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23/08/2009

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QUEL CAFFE DI FILIPPO SCALFARO DE NITTIS

Clicca per Ingrandire “Dopo il grande successo di ‘Le soleil des Scorta’ – ‘Gli Scorta’ - Laurent Gaudé (foto 1-2 sotto; ndr), parigino di nascita e peschiciano di adozione, ritorna a parlare della terra garganica, nel suo nuovo romanzo che, partendo dalla terra di Partenope, celebra la forza dell’amore filiale in una Napoli più moderna che mai, traboccante di vita e di tragedia; una sfida all’aldilà e un’ode alla vita”, questa la nota introduttiva dell’assessore alla Cultura del Comune di Peschici, Leonardo Di Miscia (foto 3), organizzatore con Angelo Piemontese (foto 4) dell’incontro con lo scrittore francese per la presentazione del suo ultimo lavoro, il quarto, “La porta degli Inferi” tenutosi nella villa comunale di Peschici il 22 agosto (foto 5).

“Nel porto di Napoli, all’altezza di via Nuova Marina, si ergono due torri antiche talmente rabberciate a colpi di mattoni che sembrano due verruche gemelle. Su un terrapieno in mezzo a quelle torri, erbacce, rovi e malvarosa ostruiscono una porta di legno tarlato. Il malcapitato che l’aprisse verrebbe immediatamente investito da un soffio d’aria fredda, poiché quella porta, come il lago d’Averno, l’abbazia di Calena, le catacombe di Palermo e i sotterranei misteriosi di Malta, cela l’ingresso agli inferi…”: sembra essere la trasposizione in chiave moderna della descrizione della porta dell’inferno descritta nel canto terzo della Divina commedia di Dante Alighieri; un parallelismo che balza subito agli occhi dei più esperti ma anche di chi non ha svolto studi classici. E proprio perché l’autore ha voluto campo libero in cui far correre senza limiti la sua fantasia di narratore, la descrizione dell’aldilà come la immagina, come l’ha costruita nella sua mente, trova nel percorso dei personaggi la sua materializzazione, svelandosi agli occhi del lettore in tutta la sua maestosità.

“Da quella porta, più di venti anni fa, è uscito Filippo Scalfaro De Nittis. Era un bambino allora, ora è un uomo che ogni mattina entra dal retro del ristorante La Bersagliera, nel quartiere di Santa Lucia, di fronte ai grandi alberghi che si affacciano sul mare come giganteschi pachidermi addormentati. Seduto davanti alla macchina del caffè, aspetta che il padrone del ristorante gli faccia un cenno. Filippo Scalfaro De Nittis, infatti, non cucina, non porta i piatti, fa soltanto il caffè. E a Napoli nessuno può vantarsi di farlo meglio di lui: un caffè per ogni voglia, per ogni umore, violento come uno schiaffo per svegliarsi al mattino, rotondo e morbido contro il mal di testa, robusto e forte per non dormire. Dosa le miscele, Filippo Scalfaro De Nittis, come un alchimista, utilizzando spezie che il palato non avverte ma che il corpo riconosce. Oggi è un giorno speciale per lui, il giorno in cui farà il suo ultimo caffè, destinato a un cliente seduto nella grande sala della Bersagliera; si chiama Toto Cullaccio. E’ per lui che Filippo Scalfaro De Nittis è tornato dagli inferi… Per ucciderlo!”.

“Un racconto crudo, duro, ma allo stesso tempo commovente, capace di strappare qualche lacrima a chi come me, s’immedesima nella protagonista femminile, Giuliana; una mamma che vede morire il proprio figlio, ma che diversamente da tante altre mamme non si fa schiacciare dal peso della tragedia, anzi, da essa trova la forza per imbastire le trame della sua personale vendetta …” è l’intervento dell’assessore alle Politiche Scolastiche della Provincia di Foggia, Billa Consiglio (foto 6), intervenuta alla serata.

Entusiasta del libro anche la prof.ssa Rosella Santoro (foto 7), impegnata a Bari nella promozione delle bellezze culturali della terra pugliese (“La ringrazio perché si fa promotore della nostra terra, raccontandone egregiamente tutto il carattere, la forza e i colori della gente che la popola; la Puglia ha bisogno di farsi conoscere, e Gaudè, coi suoi romanzi ne è degno ambasciatore”).

“La storia della devastazione di tre innocenti che in un attimo vedono stravolta la loro esistenza a causa di un evento delittuoso; un intreccio di vicende e personaggi che si muovono su tutto il territorio garganico, partendo da Napoli per arrivare nell’ospedale di San Giovanni Rotondo, passando per Cagnano Varano, Vico del Gargano e Peschici, fino alle mura, al portone in legno che chiude al suo interno il tesoro di una delle più belle e antiche abbazie benedettine in terra di Puglia: Kàlena”.

Questa volta a parlare è il prof. Angelo Piemontese, docente del Liceo Scientifico di Peschici e amico personale di Gaudé (foto 8). Dopo un breve riassunto del libro e della sua architettura narrativa, una serie di domande all’autore utili al pubblico, e ai futuri lettori, per porre chiarezza nel racconto che si muove parallelamente tra il 1980 e il 2002. Una per tutte: “Perché proprio Napoli sullo sfondo della vicenda? – Perché la città presenta un mix inedito di bellezza e devastazione, violenza e dolcezza, legalità e disprezzo delle regole; una miscela unica, un’alchimia di sensazioni avvolgenti come il caffè sapientemente preparato dal protagonista Filippo Scalfaro De Nittis”.

Infine, la lettura di alcuni brani del libro, accompagnata dal suono della chitarra classica di Rocco Tavaglione. Nell’ordine si sono succeduti al leggio: Antonella Tavaglione, Asya e Daniele Tedeschi, Martina Tauber, offrendo ai presenti, a chiusura della serata, alcuni significativi momenti del romanzo tra gli applausi e gli autografi di rito.

Domenico Martino

 Redazione

 

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