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10/11/2010

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RITRATTO DI PERSONAGGIO

Clicca per Ingrandire La sorpresa è la nuova dimensione internazionale del personaggio, che è soprattutto persona, ma nel contempo è diventato un vero e proprio brand. Un brand vincente, accattivante e decisamente innovativo, che identifica Nichi Vendola e la Puglia in un unico orgoglioso cammeo al centro delle attenzioni e delle analisi politico-sociologiche di mezzo mondo. Dalla Gran Bretagna un conquistato Bill Emmott, scrittore inglese e già direttore dell’Economist, sulle colonne del Times ne esalta l’efficace esperienza di governo: tutta centrata sul tentativo di mettere in circuito green economy, impresa creativa, industria e ricerca. Anche se poi ne contesta l’appoggio appassionato a Fiom-Cgil, contro l’accordo sindacale alla Fiat di Pomigliano d’Arco.

Da Parigi è un coro d’ammirazione per l’azione politica del governatore e del relativo contesto regionale, la cui “modernitè èlègante” si rispecchia nella personalità di un leader che la sinistra francese farebbe immediatamente suo, se solo potesse. E che trova una declinazione tangibile nella mostra al Petit Palais di una Puglia che ora affascina, anche attraverso la luce e le tele impressioniste di Giuseppe De Nittis giunte da Barletta. Addirittura d’oltre Oceano, dalla California, l’ex governatore Arnold Schwarzenegger lo invita a essere membro fondatore di una nuova organizzazione internazionale per combattere i cambiamenti climatici e a intervenire come protagonista al 3° Global climate summit dei governatori alla University of California di Davis. Tanto Vendola è percepito a livello mondiale come leader e amministratore che si è distinto per l’attività ecologica.

Un carisma che inorgoglisce la platea congressuale di Firenze, particolarmente affollata, e all’unanimità gli affida la guida del nuovo partito “a tempo” (Sinistra ecologia e libertà), confermando di essere pronta al cammino col “presidente non di un piccolo partito, ma di una grande speranza”. Quella piuttosto ambiziosa di farsi seme “buono” e fecondo, destinato a morire, per dar vita a una nuova Sinistra. La Sinistra del futuro. Quella che esce dai raccolti confini domestici e si fa capace di sporgersi sulla prospettiva più ampia dell’Europa. “Affacciarsi oltre il ’900 come portatori di una domanda nuova”, ha esortato il neo-presidente, facendo perno sulla “pietra angolare del lavoro”, per diventare artefici di “una straordinaria strategia politica del cambiamento”. In un Paese che cavalchi con personalità i processi di modernizzazione nel “globus”, e recuperi la forza e la suggestione della bellezza, quale patrimonio intrinseco d’identità nel caleidoscopico mosaico italiano del “locus”.

Per parlare di “modernità” e “bellezza” la scelta di Firenze, antologia elegante e critica di entrambe, non è stata casuale. La città più internazionale, più illuminata e più artistica d’Italia è anche “agorà” ideale e attuale per il confronto ideologico e programmatico col Partito Democratico: l’interlocutore più diretto, complementare e indispensabile nel disegno politico di Nichi Vendola. Che proprio nella città di Palazzo Vecchio fa leva sugli esempi lungimiranti di Giorgio La Pira, Aldo Moro, Antonio Gramsci e Altiero Spinelli per allargare il fronte del dialogo, invitando a “trovare le parole per costruire comprensione”, a coltivare la pratica “dell’approfondimento analitico” e rifuggire “la logica dei veti e la veemenza polemica”.

