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25/04/2009

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IL 25 APRILE

Clicca per Ingrandire Chiedetelo agli studenti delle superiori il significato della data “25 aprile”. Riceverete le risposte più impensabili. E insieme risalterà una doppia denuncia: la nostra gioventù in larga parte non solo non conosce la storia, ma non segue neanche l’attualità. Per la conferma basta rivolgere loro qualche altra domandina. Perché Berlusconi quest’anno ha detto: “Io ci sarò!” Che bisogno aveva di precisarlo… per non esserci stato gli anni precedenti e se non cè stato, perché non c’è stato? E poi, quale il motivo che ha spinto Franceschini a puntualizzare: “Meglio tardi che mai”. Se, “ad abundantiam”, volessimo aiutarli un po’ e suggerissimo loro: ma non ti dice niente “Festa della Liberazione”, ci sentiremmo rispondere con una domanda: “Liberazione… e da chi… da cosa?”

Qualcuno, scrivendo: “Basta dare una rapida occhiata agli interventi di alcuni politici - parlamentari e non - italiani a proposito della Festa della Liberazione, per rendersi conto che il tema è molto sentito…” ha avvertito l’urgenza di aggiungere: “… o almeno così pare”. Anche noi, però, padri e nonni, non è che abbiamo fatto molto per spiegare a figli e nipoti una data se non altro fondamentale per la storia dello Stivale. Anzi, ce ne siamo rimasti ben lontani dal farlo, defilandoci dietro un pudore inutile e controproducente. Per capirlo occorre fare un passo indietro.

IL SIGNIFICATO DEL 25 APRILE = Già, cosa è successo il 25 aprile - e di quale anno! - di tanto importante da imporci di ricordarlo. Innanzitutto scriviamolo questo benedetto anno: 1945, e rammentiamo che quel giorno i quotidiani uscirono a caratteri cubitali con questi titoli: “L’ITALIA E’ LIBERA”, “L’ITALIA RISORGERÀ”, “L’ITALIA CONQUISTA LA LIBERTÀ”… frutto della situazione politica contingente: l’ultimo atto del fascismo.

Partigiani e popolazioni civili insorti contro i nazifascisti (la cosiddetta Resistenza, sui cui principi e ideali nascerà la Costituzione Italiana) hanno già liberato Bologna, Genova e Venezia prima dell’arrivo delle truppe anglo-americane che, dopo aver superato l’ultimo ostacolo della Linea Gotica in Toscana, incalzano le truppe tedesche in ritirata nella pianura Padana. Ora è la volta di Milano e l’insurrezione nella città sarà il grido di liberazione dopo un inverno terribile di fame, di violenza e di distruzione.

Ore tragiche che chiudono per sempre il ventennio fascista e gli anni della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Questi gli eventi storici. Non rimane che scoprire il perché delle “assenze” e delle “presenze” a una festa che dovrebbe essere di tutti e (forse) si riuscirà a spiegare i puntuali scontri verbali di ogni 25 aprile. Lo facciamo partendo dalle parole del Presidente della Repubblica e proseguendo con altre dichiarazioni. Vuoi vedere che…

GIORGIO NAPOLITANO = Il messaggio, l'eredità spirituale e morale della Resistenza, della lotta per la liberazione d'Italia vive nella Costituzione, Carta fondante della Repubblica, pietra angolare del nostro agire comune e della nostra rinnovata identità nazionale. In essa possono ben riconoscersi anche quanti vissero diversamente gli anni 1943-45, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza personale o per giudizi acquisiti". In sostanza: “L'importante è che ci si unisca”.

LUCIANA SBARBATI (segretario nazionale dell’Mre-Movimento repubblicani europei) = Il 25 aprile non è certamente ‘la festa di tutti’ e i Repubblicani europei non si ritrovano in ‘questo slogan’ oggi ritualmente ripetuto nell'aula del Senato in occasione della celebrazione, in un brodo rimestato che, volendo cancellare la storia e le responsabilità della dittatura nazifascista, confonde gli oppressi con gli oppressori. Nessun incitamento all'odio né meschine strumentalizzazioni di parte di una lotta di popolo mossa da ideali di democrazia e di libertà, difesi fino al sacrificio della vita contro la tirannide. Certamente, però, nessuna confusione ipocrita sul ruolo e le responsabilità di chi stava dalla parte sbagliata contro gli ideali e i valori che la Resistenza in Italia ha rappresentato e continua oggi a rappresentare quale monito contro ogni tentazione di ritorno a quel passato, che il coraggio e il martirio di tante donne e di tanti uomini è riuscito a cancellare.

