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03/11/2010

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UN DECISO “COLPO DI RENI”

Clicca per Ingrandire I ritornelli si susseguono da oltre un terzo di secolo, i temi accumulano variazioni senza limiti, arie e accordi si intrecciano in maniera fantastica, ma il motivo melodico di un aeroporto dimezzato, come il “Gino Lisa” di Foggia, non cambia. Sempre lo stesso, sempre confuso e purtroppo ripetutamente inconcludente. Al di là di tutte le buone intenzioni, i suggerimenti, gli auspici, i progetti, le decisioni sui prolungamenti o sulle piste parallele, ortogonali, tangenziali o incidentali che siano - tutte soluzioni comunque a effetto differito, dopo oltre trentacinque anni di “chiacchiere” - è arrivato il momento del coraggio per sostenere una smarrita e diffusa credibilità istituzionale, a cominciare dalla stessa Regione Puglia.

Inutile girarci intorno. L’analisi è inclemente. I problemi del Gargano non saranno mai risolti dall’attuale “G. Lisa”. Così com’è, quell’aeroporto non potrà mai essere l’aeroporto del Gargano. Meglio sarebbe allora un’azione consorziata, per fare propria e rilanciare formalmente e temporaneamente la risorsa Amendola tra Foggia e Manfredonia. Iniziativa già a suo tempo avviata dalla Camera di Commercio del capoluogo dauno. C’è bisogno di una soluzione “a effetto immediato”. Le strutture ricettive del Gargano chiedono di poter migliorare i loro indici di occupazione a breve e non fra dieci anni.

Pertanto, l’appello all’assessore Silvia Godelli è che proprio la Regione faccia sentire la propria voce, insieme ai soggetti istituzionali, economici e operativi locali, per rendere autorevole la richiesta di utilizzo, sia pure dell’ultimo tratto di pista e del più remoto cancello di accesso (magari anche con trasferimenti blindati da un check-in fatto altrove) dell’aeroporto di Amendola. Da anni la cosa è possibile nell’aeroporto di Ovda, nel deserto del Neghev, cuore del Servizio di Sicurezza di Israele. Scusate se è poco. Da alcuni mesi è possibile anche a Comiso, in Sicilia, dove la recente parziale conversione dell’aeroporto militare in infrastruttura per il servizio civile, ha aperto prospettive insperate fino a qualche tempo fa.

Chi avrebbe mai immaginato che quella base militare, così strategica per l’ubicazione nevralgica e per gli assetti tecnico-bellici presenti, potesse in così poco tempo risolvere i problemi di ricettività aerotrasportata della costa meridionale dell’isola? Il rilancio delle destinazioni balneari sul Canale di Sicilia e di comprensori storico-artistico-culturali come la Val di Noto, la valle dei Templi e gli insediamenti archeologici di Piazza Armerina, troppo a lungo penalizzati dalla lontananza degli aeroporti di Catania e Palermo, è finalmente assicurato. Se è stato possibile per Comiso è legittimo poterlo sperare anche per Amendola.

Se vogliamo, qui si potranno misurare forza politica e capacità organizzativa e amministrativa di una classe dirigente locale che volesse davvero imprimere una svolta alle sorti della Capitanata. Soluzione se si vuole temporanea, quella di Amendola, in attesa di una disponibilità adeguata del “Gino Lisa”. Porsi obiettivi ambiziosi potrebbe finalmente aiutarci a crescere e diventare protagonisti pro-attivi dei nostri destini. Ma è necessario un deciso “colpo di reni” per riuscire a capovolgere le sorti di una partita che ci vede partecipanti passivi da troppo tempo. Dio solo sa quanto sia urgente per la Capitanata, per tutti noi e per l’intero Mezzogiorno.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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