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13/11/2010

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CROLLA POMPEI… CROLLERÀ CALENA?

Clicca per Ingrandire Non è solo Pompei che sta crollando (foto del titolo, la Domus dei Gladiatori ripresa dal Collegium Juventutis Pompeianae; ndr). A Peschici, un'antica abbazia benedettina, Santa Maria di Càlena, sta lentamente morendo senza che popolazione e istituzioni muovano un dito per salvarla veramente. Le perentorie ingiunzioni inviate ai proprietari dalla Soprintendenza regionale dopo il crollo del tetto dell’abside avvenuto nel mese di giugno 2009 sono rimaste sulla carta... E i soldi promessi appaiono e scompaiono come il gioco delle tre carte... Che tristezza infinita...

Eppure Càlena non è soltanto una ‘chiesa di Peschici’: è una delle più antiche abbazie italiane, costruita secondo Pietro Giannone nell’872 d.C.: 1138 anni di vita non sono uno scherzo per un monumento che ha sfidato indenne acqua, vento, sole, neve, fino al 1943, quando la copertura lignea della navata centrale della “chiesa nuova” crollò non per un’incursione aerea, ma per vetustà. Diciamo meglio: per incuria nell’ordinaria manutenzione del tetto.

“Salviamo Kàlena da un’agonia di pietra!” fu l’appello lanciato l’8 settembre 2002 nel convegno organizzato a Peschici dal Centro Studi Martella. Fu l’avvio di una battaglia civile che non si è mai fermata. Si fermerà soltanto quando sarà posta la parola fine. Soltanto quando l’intera abbazia di Càlena resusciterà nella sua interezza.

Un monumento importante, Santa Maria di Càlena, segnalato fin dal 1904 da Emile Bertaux, uno dei più importanti storici dell’arte del mondo, che nel monumentale volume “L’art dans l’Italie méridionale” le dedicò alcune pagine, inserendovi anche prospetti e disegni della seconda chiesa. Se la prima, con le cupole in asse, si inserisce nel solco della tradizione pugliese, la “chiesa nuova”, che si addossa all’edificio più antico e ne prosegue l’orientamento, è costruita secondo modelli architettonici di vasta circolazione europea ed extraeuropea.

L’originale struttura si rifà infatti a modelli costruttivi giunti dalla Francia, precisamente dalla Borgogna, nei regni crociati e reimportati in Europa dalla Terra Santa da maestranze itineranti di scalpellini che percorrevano nei due sensi la “Via Francigena”, con tappe al Santuario dell’Arcangelo e al porto di Siponto. Sullo scorcio del 12° secolo, queste tipologie architettoniche si diffusero, oltre che a Càlena, nelle abbazie di Monte Sacro, Pulsano e in alcune città come Monte Sant'Angelo, Barletta, Molfetta, Lecce, Otranto dove transitavano pellegrini e crociati.

Nonostante la perdita dell’abbazia di Monte Sacro, la più ricca delle sue dipendenze in agro di Mattinata, fra la fine del 12° secolo e gli inizi del 13°, Càlena possedeva consistenti beni immobili. Controllava oltre ai pascoli, i diritti di pesca sul lago di Varano, mulini sui piccoli corsi d’acqua nella zona di Montenero, Rodi e Vico, e alcune saline nei pressi di Canne, tutti elementi di fondamentale importanza nell’economia medievale. Avere possessi sulle rive del lago di Varano era un privilegio ambìto e Càlena lo controllava tutto, con la postazione dei suoi monaci di san Nicola Imbuti, nella zona dell’ex Idroscalo.

Le anguille copiose del Varano costituivano una risorsa per le mense monastiche che non conoscevano la carne. Questa fu una delle ragioni per cui anche alcuni monasteri lontani, come Montecassino e Cava, cercavano di procurarsi delle “pescherie” nei laghi costieri garganici. Alle soglie del 1400 Càlena, dopo secoli di effettiva indipendenza, non riuscì a sottrarsi all’ormai generalizzato istituto della “commenda”, poi fu annessa nuovamente all’abbazia di Tremiti (1445-1446).

La comunità benedettina fu sostituita dai Canonici Regolari Lateranensi, da alcuni decenni insediati nell’arcipelago, che riorganizzarono le sue ancora consistenti proprietà fondiarie e ricostruirono le fabbriche conventuali che oggi sono ancora in piedi, finora protette, solo sulla carta, dalla normativa sui beni culturali. Un monumento nazionale, Càlena, fin dal 1951. Un bene culturale di pregio inopinatamente dismesso. Per troppo tempo. Rimosso dalla memoria collettiva e “mai” realmente tutelato dall’organismo preposto: la Soprintendenza di Bari.

Un bene che appartiene non solo alla Capitanata, ma alla Puglia intera e va restituito alla pubblica fruibilità anche dei turisti di tutto il mondo che ogni anno scelgono Peschici come luogo di vacanza non solo per il suo mare, per il suo sole e il suo paesaggio, ma anche per la sua storia e le sue tradizioni. Le testimonianze della presenza monastica sul territorio del Gargano Nord sono oggi un patrimonio di memorie in gran parte sconosciuto ai più. E’ necessario intervenire con urgenza, per evitarne la scomparsa.

Come l’abbazia di Càlena, versano oggi in uno stato di totale abbandono e decadenza tutte le antiche abbazie garganiche da essa dipendenti: solo un tempestivo intervento di ristrutturazione potrebbe salvarle da un irreversibile degrado. Cosa aspettiamo? Che crollino completamente, come la casa dei gladiatori di Pompei?

