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30/05/2010

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PARCO DEL GARGANO: CHE SUCCEDERÀ?

Clicca per Ingrandire La tempistica del neocommissario dell’Ente Parco del Gargano, Stefano Pecorella, che ha dato un nuovo impulso al percorso del Piano, se da una parte è indiscutibilmente apprezzabile, sull’altra faccia della medaglia c’è - da non dimenticare - la complessità che porta ragionevolmente a dire: nella più ottimistica delle previsioni, il Piano potrà vedere la luce non prima del 2012.

Infatti, la legge prevede che i passaggi da Regione a Enti Locali, e a tutti gli altri soggetti che possano avere interesse, abbiano un arco di tempo abbastanza consistente. Se poi, a tutto ciò si aggiunge che gran parte dei sindaci dei diciotto Comuni che fanno parte dell’ente parco ha da sempre valutato penalizzante per il territorio le linee guida che sorreggono l’impalcatura dell’Agriconsulting di Roma (società che ha redatto la bozza di piano su incarico della giunta dell’Ente guidata dall’allora presidente Matteo Fusilli), non si può certamente ipotizzare che i prossimi passi potranno essere spediti.

I sindaci, nell’ultima riunione della comunità del parco, diversamente dalle precedenti, hanno espresso il loro parere: una valutazione negativa, seppure a stretta maggioranza, che comunque ha permesso il primo atto del neo commissario: trasmettere la bozza di piano alla Regione che, tempo novanta giorni, dovrà valutarne la portata e subito dopo mettere il documento a disposizione di Amministrazioni comunali, mondo ambientalista, e non solo, i quali a loro volta dovranno esprimere il proprio parere.

Si può ben capire che la strada da percorrere, non solo è ancora molto lunga, ma c’è il rischio concreto che i tempi non potranno essere brevi. E’ difficile pensare che gli amministratori comunali, in assenza di elementi nuovi, possano oggi sposare quanto fino a ieri hanno bocciato. “E’ pur vero - spiega al proposito il sindaco di Rodi Garganico, Carmine D’Anelli - che si sono quantomeno affievolite le tensioni scoppiate quindici anni fa, allorché venne istituita l’area protetta: non si possono dimenticare le sollevazioni popolari che infiammarono buona parte dei Comuni.

“Fortunatamente - aggiunge - tutto ciò è alle spalle, ma non si può nascondere che restano tuttavia dubbi e preoccupazioni su strettoie e ‘gabbie’ che, a parere di tanti, bloccherebbero il processo di crescita del Gargano”. Su questa valutazione, naturalmente, non sono d’accordo gli ambientalisti i quali, anzi, non solo chiedono di non toccare gli attuali 120mila ettari di area protetta ma, anche se a bassa voce, auspicano che il perimetro possa ancora estendersi.

Franco Mastropaolo




 GdM

 

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