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18/09/2009

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SANITA, LA NOBILE TORNA ALLA CARICA COL GOVERNATORE

Clicca per Ingrandire Ersilia Nobile, prima cittadina di Vieste, torna alla carica sulla questione sanità. Di seguito il testo della lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

“Le scrivo per rappresentarLe la (eufemisticamente) difficile situazione della sanità a Vieste. Una situazione che non può (anzi non deve) continuare a passare inosservata o prestarsi solamente a sommarie, innocue e parolaie prese di coscienza, che di fatto continuano a tradursi in un “totale” disinteresse, ormai sinonimo di “stato di abbandono”. A scanso di equivoci, desidero puntualizzarLe, preliminarmente, che questa lettera, nella modalità aperta in cui Le viene resa, non vuole né strumentalizzare e né rapportarsi per nulla al delicatissimo e controverso momento “giudiziario” che sta vivendo la sanità pugliese e di cui i giornali stanno dando vastissima eco. Purtroppo - nostro malgrado - ne costituisce comunque inevitabile contesto, che autorizza il cittadino a porsi domande, non senza disappunto, sulla congruità di spese a volte esorbitanti in cambio di servizi di base sempre più depauperati.

“Quanto Le sottoscrivo pubblicamente, come dicevo, risponde solo ed esclusivamente all’intento di rappresentarLe compiutamente, “il punto” sulla delicata situazione della sanità a Vieste al termine di una stagione estiva che, come tutti i periodi di alta presenza turistica, rappresenta il test più attendibile sulla sua tenuta e sulla sua funzionalità. Purtroppo, alla luce delle verifiche sul campo, entrambe riscontrabili alquanto scarse. L’Estate appena trascorsa, pur avendoci, in apparenza, risparmiato clamorosi casi di malasanità ‘da prima pagina’ - il che non può assurgere a motivo di esultanza - non autorizza affatto a dormire sonni tranquilli sul fronte della tutela di un bene primario, quale è la salute dei cittadini.

“La situazione complessiva della sanità in questo territorio è da allarme rosso o più propriamente ‘da codice rosso’, che è, come è noto, il codice delle emergenze per casi gravi. Solo gli straordinari sacrifici e dedizione di chi opera in questo difficile contesto hanno scongiurato che potesse verificarsi il peggio. Un peggio il cui confine sembra sempre a portata di mano ogniqualvolta si incorra in un infortunio o un incidente o un malanno che si discosti a malapena dall’ordinario. Le cause di natura strutturale, operativa e organizzativa sono tutte ampiamente vagliabili e riconducibili al novero delle competenze di chi è chiamato ad amministrare e organizzare la sanità su questo territorio. Tuttavia, nonostante ripetuti e accorati solleciti volti a sensibilizzare sulla situazione, ben poche e del tutto inadeguate sono state le risposte date ai cittadini, che continuano ad attenderle da mesi, sempre più consapevoli della gravità che sta assumendo la questione dell’assistenza sanitaria a Vieste.

“Nel susseguirsi di cause ed effetti, l’analisi impietosa non può che partire dalla situazione venutasi a creare con la soppressione del servizio di eliambulanza. La sottrazione di questo prezioso e salvifico servizio, in termini di standard di pronta-assistenza ci ha resi ancor più poveri di quanto già non lo eravamo! Il sostitutivo servizio di elisoccorso, che prometteva medici in prima linea e miracoli sul posto dell’infortunio, in realtà si è esposto a pericolose e inquietanti defaillances (verricello sull’elisoccorso mai usato e paziente stabilizzato dall’equipe del 118 solo durante l’attesa, talvolta spasmodica, del velivolo). Di fatto l’elisoccorso ha svolto quelle che erano le funzioni dell’eliambulanza, con l’aggravante che non partendo da Vieste, ma proveniente da Foggia, ha dilatato pericolosamente i tempi di attesa, intervento e trasporto del malato presso il nosocomio più vicino, configurandosi (ora sì!) come un elitaxi (nell’infelicissima accezione coniata, su presupposti del tutto erronei, dall’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco nei confronti dell’allora eliambulanza). Si sono, altresì, evidenziati casi di acclarati ‘codici gialli’ e nessun elisoccorso si è -come sarebbe stato canonico - levato in volo.

