una campagna elettorale da semplice “consigliere provinciale”. A questo punto, augurando ogni bene - mai volere il male del prossimo - a coloro che affronteranno le prossime competizioni di voto, i loro posti risulteranno vacanti e dovranno essere necessariamente sostituiti. E nell’elenco dei primi-non-eletti ci saranno proprio gli scontenti di oggi.

Considerato ciò, una sfumatura non ci è sfuggita, purtroppo. L’amaro in bocca è esondato dalle labbra di tutti i delusi meno che da quelle dei garganici. E allora… LETTERINA - Don Antonio, ma Lei se n’è accorto che dalla sua rosa sono rimasti fuori nomi rappresentativi di fasce territoriali che vanno da Vieste a Lesina o da Rodi a Monte, cioè di quell’area del Promontorio volàno di un settore produttivo che se non viene supportato “comm’il faut“ trascinerà in profondo rosso non solo il comparto garganico ma l’intera Capitanata.?“L’occhio del padrone ingrassa il cavallo” dicevano i nostri vecchi, vero don Antonio (e don Nicola, già che ci siamo)? Ma se il cavallo lo separiamo dal padrone è destinato a diventare un ronzino. FINE della LETTERINA .



 Redazione

 

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