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17/10/2010

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IL GLORIOSO PASSATO VILIPESO E OFFESO

Clicca per Ingrandire L’approfondita analisi di www.medievale.it pubblicata dal Quotidiano di Foggia ci fa comprendere quanto l’uomo di oggi se ne infischi di chi lo ha portato alle attuali condizioni, dimostrando il menefreghismo più totale e l’indifferenza più vergognosa al punto da trasformare una testimonianza del nostro passato finanche in una discarica. Invitiamo i nostri lettori a visionare anche le riprese effettuate dalle Sentinelle (Franco Cuttano, Guido Iozzi e Fabio Granato) postate in categoria VIDEO della SETTIMANA che denunciano l’abbandono di un bene architettonico di rilevante interesse per favorire la più aberrante delle speculazioni edilizie.

«Che la masseria Pantano abbia una nobilissima origine lo sostiene un sito di indubbia serietà scientifica come www.medievale.it che non ha dubbi. Non soltanto la Masseria venne fatta realizzare da Federico II, ma il manufatto rappresenta uno dei più significativi gioielli che la fertile mente dell’imperatore svevo ebbe a concepire e rappresentò addirittura un capolavoro di ingegneria idraulica. L’articolo conferma una tesi molto nota: Federico II eresse Foggia a “inclita sede imperiale” e amò molto il capoluogo dauno “perché qui poteva, al centro di una corona di castelli, torri e opere difensive - si legge nel sito - costruire il suo leggendario palacium di Foggia e alla cui periferia sorgevano le due perle dei suoi sollazzi: San Lorenzo in Pantano ed l’Incoronata”. Ed ecco San Lorenzo in Pantano!

«Per alimentare la reggia, l’imperatore utilizzò le acque che scorrevano in un torrente vicino San Lorenzo in Carmignano (l’odierna zona del Salice). Secondo www.medievale.it le acque “inizialmente scoperte, venivano convogliate appositamente per superare il dislivello di quota esistente tra la valle di Carmeianum ed il “Pantano”, per poi ritornare alla luce. “Le stesse acque, quindi, andavano ad alimentare questo bacino, che veniva così trasformato in un lago artificiale e sul cui versante esposto a mezzogiorno Federico II costruì la sua “domus o villa di San Lorenzo in Pantano”.

«La letteratura e le fonti (vedasi Bertaux, Haseloff, Willemsen, Jamsilla e G. Villani) ci comunicano che qui, grazie a quest’opera idraulica, Federico II istituì il parco dell’uccellagione, o vivarium, e il lago, così creato, le sue riviere (le riviere al contrario delle rive prevedevano lo sfalcio dell’erba) e i boschi circostanti andarono a costituire il primo esempio di parco naturale suburbano.
Questo “locum solaciorum” era ben diverso dagli altri ‘loca’, dove l’elemento acqua invece era rappresentato senza dubbio da fontane, vasche, canali e giochi d’acqua. Bisogna aggiungere che anche qui era presente una vasca di pregevole fattura, fatta rimuovere nel 1317 da Roberto d’Angiò. Egli ne fu talmente attratto che molto probabilmente andò ad abbellire il parco di Castel Nuovo a Napoli e questa “concam unam marmoream sistentem in palacio Pantani” trova poi riscontri nelle vasche esistenti nelle moschee islamiche.

«In San Lorenzo in Pantano, per la prima volta l’acqua non è più elemento decorativo, ma componente essenziale del paesaggio naturale. Un così ampio specchio d’acqua permetteva, oltre alla realizzazione di un vivarium o parco dell’uccellagione o giardino zoologico (immaginate quanti animali lo stesso Federico II abbia portato con sé al ritorno dalla Terra Santa) e di un’immensa riserva d’acqua per la stagione estiva, anche di vivere tutta una serie di emozioni e di gioie dall’osservazione riflessa del cielo di giorno e di notte, alla contemplazione spirituale, dalle feste ricche di fascino, di danzatori e musicanti alla cura del corpo e all’esercizio fisico del bagno, singolo o di gruppo e il cui rituale Federico II importò come uso dal Medio Oriente, che certo non disprezzava visto la sua personalità edonistica.

«Intorno alle riviere di questo “pantano” egli stesso doveva organizzare i suoi ricevimenti all’aria aperta, come nella stessa villa doveva accogliere i regnanti e coloro che si recavano a fargli visita, e gli artisti, i mercanti e le genti d’Oriente, vista anche la predisposizione del luogo a essere utilizzata per mettere su capanni di stoffa e tende come nell’uso delle genti nomadi ottomane”.»



 Redazione

 

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