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03/06/2009

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ARGOD E SOCI VISITANO CALENA E COSA TI SCOPRONO? (+ DOVUTE PRECISAZIONI)

Clicca per Ingrandire “Crono” (al secolo Domenico Sergio Antonacci) è un cacciatore di immagini dal fiuto sopraffino. Ma stavolta, probabilmente, non sa neanche lui lo spessore di quanto abbia scoperto nella sua recente visita alla peschiciana Abazia di Calena, condotta insieme al Gruppo Argod di San Nicandro Garganico. Lo sa benissimo invece il presidente del Gruppo speleologico sannicandrese, Giovanni Barrella, che ha indirizzato i ragazzi verso una scoperta interessantissima essendo da anni sulle tracce di una "certa" simbolistica. Comunque, tornando a Crono, braccio armato della mente presidenziale, padrone della macchina fotografica come pochi, soprattutto selezionatore sagace di ciò che intenda eternare, ha pubblicato su facebook - il network sociale che oggi va per la maggiore - 108 foto, la più parte delle quali raffigurante segni originali lasciati dai medievali scalpellini itineranti sulle pietre delle mura che erano chiamati a innalzare per dare corpo ai tanti luoghi di culto pronti a spuntare come funghi nel “tempo delle cattedrali” (siamo in epoca lontana da noi 6-700 anni).

Avendo imparato a conoscere il “fiuto” del nostro amico e adesso anche di altri personaggi come il presidente Barrella (un po’ meno, ma altrettanto valido, quello di chi l’ha accompagnato: Sara Di Bari, Vittorio Fusillo e Antonio Antonacci, oltre ovviamente ai componenti del Gruppo Argod), ci siamo piacevolmente lasciati attirare dal suo nuovo reportage fotografico, in cuor nostro sperando - non possiamo esimerci dal rivelarlo - di trovare fra le immagini la testimonianza di quanto ci sta assillando da vario tempo. E così, fra una lettera alfabetica e una sorta di firma, geroglifici e disegni di vario genere, frecce ghirigori e scarabocchi (anche), è saltato fuori, chiaro e netto, il “segno” che speravamo di trovare. Lo si può vedere nella foto del titolo: tre quadrati concentrici! (La differente colorazione gliel’abbiamo data noi per meglio risaltarlo.) Gli altri sono in calce all’articolo.

L’insieme apparirebbe come il divertissement di un artista del tempo se non rivestisse un significato che ha circoscritto gli studi dei ricercatori a due correnti di pensiero: la struttura geometrica - a volte raccordata da quattro segmenti perpendicolari, non presenti nella fattispecie, e da diagonali, talora anche da un foro centrale, nel qual caso sarebbe assimilabile a una meridiana, specie se si usi il cerchio al posto del quadrato, e alla quale con ogni probabilità ci si è ispirati nella invenzione del gioco del “filetto” presente sul retro di molte scacchiere; - la struttura, si scriveva, sarebbe il prodotto di un passatempo dell’artista, una sua estemporanea manifestazione ludica, ma potrebbe anche essere depositaria di un suggerimento simbolico.

Per la seconda soluzione propendono coloro i quali oppongono l’impossibilità di poter “giocare” in maniera verticale. Molto più semplice e giusto se il disegno si trovasse in orizzontale, non comunque sul soffitto di una grotta, come per il ritrovamento nella francese Larchens. Tra l’altro, in soccorso dell’uno o dell’altro sostenitore non viene neanche la possibilità di conoscerne l’epoca, in quanto la datazione è praticamente impossibile. L’incisione infatti potrebbe essere stata operata in contemporanea con l’edificazione del luogo in cui si trovi, ma anche successivamente o persino precedentemente, su pietre utilizzate in un secondo momento per una nuova costruzione, come si usava al tempo. Al di là di ogni possibile orientamento, tuttavia, il suo significato rimane ancora ambiguo, avvolto nel mistero della volontà di chi volle trasmetterlo ai posteri.

E non si può neanche affermare che sia lo scherzo di qualche burlone, poiché ne sono state trovate in molti luoghi, in genere chiese e abazie, ma anche in antiche strade di paese, in Italia (dal Piemonte al Veneto, dall’Emilia al Lazio al Molise, dall’Umbria alla Puglia - Vieste, San Nicandro, Monte, Lucera, le più vicine a noi - fino alle Isole) e poi in Europa, Croazia, Turchia, Giordania, Egitto. E ovunque: su rocce rupestri, parapetti di chiese, chiostri, piazze, davanzali di castelli e abitazioni, usci di case, lastre riadattate a panchine, grotte sotterranee di epoca sicuramente storica o medievale, come suggerisce il sito internet duepassinelmistero.com cui rimandiamo per approfondire il tutto.

Non solo, ma anche per seguirne l’invito e segnalare ai curatori che lo richiedono il ritrovamento di Calena. Potrebbe costituire un ulteriore prova rientrante nell’ipotesi simbolistica. Cioè una sorta di cartello indicatore per viandanti e pellegrini a suggerire che il posto era ospitale e sicuro. E tutti sappiamo quale valenza abbia avuto l’Abazia peschiciana nei vari transiti dai santuari garganici di chi andava in Terrasanta. Questa soddisfazione, però, la lasciamo a Crono, al presidente Barrella e agli amici di Argod. Facciano loro il primo passo, loro che hanno scoperto questo “segno” forse legato all’esoterismo o molto più semplicemente ai… Templari!

Piero Giannini

 Redazione (foto Domenico S. Antonacci)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 04/06/2009 -- 00:33:38 -- TERESA MARIA

Di "triplici cinte" di Gerusalemme ne erano già state scoperte due da Gianfranco Piemontese che ne ha parlato ampiamente nel suo saggio "Segni dei lapicidi a Kalena" (pubblicato in "Chiesa e religiosità a Peschici", 2008). Questa scoperta da Crono e dal gruppo Argod dovrebbe essere la terza, come mi ha riferito Andrea Grana, ma è da verificare.

 
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