“Nel complesso dell’analisi è bene soffermarsi anche su dei dati ‘eloquenti’.
La casistica evidenziatasi nel periodo di sperimentazione (87 interventi su Vieste su complessivi 131, pari al 66 percento) costituisce il certificato più eclatante della specificità di richiesta pronta assistenza che giustificava la permanenza dell’eliambulanza a Vieste. Non un privilegio, ma una necessità documentata e - evidentemente - documentabile. In più la sperimentazione non ha, come già accennato, evidenziato standard operativi e di pronto intervento accettabili. Il che autorizza seriamente a rimeditare sulla soppressione dell’eliambulanza e a riesaminare la possibilità di un ritorno allo status quo ante, con la riattivazione di quel servizio che salvaguardava realmente le esigenze di questa comunità.

“Quanto poi alla complessiva organizzazione sul territorio, il quadro assistenziale riservato ai cittadini è desolante e fortemente preoccupante. Anche qui imperversa una diagnosi da ‘codice rosso’. Tra carenze di organici, di strutture e di attrezzature, ‘si naviga a vista in mezzo agli scogli’. Con la speranza di doversi affidare solamente alla dedizione e alla professionalità degli operatori, che è tanta e meritevole, ma certamente non può fare miracoli. E’ cronaca di questi giorni, l’episodio di un infartuato deceduto al volante della sua vettura in pieno centro cittadino, per soccorrere il quale si è dovuti attendere per oltre 30 minuti l’arrivo di un’ambulanza non da Vieste, ma nientemeno che da Peschici. Tempi e procedure insostenibili nei casi di urgenza. Casi di carenza o di inadeguatezza di mezzi mobili per il trasporto degli infermi presso i Punti di Pronto Intervento o, peggio ancora, presso gli Ospedali più vicini, sono ormai all’ordine del giorno e favoriscono l’insorgere di business speculativi da parte di chi ne assicura privatamente il trasporto a costi proibitivi non solo per le famiglie più disagiate.

“Un’ ultima recentissima vicenda riguarda il servizio di Ortopedia e Traumatologia presso il Poliambulatorio di Vieste. Detto servizio, per un anno, è stato garantito da un volenteroso medico (il dr. Gaetano Cristina) che lo ha svolto (e comunque lo ha svolto) in condizioni proibitive nella quasi totale carenza di strutture, mezzi e di attrezzature. Non appena ha evidenziato doverosamente gli enormi disagi della situazione, la ‘solerte’ direzione dell’Asl-Fg1 non ha trovato di meglio che trasferirlo a San Severo, non preoccupandosi affatto di garantire un minimo di funzionalità per una patologia che tra incidenti stradali, o sul lavoro o sulle spiagge e nelle campagne, ‘miete’ numerosi casi ricorrenti, urgenti e delicati. Una falla di servizio particolarmente improvvida.

“Caro Presidente, quanto Le ho sinteticamente illustrato rappresenta solo ‘la punta dell’iceberg’ di una situazione ormai insostenibile, che non può prestarsi a ulteriore disinteresse e trascuratezza. Ne va di mezzo oltre che il bene primario salute (garantito dalla nostra Costituzione repubblicana: art. 32) anche il rispetto e la dignità (valori, questi, pure tutelati dalla Costituzione: art. 3) dei cittadini di questo territorio, i quali non possono essere trattati nella sanità pugliese come di ‘serie B’. Dopo ripetute sollecitazioni, ho rappresentato i contorni ‘nudi e crudi’ di questa situazione al sig. direttore generale della Asl-FG1, dr. Ruggiero Castrignanò, il quale mi ha garantito un suo fattivo interessamento, ma i risultati si sono appalesati poco visibili e scarsamente apprezzabili.

“Il quadro rimane allarmante e mi sono sentita in dovere di rappresentarlo direttamente a Lei, nella speranza di trovarLa interlocutore sensibile e fattivo, quindi disponibile a vagliare, con spirito di collaborazione e nel rispetto delle competenze di ognuno, quanto necessario per assicurare ai cittadini una sicurezza sanitaria degna di questo nome.”




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