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08/03/2010

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I “MESTIERI” DELLE DONNE

Clicca per Ingrandire La conferenza dello studioso Carmine De Leo ha voluto essere un omaggio degli Amici del Museo Civico a tutte le donne di Foggia e della Capitanata. Nella storia delle nostre tradizioni la donna ha sempre rappresentato un tema di grande interesse. La donna dauna è protagonista in antico di tante preziose testimonianze archeologiche, come quei numerosi e splendidi monili conservati soprattutto nel Museo Civico di Foggia, ma anche in altre simili istituzioni della nostra provincia.

Reperti che ci riportano indietro nel tempo e rappresentano anche lo sviluppo di un particolare artigianato, quello orafo, di cui i documenti antichi attestano fiorenti botteghe in alcuni Comuni del promontorio garganico fino al 18.mo secolo. Proprio in epoche più vicine al nostro tempo, le testimonianze sulle donne e sul loro lavoro aumentano sensibilmente e si concretizzano in disegni di viaggiatori che le ritraggono nei loro abiti tradizionali.

Il panorama iconografico si allarga notevolmente a partire dal Novecento, epoca in cui, in relazione allo sviluppo della fotografia, abbiamo eloquenti spaccati del costume delle donne che lavorano. Proprio attraverso queste prime immagini in bianco e nero, risalenti soprattutto ai primissimi anni del secolo scorso, abbiamo conferma e conoscenza delle varie attività lavorative in cui sono impegnate le donne.
Ecco le contadine, che dominano il panorama iconografico insieme alle tessitrici e rappresentano le più importanti attività femminili di quel tempo.

I catasti ottocenteschi, infatti, in particolare nei registri dei morti, annotano accanto al nome delle persone trapassate anche il mestiere dei vari soggetti. Da queste annotazioni possiamo constatare che i lavori più diffusi erano appunto la contadina e la tessitrice. In ogni casa, del resto, è attestata la presenza di un telaio di legno che, oltre a servire per la produzione casalinga degli abiti, offriva un’importante opportunità alle giovani donne, che si affrettavano a utilizzarli realizzando i loro corredi.

Preziose immagini e documentazioni che De Leo, autore già di numerose pubblicazioni di storia e costume, ha saputo salvare dall’oblio attraverso una certosina ricerca negli archivi e in vecchi testi a stampa. Lo studioso ha proiettato numerosi reperti di questa importante documentazione sul tema della conferenza, dando modo ai partecipanti all’incontro di proiettarsi indietro negli anni come in una immaginaria macchina del tempo.

Un viaggio fantastico in cui lo studioso ha relazionato e mostrato una serie di circa cento immagini di contadine, filatrici, donne pastore, caprare, terrazzane e tante altre singolari figure che la storia ci ha tramandato. Una memoria che Carmine de Leo, ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha in parte ricostruito, perché proprio a Foggia, fino alla prima metà del Novecento, nell’antico convento dei Padri di San Gaetano e poi degli Scolopi, era attivo l’importante Museo delle Tradizioni Popolari, che conservava centinaia di costumi tradizionali, oggi purtroppo andati tutti perduti a causa delle incursioni aeree dell’ultimo conflitto mondiale.


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