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11/08/2009

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TRADIZIONI E INNOVAZIONE ALL”OMBRA DI SAN MICHELE

Clicca per Ingrandire A fare da aperitivo al primo giorno del festival è stata la presentazione del libro di Salvatore Villani su Antonio Piccininno, il famoso cantatore e raccoglitore di canti popolari carpinesi, svoltasi nella sala convegni delle “Clarisse” di Monte Sant’Angelo, relatore Franco Nasuti (foto del titolo, primo a sin.; ndr), studioso e ricercatore di arti popolari. La grandezza di Piccininno sta proprio nell'aver capito il valore della ricerca ed è così che ha iniziato a raccogliere canti popolari e a studiarne la struttura, Difatti la sua trascrizione non rappresenta la tradizione cantata, ma quella recitata. Il cantore è tanto più importante quanti più testi conosce e a ogni messa in scena la struttura viene ricreata dall'artista. Non per caso il libro si apre con una citazione di Piccininno che dice: “Al candatore ci vuole memoria”.

Tutto è pronto sul palco, il pubblico è in fermento per l’inizio della serata, il presidente dell’evento apre la terza edizione ringraziando prima tutti gli sponsor, i co-organizzatori e i mediapartner dell’evento. Parte poi la sigla realizzata dalla band di Monte Sant’Angelo “Rione Junno” presente nel tour “Taranta Power” di Eugenio Bennato. I primi a esibirsi i “Li Ariarule” con Salvatore Villani (foto 1 sotto), etnomusicologo e grande studioso italiano di musica popolare (foto 1 sotto). “Il mio intento - dice - è restituire la grafia dell'ultimo cantore popolare”.

La nascita del gruppo “Li Ariarule” (“lavoratori dell'aia”) la dobbiamo a Villani: dopo esperienze con varie formazioni, ha sentito il dovere di sostituire i cantori popolari per proseguirne il lavoro che rischiava di restare nel dimenticatoio e cercare nel migliore dei modi di farne persistere la musica. La compagnia presenta canti di tradizione orale, ninne-nanne, tarantelle, serenate, accompagnati da strumenti musicali di fattura artigianale, riproducenti fedelmente forme e caratteristiche di strumenti usati in passato: chitarre battenti, francesi, tamburelli, tammorre.

Il gruppo ha condiviso il palco con un grande musicista, Rino Inchingolo, già primo violinista di “la Notte della Taranta (foto 2-3), che ha narrato le storie di taranta attraverso le note del suo violino “tarantato”. “La taranta è quasi una scienza - spiega. - Dev’esserci un certo rapporto tra lo strumento che porta la melodia, in questo caso il violino, che deve condurre il tamburello creando ritmi mai uguali tra loro a provocare appunto lo stato di ‘trance’ in chi danza e, credendoci, si lascia trasportare dalla musica”.

Breve pausa al termine dell’esibizione per un premio alla memoria del Maestro Michele Stuppiello, scomparso il 2000, per il prezioso contributo fornito alla tradizione popolare di Monte Sant’Angelo e del Gargano. A ritirare il premio - una statua raffigurante San Michele Arcangelo, patrono della Città - è stato il figlio Antonio Stuppiello (foto 4, col direttore Domenico Prencipe), il quale ha eseguito due brani del padre tra cui “Il 29 settembre”, un brano che descrive in modo commovente il rito della festa di San Michele fino agli anni ’70.

Il testimone passa poi un gruppo emergente di Monte Sant’Angelo: i “Rambosumba” (foto 5), che a pochi mesi dalla loro formazione stanno riscuotendo enorme successo da parte di un pubblico eterogeneo, non solo di Monte Sant’Angelo ma anche del resto del Gargano. Dopo la sperimentazione iniziata durante la 13.ma edizione di “Torre dei Giganti”, i Rambosumba sono ai loro primi sei mesi di attività effettiva. Il bilancio? Beh, di questo e altro, ne abbiamo parlato con la voce del gruppo, Raffaele “Geppetto” (foto 6). “Il bilancio è molto positivo - dice. - Siamo un gruppo molto ambizioso e ci aspettiamo ancora di più dal nostro pubblico”. Progetti futuri? “A settembre raggiungeremo uno dei nostri obiettivi: realizzare il nostro primo disco”.

