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11/04/2008

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In attesa di una DELIBERA del PROSSIMO PRIMO CONSIGLIO COMUNALE per riproporre le CUPOLE

Clicca per Ingrandire Mi sembra che il peschiciano si senta ancora e sempre vittima della “questione meridionale”, fragile, complessato rispetto al cittadino forestiero e spinto inconsciamente a idealizzarlo ed emularlo. E lo si percepisce ogni qualvolta il non-istruito si sforza di celare il proprio accento non ricercando il purismo linguistico, bensì riproponendo, in modo spesso ridicolo, la tanto ammirata “cadenza milanese”.
Presumo sia per tale ragione che la città sia divenuta per il locale, sin dal tempo dei primi turisti pionieri del Gargano, modello cui ispirarsi.
Noi che abitavamo in quelle povere case a un piano arabeggianti, con solai e portali tanto “particolari”, cominciammo a sognare l’anonima palazzina di città, quasi rappresentasse un riscatto sociale ed economico, da far pesare dall’alto di un balcone o di un terrazzo, non senza un velo di cinismo, sui meno abbienti vicini. Una corsa sfrenata nel realizzare strutture scatolari, per lasciare la nostra architettura centenaria alle spalle, rappresentazione di un tempo in cui, come ho letto da qualche parte ove sono solito passare solitario, “…regnava una dignitosa povertà”. Ricordo ovunque, da bambino, il rumore incessante e penetrante del martello pneumatico le cui pause venivano scandite dal borbottio di un compressore montato su due ruote.
Abbiamo massacrato il nostro paese con scatoloni orribili a tetti piatti, piatti come la mente di chi li ha concepiti, a rinnegare una cultura architettonica che aveva reso Peschici unica, una cultura che vogliamo a tutti i costi cancellare e rinnegare, come scomoda e agonizzante realtà.
Ricordo i recenti comizi elettorali: nessuno sul palco ha pronunciato la parola “cupola”, ripiegando sull’espressione più generale “beni architettonici”, quasi timorosi di essere attaccati dagli avversari per una “cosa” che potrebbe essere ritenuta addirittura poco importante o non attuale.
Vieste si, è stata citata ed esaltata, come modello di città, senza renderci appieno conto che il visitatore ama e vuole la TI-PI-CI-TA’! Mettetevelo bene nella zucca dura questo concetto. Il turista vuole visitare i paesi pittoreschi, vuole fotografare le cose TIPICHE, come le cupole, i portali e gli imponenti comignoli.
Maestranze imbastardite nei decenni, ad appiccicare al massimo quattro “scorze di Apricena”, in un infantile, sconcio tentativo di aggraziare edifici che mai potrebbero emozionare un turista.
Un fallimento generazionale, causato da giovani politici, tecnici e cittadini di vecchia generazione, che si sono trovati culturalmente impreparati allo sviluppo turistico e si sono ostinati, fino ai giorni nostri, nel proporre una linea miope e autolesionista di turpe architettura popolare, impostata fondamentalmente sui meccanismi clientelistici (“omissione di controllo-voto politico” e “autorizzazione-voto politico”).
Ecco perché, cari giovani di Peschici, gli anziani non riporranno mai fiducia in voi: perché loro stessi, giovani di un tempo, riconoscono il loro fallimento senza volerlo ammettere, il fallimento di non essere stati capaci di comprendere il valore di ciò che i padri avevano dato loro in eredità, demolendo una ricchezza architettonica dal fascino straordinario e vincente, che avrebbe garantito un futuro roseo per le future generazioni.
Ebbene, giovani speranze, siate sempre fieri di sentirvi Peschiciani e non vergognatevi mai dell’eredità dei vostri nonni che, seppure lentamente consumata nell’ultimo cinquantennio da un devastante e irrefrenabile cancro edilizio popolare, è ancora presente e ha bisogno di essere difesa e riproposta.
Concludo, per ora, con un’idea che gli “addetti ai lavori” e i cittadini di Peschici dovranno cominciare a “digerire”, perché sarà la battaglia, probabilmente dura, forse velleitaria, che porteremo avanti: una semplice ma efficacissima DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE che imponga, in attesa del nuovo Piano Urbanistico Generale, una progettazione di tutti i nuovi fabbricati esclusivamente con tetto a cupola o a botte: una rivoluzione che nel giro di un decennio porterebbe lentamente a riconfigurare l’aspetto edilizio, specie nelle zone extraurbane. Altro che quelle squallide baracche, montate sui tetti e chiuse da forati, che fanno amaramente sorridere i sempre meno assidui visitatori di quella che era chiamata la “Perla del Gargano”. = STEFANO BISCOTTI = LA FOTO DEL TITOLO = Indovina-indovinello: è la Peschici di 50 anni fa? O la Peschici di oggi riveduta e corretta con un ritorno al passato proiettato nel futuro? O un paese di fantasia? Oppure, molto più semplicemente, un paese esistente in qualche parte del mondo che ha saputo rispettare al centopercento le sue tradizioni artistico-architettoniche?








 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 12/04/2008 -- 16:45:47 -- Emilio

Le cupole sono belle, ma sarà difficile che i Peschiciani si adegueranno alla delibera, visto che la legalità non è il loro forte o forse che nessuno la faccia rispettare, comunque la foto sembra Santorini in Grecia ....

 
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