GIORGIO MERLO (Pd, vicepresidente Commissione vigilanza Rai) = Le parole di Napolitano hanno, spero definitivamente, cancellato ogni sorta d’interpretazione anomala e singolare che continua ad aleggiare attorno alla festa della Liberazione. Sotto tale aspetto, se quest’anno è il momento decisivo per rimuovere le contraddizioni che hanno accompagnato la festa del 25 aprile per svariati lustri, ben venga. Se tutto lo schieramento politico italiano, compresi ovviamente i vertici dello Stato, si riconosce finalmente nelle parole di Napolitano, il 25 aprile può essere la vera festa nazionale del nostro Paese.

FRANCESCO PASQUALI (PdL, coordinatore movimento giovanile) = Anche questo 25 aprile due nostre delegazioni si recheranno al sacrario americano di Nettuno e al monumento a Salvo d’Acquisto a Palidoro, come facciamo ormai ogni anno sin dal 2003 quando Simone Baldelli, attuale vicecapogruppo Pdl alla Camera, nelle vesti di coordinatore nazionale dei Giovani per la libertà-FI, inaugurò questa tradizione. Andremo a deporre una corona di fiori al cimitero americano per esprimere la nostra gratitudine verso chi ha offerto all’Italia un contributo determinante per raggiungere la libertà e la democrazia, e per onorare il sacrificio di quei soldati americani e inglesi, spesso nostri coetanei, caduti in battaglia. Con l’omaggio a Salvo d’Acquisto, inoltre, ricordiamo un giovane eroe italiano, un carabiniere che ha sacrificato la propria vita per gli altri. Il 25 aprile è una festa di tutti e non deve diventare un pretesto per le sterili polemiche sollevate ogni anno dalla sinistra. Noi giovani ci auguriamo che il giorno della Liberazione si trasformi in momento di unione e non di scontro, ed è importante che questo processo di pacificazione parta proprio dalle nuove generazioni.

PAOLO FERRERO (segretario nazionale Prc) = L’idea che il 25 aprile sia la festa di tutti è una mistificazione. Il 25 aprile è la festa della liberazione, la liberazione d’Italia dall’occupazione e dall’oppressione nazifascista, e della nascita della democrazia. E’ quindi la festa della vittoria dell’antifascismo sul totalitarismo: la vittoria di quell’insieme di forze e di cittadinanza grazie a cui abbiamo oggi nel paese libertà e democrazia. Quella del 25 aprile non è dunque la festa di chi non si proclama antifascista.

LEOLUCA ORLANDO (portavoce IdV) = La nostra Costituzione non è un residuato bellico, né tanto meno un ostacolo alla governabilità. Al contrario, insieme alle istituzioni di garanzia, rende possibile il funzionamento della vita democratica e la piena attuazione dei diritti dei cittadini. Diritti come quello alla casa e al lavoro, entrambi messi in crisi dalla mancanza di una cultura della sicurezza che ha portato alla morte di tante persone in Abruzzo e causa ogni giorno almeno 4 morti bianche. E’ per questo che per onorare la Costituzione, nata dalle forze democratiche nell'Italia liberata dal nazifascismo, non servono passerelle, ma bisogna rispettare i princìpi in essa contenuti. Come l’art. 1, che definisce l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro.

GIANVITTORE VACCARI (senatore Lega) = Libertà e democrazia sono concetti che oggi, specialmente i più giovani, danno per acquisiti. Termini ormai scontati, come se non ci fossero persone che hanno perduto la vita per affermare la nostra libertà e la nostra democrazia. Ma quando giunge la celebrazione del 25 Aprile è d'obbligo interrogarsi sulla memoria storica degli italiani, purtroppo ancora divisa. Il tema è delicato, ma non ci si può sottrarre, come pure sui valori della resistenza.

GIANPIERO D'ALIA (senatore Udc) = Il 25 aprile deve essere la festa di tutti, perché racconta il riscatto di un intero popolo di fronte all'aggressione nazifascista, di tutta l'Italia e non di una sua parte. Nessuno può godere di esclusive sul 25 aprile, né questa data può essere “tirata per la giacca” da qualcuno per inasprire lo scontro politico. Siamo contenti che il premier abbia deciso di passare il 25 aprile nella cittadina di Onna (cittadina abruzzese distrutta dal sisma del 6 aprile e teatro di una strage nazista; ndr), dove saremo anche noi, perché proprio da quel recuperato clima di coesione determinato dal terremoto possiamo ripartire per iniziare un percorso di condivisione di momenti che appartengono alla nostra storia.

Tutto chiaro? Forse sì, forse no. Un solo elemento è tuttavia certo: la guerra è il catalizzatore degli scontri ideologici dei popoli e, alla lunga, diventa anche la cartina di tornasole delle divergenze fra “etnìe” all’interno di una stessa “tribù”.

Piero Giannini

 Redazione

 

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