La vitalità del “rivoluzionario gentile” diventa contagiosa. Passo e cadenza innovativi sono percepiti con crescente ed entusiasmante facilità. D’Alema, a confronto, sembra aver perso da un pezzo la bussola della Sinistra. Da tempo gli viene difficile cogliere il vento, e avanza ostinatamente di bolina verso un Centro che, giorno per giorno, è sempre più crocevia politico improbabile di approdi senza rotta e di naufraghi senza speranza. I messaggi ecumenici al Centro diventano allora inviti dal sapore kennediano a come contribuire per rafforzare le virtù di “una modernità quale connessione tra lavoro, sapere e libertà”. Per Nichi Vendola la modernità non può essere altro che “la globalizzazione che cerca di attestare il Paese su standard di civiltà e libertà. Perché se il profitto del privato non incrocia la ricchezza sociale, quella che si accumula è ricchezza distruttiva”. Con buona pace di Marchionne e di chi la pensa come lui. Ai quali, comunque, il governatore pugliese non chiude la porta in faccia, ma li stimola evangelicamente “a rendere il nostro confronto più penetrante e arricchirci delle nostre reciproche divergenze”.

Centralità della relazione sociale, libertà, relazione con la natura e relazione fra uomo e donna sono le declinazioni della “modernità” secondo Nichi Vendola, che lungo il suo cammino da leader vede crescere costantemente sostegno, consensi e apprezzamenti, anche da larghi settori antagonisti. “Bollenti spiriti”, “Apulia Film Commision”, “Puglia Sound System” sono solo alcuni dei risultati innovativi dell’azione amministrativa della sua squadra di governo, che continuano a tenere la Puglia e lui stesso in primo piano sul palcoscenico internazionale della politica e dell’economia. “La bellezza salverà il mondo”, diceva Dostojevskij. E la bellezza a cui fa riferimento Nichi Vendola è quella propedeutica a una buona politica: “Il centro di una straordinaria strategia politica di ripensamento della Sinistra”. Una bellezza etica, morale e sociale, prim’ancora che estetica. Antidoto efficace per venir fuori dalle spire ammalianti e culturalmente micidiali del berlusconismo.

“La bellezza dei bambini di Taranto, che scrivono dell’insopportabile inquinamento e delle morti per cancro. La bellezza dello sguardo profondo di alcuni amici non vedenti, o quella della trasformazione della disabilità in diversa abilità. La bellezza di ogni condizione atopica, cioè di non luogo. Quella di ogni emarginato. La bellezza stigmatizzata da Oscar Wilde (foto del titolo; ndr): l’amore che non osa definire il proprio nome. La bellezza delle relazioni. La bellezza del curare l’ambiente naturale. La bellezza della vita nuda di ogni essere vivente (seme o persona che sia), che non vuole essere mercificata. La bellezza dell’accogliersi tra generi e generazioni. La bellezza del custodire per trasmettere nel futuro. La «‘bbellezza» d’immaginare che il presente non sono solo le sabbie mobili della precarietà diffusa, ma di far tesoro del passato, sapendoci congedare dal passato, per proseguire in quel cammino da sempre caratterizzato dalla nostra irriducibile nostalgia del futuro”.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 02/01/2011 -- 18:59:05 -- MATTEO

VORREI COMPLIMENTARMI CON IL SIGNOR GELORMINI PER L'ARTICOLO SU NICHI VENDOLA, POLITICO CHE IL MONDO CI INVIDIA. ORMAI SONO MOLTE LE CONSULENZE CHE FA IN GIRO PER IL MONDO. L'UOMO POLITICO NUOVO CHE SA PARLARE ALLA TESTA E AL CUORE DELLA GENTE, ACCOMUNA GLI IDEALI E I PRINCIPI DI UGUAGLIANZA. SOLO L'EGOISMO FA SI CHE SIA DISCRIMINATO. PER NOI PUGLIESI E' UNA RISORSA. QUANDO I CITTADINI CAPIRANNO CHE IL CONCETTO DI PATRIA E' QUELLO CHE CI PERMETTE DI VIVERE IN UN LUOGO DOVE NON VIENE INFLITTA L'UMILIAZIONE E SIA RISPETTATO LA NATURA

 
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