Teresa Maria Rauzino



 FB (foto ilgazzettinovesuviano.com)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 14/11/2010 -- 21:51:32 -- ANTONIO

Cara Teresa oggi non è solo la casa dei gladiatori di Pompei che crolla bensì è tutta la società italiana che è a rischio perdita di integrità in quanto è in crisi di valori e dunque in uno stato di degrado i cui effetti si vedono nel fenomeno della divisione e dissoluzione della Famiglia. E' tutto un crollo quando i cattivi modelli minano un vivere civile e sereno di uno Stato.

-- 14/11/2010 -- 22:09:28 -- ANTONIO

Uno Stato debole non si regge nemmeno in piedi. I Governi malati indeboliscono ogni cosa. I Sistemi in crisi sono i primi che poi crollano, ovvero cadono. L'impoverimento dei valori rende fragili le famiglie, ovvero le fondamenta del Potere d'intervento e di coesione. E se poi alle case (nuclei familiari), che nell'insienme formano la società e lo Stato, aggiungiamo anche una Scuola impoverita, senza mezzi o fondi, ovvero in crisi, difficile poi diventa anche ogni compito di buonsenso ed impegno al fine di salvare ogni cosa. Senza conservazione del passato, tutela del presente, o impegno per costruire vero futuro non resta che il riscontro del vedere brutti fatti di cronaca e macerie. Difendere i Valori è come puntellare prima e restaurare poi ogni monumento. Perchè solo così si hanno la forza ed i mezzi per Salvare uno Stato e con Esso tutto il Suo Patrimonio, compreso Calena.

-- 14/11/2010 -- 22:42:12 -- ANTONIO

Seguire e far trionfare la Verità è la strada-indicazione che porta a non perdersi ed a non perdere o a non abbandonare i Valori. I Valori sono proprio quei mezzi o strumenti che rendono fattibile ogni intervento o concreta ogni volontà d'azione, specie da parte dei Politici. I Politici privi di valori e contrari alla verità sono lontani dai problemi e svogliati a risolverli.

-- 14/11/2010 -- 22:59:14 -- ANTONIO

Tra le verità posso dire che è pregevole il Tuo impegno, Cara Teresa.

-- 14/11/2010 -- 23:02:57 -- ANTONIO

Speriamo che ci siano salvezze e non crolli, per il bene di Calena e di tutte le testimonianze-tesori dell'Antichità. La Storia è come la Fede, non bisogna perderla.

-- 14/11/2010 -- 23:08:34 -- ANTONIO

Pena:il buio!

-- 19/11/2010 -- 19:34:32 -- ANTONIO

19 Novembre 2010 In un quadro di crisi generale le cronache ci informano che: oggi è crollato anche l'antico portale architettonico, risalente al 1450 (XV secolo), posto all'entrata della sacrestia del santuario di Maria SS. d'Alemanna, presso Gela. Dopo la Domus dei gladiatori di Pompei un'altro monumento si è sbriciolato per l'incuria e l'abbandono. Un crollo annunciato perchè sebbene era stato chiesto più volte il restauro del monumento storico ad opera di un comitato di cittadini nulla è risultato fatto da parte di chi di dovere.

-- 19/11/2010 -- 19:50:22 -- ANTONIO

E che dire dei disastri annunciati? Frane,alluvioni,etc. etc. quando si registrano anche perdite di vite umane? Ci troviamo sempre di fronte all'assenza di prevenzione, mancati controlli, omissioni e qualsiasi forma di mancanza di buonsenso e di mancanza di volontà di intervento. In tali casi è evidente poi il rimpallo delle responsabilità e lo scarica barile delle vergogne. Ecco perchè ci vuole più serietà (valori) nella società e più senso di responsabilità nelle Istituzioni.

-- 19/11/2010 -- 20:01:30 -- ANTONIO

In altri termini ci vuole più sensibilità e competenza-preparazione- in capo a chi rappresenta il Pubblico e le Funzioni pubbliche, quali soggetti predisposti a capire ed comprendere i problemi e le relative gravità ed urgenze ed a dare loro soluzioni o trovare rimedi, e non al contrario soliti a superficialità e stucchevoli atteggiamenti di poco interesse ad agire o svogliati nell'esercizio dei loro doveri o compiti. E' noto a tutti un pò il fenomeno o il malcostume di tanti dipendenti pubblici che spesso sono solo capaci il 27 di ogni mese a presentarsi senza alcun ritardo o indugio agli sportelli degli Istituti di credito per riscuotere lo stipendio istituzionale loro assegnato per legge come controprestazione o riconoscenza del loro impiego fisso anche se poco produttivo. Poi vi è un'altro problema o fenomeno quello della mancanza-assenza di risorse causato dallo spreco e dall'inefficienza del Sistema "Paese Italia".

-- 19/11/2010 -- 20:39:37 -- ANTONIO

A volte sembra che nessuno veda ciò che vedono tutti. Ovvero capita di trovarsi in situazioni di avere sensazione che non viene visto ciò che è invece di cognizione e dominio pubblico. Il che è del tutto strano ed inaccettabile. Il fatto più grave è quando ad tenere un tale atteggiamento sono proprio gli Enti o gli Organi che invece dovrebbero svolgere funzioni di controllo e di intervento ai fini della prevenzione, cura, e soprattutto della tutela del bene o patrimonio pubblico, e non agire con superficialità e con poco o scarso interesse ad impegnarsi scongiurare l'abbandono ed il degrado .

 
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