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07/12/2009

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CONOSCERSI GIOCANDO A “NAVE-BERSAGLIO”

Clicca per Ingrandire “Bateau-cible”: parola francese composta che ha preso ormai un senso semplice, bello e familiare per i nostri giovani. “Nave-bersaglio”, potrebbe essere la traduzione. Coi giovani abbiamo imparato a coniugare questo termine in tutti i modi possibili. Veramente, per loro è qualcosa di più di una semplice parola: una bella prova di intelligenza e comunione. Così, se c’è un progetto da lanciare, un ‘documento’ da preparare, un’iniziativa da mettere in piedi... ecco che qualcuno del gruppo ne viene incaricato.

Vi metterà ogni energia e sforzo possibile per farlo e presentarlo a tutti. Poi, sa bene a quale destino andrà incontro: il suo lavoro sarà investito da una vera battaglia navale! Tutti i giovani, infatti, saranno invitati a “sparare” il proprio parere, a manifestare il proprio punto di vista, senza paura e senza risparmio. “Ci vorrebbe questo termine... il testo è troppo lungo... non si può concludere così... l’iniziativa merita un’altra presentazione!”

In fondo, il meccanismo è semplice: un progetto costruito dalle mani di uno si fa pietra miliare per ottenere con l’apporto di tutti un bel prodotto comunitario. Alla fine, infatti, rimangono stupefatti del miracolo. Ed è come un monumento del medioevo, dove uomini di ogni arte, sensibilità e competenza innalzavano un capolavoro della comunione: una cattedrale.

C’è poi un’altra forma di intervento che nel nostro gruppo chiamiamo “risonanza”. Viene fatta a ogni occasione dopo un’esperienza vissuta insieme, un discorso ascoltato o un incontro avuto. Ognuno sottolinea un aspetto che ha colto o apprezzato, stimolando così la propria capacità critica, la creatività, la complessità dei punti di vista e il rispetto dell’altro.

Tutto questo si rivela, per i nostri giovani all’estero, un esercizio insuperabile per imparare insegnandosi. “È l’uovo di Colombo! - mi fa un giovane. - Semplicemente, si accoglie il punto di vista differente dell’altro e lo si fa entrare in gioco”. I giovani acquistano così la coscienza che qualsiasi risultato individuale non è mai definitivo, né il migliore al mondo, né intoccabile. Gli altri hanno sempre la possibilità di critica, di riflessione ad alta voce, di espressione della propria sensibilità.

Si rivela, in fondo, un bel metodo concreto per superare l’individualismo, la rivalità o la contrapposizione con gli altri. Ormai, ognuno l’ha acquisito come una nuova “forma mentis”: sarà lui stesso a sollecitare gli altri per un punto di vista diverso, un parere differente, un aspetto nuovo. Ha compreso che il trincerarsi nella propria opinione - come un’ostrica di mare - è un limite grande e una chiusura naturale.

Così, per vivere nella società pluralista di oggi ed essere uomini del domani, questi giovani hanno in mano una bella “regola d’oro”: la coscienza dell’alterità dell’altro, del suo rispetto e della capacità di arricchire la loro stessa umanità. Sì, attraverso una differenza riconosciuta e accolta come un dono. Ed è sempre una scoperta straordinaria.

Renato Zilio

 Redazione

 

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