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21/11/2010

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IL GARGANO NAUFRAGO IN UN LIMBO DECISIONALE

Clicca per Ingrandire Diciamola tutta. Che a gestire le strutture aeroportuali pugliesi fosse un’unica società, ieri la Seap e oggi Aeroporti di Puglia (AdP), poteva essere una formidabile opportunità, in grado di garantire un razionale coordinamento delle attività e un’adeguata crescita per ciascuna di esse. Alla luce dei fatti, invece, si è rivelata un maledetto limite. Anzi una vera e propria “catastrofe” per le sorti del sistema di aviotrasporto della Capitanata in generale e del Gargano in particolare. Un sistema che paradossalmente, in una regione lunga oltre 400 chilometri, fa perno sui due aeroporti di Bari e Brindisi distanti fra loro solo 90 chilometri, anchilosando le ali di Foggia e Grottaglie e impedendo a destinazioni turistiche estremamente attraenti, dal potenziale ricettivo considerevole, di prendere il volo nella riqualificazione di un’offerta funzionale alle ambizioni programmatiche dell’intera regione.

In un limbo decisionale dalla marcata atmosfera dantesca, per 35 anni lo spreco di risorse attorno al “Gino Lisa” di Foggia è stato ingente. L’alternarsi di competenze mediocri piuttosto inquietante. I risultati nulli. Trentacinque anni che lo stillicidio di soluzioni-tampone crea illusioni, accende speranze e mortifica delusioni di operatori, viaggiatori, pellegrini, turisti e uomini d’affari. Trentacinque anni che sulla traiettoria di una pista insufficiente e inadeguata si trova e si sviluppa il complesso sanitario degli Ospedali Riuniti. Un “gioco delle tre carte”, sul tavolo soprattutto del Gargano, che si perpetua drammaticamente. Contorni della vicenda che continuano a spaziare nel tragicomico con sconvolgente disinvoltura.

Ne è prova la recente performance messa in scena da Aeroporti di Puglia, Camera di Commercio e Provincia di Foggia. E’ bastato che si cominciasse a paventare un sollecito concreto verso la realizzazione di una pista ortogonale a Foggia, più lunga e capace di far atterrare capienti aeromobili di ultima generazione, o che si materializzasse una pressione più incisiva per la soluzione immediata dell’utilizzo dell’aeroporto militare di Amendola, per far rispolverare e rendere frettolosamente finanziabile l’improbabile progetto di allungamento della vecchia pista. Quella verso l’ospedale, il cui corollario prevede una serie di espropri immobiliari (con relativi contenziosi) e un’estensione limitata, utile alla mera miglioria di arrivo di macchine da 50 a circa 100 posti.

Un “incrocio parallelo” colto dai sindaci del Gargano, da sempre alle prese con miraggi chimerici come l’aeroporto o l’ospedale. E’ in atto, lamentano, una sorta di processo di “tremitizzazione” del Promontorio. Il Gargano, per quanto suggestivo e affascinante, non può e non vuole essere relegato ad appendice dell’Arcipelago delle Tremiti. Inconcepibile che un agglomerato ricettivo sul quale potrebbe giocarsi il consolidamento della vocazione turistica di una Puglia in controtendenza, nonché quella naturalistica di un’area che vorrebbe puntare di più sulla riqualificazione delle sua offerta alberghiera, non possa contare su un presidio ospedaliero più accessibile e su una infrastruttura vitale come un aeroporto sostenibile.

“Amendola per la Puglia” è una battaglia che i sindaci vogliono mantenere “trasversale”. Troppo importante per il futuro del loro territorio, per farne un vessillo di parte. La richiesta di utilizzo temporaneo d’un tratto di pista di Amendola è perseguibile. Il decreto di classificazione degli aeroporti militari italiani è per sua stessa previsione “modificabile”. Anche Pisa ha conservato lo status privilegiato di “Main Operating Base” (MOB), ma sulle sue piste atterrano la bellezza di oltre quattro milioni di passeggeri civili l’anno (contro i sessantamila del “Gino Lisa”). Se in periodo di guerra è giusto mettere a disposizione militare gli scali civili, sarà pur tempo che alle autorità aeronautiche si chieda di trovare il modo di contribuire, coi loro insediamenti, alle esigenze strategiche di sopravvivenza dei territori circostanti.

Il Gargano non intende rimanere isolato. Vuole vivere fino in fondo la sua prerogativa di Promontorio, essere pertanto ben collegato al suo entroterra, alla sua straordinaria capacità d’attrazione ed essere “assertivamente” funzionale alle sorti dell’intera destinazione Puglia.

Antonio V. Gelormini


 Redazione

 

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