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05/11/2010

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IL DESTINO “CUCITO” COME UN ABITO SU MISURA

Clicca per Ingrandire “La sartoria italiana è la migliore, tu hai primeggiato sui migliori sarti italiani quindi sei il più grande sarto del mondo”. Quando una giornalista tedesca gli ha rivolto queste parole, Michele Mescia ha capito che aveva realizzato il suo sogno. Ago, filo, metro e tanta stoffa per modellare il proprio destino come un abito su misura. Aveva 10 anni quando suo padre decise che era arrivato il momento di andare via da Orsara di Puglia. Arrivato nel Torinese, il piccolo si beccò subito la polmonite. Ci volle un po’ di tempo, ma le prime pesanti difficoltà non fiaccarono la determinazione dei Mescia ad andare avanti.

Dopo la prima abitazione umida e malandata, arrivarono una casa più confortevole e qualche spiraglio di luce conquistato con lavoro e sudore. Michele era un bimbo vivace, irrequieto, bisognava trovare qualcosa che potesse incanalarne energie e creatività. Papà Francesco pensò che quel ragazzino dovesse imparare un mestiere. Il futuro ‘sarto dei presidenti’ aveva undici anni quando cominciò a fare l’apprendista in una bottega d’abiti. Gliene servirono altri sette per vincere la borsa di studio come ‘miglior lavorante d’Italia’ e superare le perplessità di suo padre su un lavoro insidiato dall’avanzare dell’industria degli abiti realizzati in serie.

Michele non cede, va avanti. Una progressione inarrestabile, ambiziosa e cocciuta che nel 2004, davanti a quella famosa giornalista tedesca e agli inviati delle più importanti riviste di moda del mondo, lo porta a vincere le “Forbici d’Oro”, riconoscimento dell’Accademia Nazionale dei Sartori. Ha tagliato e cucito abiti per il presidente della Fiat John Elkann, per i presidenti della Rai, della Ferrari, della Piaggio. “Un giorno ero a pranzo con Alain Elkann - ricorda. - Ci raggiunse la notizia che il nostro comune amico, Enzo Siciliano, era diventato presidente della Rai. Dissi ad Alain che anche lui sarebbe diventato presto presidente”. Di lì a poco, Alain Elkann fu chiamato a presiedere la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, poi a reggere la presidenza della Fondazione CittaItalia. “I miei amici dicono che chi viene da me e non è presidente poi lo diventa”.

Artista, maestro, amuleto, sarto dei presidenti, lo hanno definito e soprannominato in tanti modi in questi anni. Di lui hanno scritto “La Stampa”, “Panorama”, “Il Sole 24 ore”, “Il Messaggero”, e a tutti ha risposto nella stessa maniera: “Ero e resto un artigiano, anzi, ‘nu cusutore’, come si dice al mio paese”. “Io sono orsarese - dice. - Il 1° novembre anche qui a Torino abbiamo festeggiato i Fucacoste, mangiando la ‘muscitaglia’ e ritrovandoci insieme fra amici. A Orsara di Puglia c’è ancora la macelleria della famiglia Mescia e io, dopo un lungo periodo di assenza, in paese ci torno ogni volta che posso. Seguo con attenzione il percorso intrapreso negli ultimi anni e sono contento che oggi si parli in tutta Italia di quanto di buono e di eccellente viene prodotto da noi orsaresi”.

Michele ha un figlio. Gli ha dato il nome di suo padre. “Francesco ha 38 anni. Ha visitato Orsara di Puglia e ne è rimasto entusiasta, soprattutto del vino”. Nel 2008, ‘il sarto dei presidenti’ è tornato sui Monti Dauni per partecipare alla presentazione del libro fotografico che il suo amico Nicola Tramonte ha dedicato a Orsara di Puglia. “Per me - spiega - quel libro è un po’ come la mia carta d’identità: ci sono le immagini che ho portato e porto dentro di me. L’ho regalato a un amico dicendogli: questo libro sono io, questo è il mio paese, questa la mia gente, queste le strade dove ho cominciato a camminare”.

In un’intervista rilasciata a “Piemonte Mese” per illustrare il suo rapporto con Orsara, ‘lu cusutore’ ha preso in prestito le parole di Cesare Pavese in “La luna e i falò”: “Un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”. Ago, filo, metro al collo, alle spalle un calendario con le immagini del suo paese. Michele disegna, taglia, cuce, crea sogni comodi e lo fa nel cuore di Torino, nella sua bottega di alta sartoria in via Bertola, fra Piazza Castello e Piazza San Carlo. Entro il 2011, la sua vita sarà il capitolo di un libro scritto a quattro mani dal giornalista Emanuele Franzoso e da Claudio Cericola, presidente dell’Associazione Orsaresi di San Mauro Torinese. “Da grande vincerò le Forbici d’Oro”. Il sogno bambino di Michele si è realizzato, non è stato ‘comodo’, né facile, ma quell’aspirazione da orsarese talentuoso e cocciuto ha trasformato ‘lu cusutore’ nel miglior sarto del mondo.

 Uff. Stampa Comune Orsara di Puglia

 

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