“Le scelte artistiche sono state molto apprezzate da parte del pubblico”. Sono le prime dichiarazioni del direttore Domenico Prencipe. “Abbiamo presentato - continua - sia la tesi sia l’antitesi, rappresentando una cultura popolare pura con ‘Li Ariarule’ e allo stesso tempo, grazie ai ‘Rambosumba’, col massimo della contaminazione”. Forte la partecipazione del pubblico durante l’esordio della terza edizione del Festival. Nella prima parte della serata si è raggiunto un picco di circa 4 mila presenze (foto 7-8).

E mercoledì, 12 agosto, terza e ultima serata di “Storie di Musica Popolare”, una chiusura col botto della terza edizione. A partire dalle 21.30, in piazza Duca d’Aosta, i “Sud Folk” (foto 9), uno dei più celebri gruppi di musica popolare del Gargano nati il 2002 con le serenate per le giovani spose. La passione e la volontà di diffondere le tradizioni garganiche e di tutta l'Italia meridionale, ha condotto il gruppo a partecipare a numerose rassegne e festival folk tra i più importanti di tutta Italia. Delle 121 date del “TARANTA CAOS TOUR 2007-2008” vale la pena ricordare: “Maratona di Roma”, concerto in piazza Venezia il 2008; nel triennio 2004-06 più di 200 concerti sparsi in maggiore misura in Puglia. Ma anche tanti fuori regione, fra cui: la partecipazione al "Festival Internazionale della Zampogna" di Scapoli (Is) il 2005, il "ComunicArt Festival" a Bologna il 2004 e il 2006 e tante altre.

La particolarità dei “Sud Folk” è un repertorio in grado di far letteralmente scatenare qualunque pubblico, di qualunque età, senza però mai trascurare i parametri della musica tradizionale. Il sound coinvolgente e trascinante, la vastità del repertorio che rappresenta un “viaggio” nell’Italia meridionale, gli arrangiamenti spettacolari e la giovane età di tutti i componenti del gruppo, sono un connubio perfetto che colloca i Sud Folk tra i gruppi di musica popolare più apprezzati e conosciuti dell'Italia meridionale.

A seguire si esibirà la “Riserva Moac” (foto 10), noto gruppo molisano prodotto dall'etichetta internazionale "Universal Music". Grazie a numerose esibizioni dal vivo, è diventato ben presto un fenomeno emergente del circuito musicale alternativo e in più di un’occasione ha condiviso la scena live con band come Elio e le Storie Tese, Simone Cristicchi, Modena City Ramblers, Bandabardò, Max Gazzè, Roy Paci & Aretuska, Quintorigo. Alla base di tutto la scelta minimale di creare un sound basato principalmente sulla forza di strumenti acustici (zampogna, ciaramella, fisarmonica o la sezione degli aerofoni), fatti letteralmente incidentare con ritmiche e strumenti provenienti da più parti del mondo e con basso, chitarra, batteria che hanno il compito di traghettarci nell’attualità e creare quelle sonorità che la realtà musicale moderna ci offre.

Nell'estate 2005 pubblicano il loro primo lavoro discografico dal titolo “Bienvenido”, sorta di invito ad abitare nel nuovo villaggio musicale della Riserva Moac. Il disco, dopo circa un anno dalla data di uscita, torna in doppia ristampa raggiungendo le oltre seimila copie vendute. Da questo momento parte una lunga serie di concerti che tocca vette e momenti importanti con la partecipazione al concerto del Primo Maggio a Roma (800mila presenze), all'Arezzo Wave Love Festival, al Mei di Faenza, al Mantova Musica Festival, Biennale del Mediterraneo.

La forza e la dinamica live dei Riserva Moac, i cui concerti sono caratterizzati da un notevole impatto sonoro e scenico capace di un grande coinvolgimento del pubblico, fin da subito si fa notare anche in ambito internazionale. Il gruppo partecipa ad alcuni appuntamenti televisivi, come Cd-Live “On The Roads” e “Italia Che Vai”, e le loro musiche vengono utilizzate come spot musicali all'interno della trasmissione Matrix su Canale 5 e La7. La Riserva Moac propone un ottimo punto di incontro fra tradizione e contemporaneità, strumenti acustici ed effettistica ragionata, alternanza delle voci maschile e femminile. Il risultato? Un intreccio di testi impegnati, profondi e mai banali, con una musicalità fatta di energia profusa e passione condivisa.




  Ufficio Stampa “Storie di Musica Popolare”

 

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