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05/07/2010

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SOS CHIESA DI SANTA BARBARA

Clicca per Ingrandire Osteggiata dal padre Dioscoro, la giovane Barbara fu rinchiusa dapprima in una torre e poi martirizzata. Fatta Santa dalla cristianità, il suo culto si diffuse presto dalla città di Nicomedia in Bitinia, sua terra di origine, in tutto il Mediterraneo. In origine, proprio una torre, forse di vedetta, come tante altre sulla costa garganica, con annesso un oratorio, costituì il primo nucleo della chiesa di Santa Barbara, posta nell’omonima baia nei pressi del comune di Rodi Garganico, a guardia di un piccolo feudo e un antico scalo utilizzato prima dai Cavalieri Templari poi passato a quelli di Malta, cui appartenne fino ai primi anni dell’Ottocento.

La chiesa è già citata nell’XI secolo tra le proprietà del monastero di Santa Sofia di Benevento, passò poi ai Templari e quindi all’Ordine di Malta, presso la cui Curia Generalizia di Roma si conservano ancora decine di documenti sulla storia di questa chiesa di Rodi Garganico. Altre interessanti testimonianze storiche sono depositate fra le carte dell’Archivio di Stato di Foggia dove, in particolare, in un incarto settecentesco, è conservata un’antica pianta del luogo, con la precisa indicazione della torre e della chiesa.

I Cavalieri di Malta, col tempo, diedero in commenda questo piccolo feudo garganico e dedicarono i loro sforzi a bonificare con terrazzamenti e canali di scolo il terreno intorno a Santa Barbara, convogliandovi le acque di alcune sorgenti e utilizzandole per la coltivazione di magnifici giardini di agrumi. Oggi, però, il sacrificio e il lavoro di tanti anni e dei Cavalieri di Malta è stato completamente distrutto da una massiccia cementificazione che ha caratterizzato l’area in questi ultimi anni. Purtroppo, a questa frenetica attività edilizia non è corrisposto un altrettanto interessamento per la chiesetta di S. Barbara e pian piano, quasi vittima di una oscura volontà distruttrice, l’edificio religioso ha subìto dapprima l’asportazione del portale d’ingresso e poi il definitivo crollo della facciata e del tetto.

Oggi questa preziosa testimonianza storica, di cui resta su un muro lo stemma di uno degli abati commendatari, è totalmente abbandonata e la sua ruderizzazione sembra ormai inarrestabile (le foto di Domenico Sergio Antonacci, “detective fotografico” per antonomasia, la testimoniano a sufficienza; ndr). Peraltro, la zona, distrutto il prezioso lavoro di contenimento e canalizzazione delle acque fatto realizzare dagli abati commendatari dell’ordine di Malta, è interessata da un pericoloso movimento franoso che ha già fatto dichiarare inagibili molte villette.

… Forse è la natura che si riprende il suo!

Carmine De Leo


 FB (foto Domenico Sergio Antonacci)

 

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