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29/03/2008

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"Antiche" elezioni tra buste di terra e sassi che vanno e vengono
Clicca per Ingrandire Dopo la guerra del 1940-43 si instaurò il processo di liberalizzazione verso la democrazia e diversi politicanti mirarono alle stanze dei bottoni. L'elezione degli amministratori comunali si svolse in un clima allucinante di insulti minacce paure promesse! Nacquero due schieramenti apparentemente apolitici, ma palesemente di parte. Una lista (formata da sfaccendati, gente del popolino, analfabeti, guidati da furbacchioni con convincente eloquenza dialettica) scelse per emblema la "Tromba" assicurando pane e spartizione delle terre dei ricchi. L'altra (comprendente il ceto medio-alto) si affidò all'effigie di Sant'Elia sfruttando l'effetto religione e reclamizzando il benessere che sarebbe scaturito dalle opere pubbliche in programma. La battaglia fu talmente cruenta e volgare da richiamare giornalisti e forze dell'ordine. Piovvero minacce, querele e arresti. Lo spoglio delle schede fu un continuo alternarsi di gioia e delusione tra gli schieramenti man mano che una lista sopravanzava l'altra. Prevalse - solo sette voti - quella del santo.
A fine competizione, qualcuno (rimasto nell'ombra ma tanti ne conoscono il nome!) recapitò ai vincitori l'elenco di chi avrebbe beneficia-to della confisca dei terreni: simpatizzanti, galoppini e componenti della lista "trombata"! Lo fece perché scoprì che la quota assegnatagli in precedenza era stata dimezzata. Alcuni vincitori riempirono allora decine di buste con terreno e foglie d'ulivo e la scritta: "Questa è la terra e gli ulivi che vi spettano!", indirizzandole ai pretendenti.
Dopo le prime battaglie elettorali sorsero alcuni partiti che si aprirono una sede. La Democrazia Cristiana aveva la sua dove oggi c'è la pizzeria all'angolo di "Sapore di mare". Il factotum del circolo era Cola Petrone che gestiva l'Eca, ente comunale assistenza, sorto per alleviare miseria e disoccupazione. Il governo aveva emanato l'obbligatorietà dell'assunzione di mano d'opera agricola da parte dei proprietari terrieri. Ricordiamo bene (essendo stati alle dipendenze di una di queste aziende) in cosa consisteva l'obbligo: gli assunti toglievano sassi e arbusti da un appezzamento riponendoli ai suoi margini. La settimana dopo, finito lo spietramento, riportavano gli stessi materiali dove li avevano tolti. L'occupazione veniva pomposamente definita "lavoro socialmente utile"!
L'Eca, che avrebbe dovuto assistere poveri e nullatenenti con buoni farina, generi alimentari, capi di vestiario e piccole somme di denaro, assisteva solo chi possedeva la tessera della Democrazia Cristiana che trionfò le elezioni successive!
Eclatante il comizio oceanico di Michele Vocino che affermò pubblicamente di voler portare la ferrovia da Calenella al "Pozzo" di Peschici. Passata la festa... gabbato lo santo, recita un vecchio adagio. L'on.Vocino, dopo aver mietuto larghi consensi, si ripresentò 5 anni più tardi con la facciatosta di chiedere ancora suffragi. In quel periodo si poteva interrompere l'oratore, stando in mezzo al pubblico, senza incorrere in sanzioni di alcun genere. E così, mentre l'onorevole cominciava il suo discorso sul palco eretto in Piazza Municipio, Michelino Martino, Ciccillo Diana, il sottoscritto e una quindicina di giovani, si misero in fila indiana, ciascu-no aggrappandosi alla cintola di chi lo precedeva, imitando in coro il treno: "Tu tuuuu... ciuf ciuf ciuf!" Intanto altri ragazzi vennero fuori con un manifesto raffigurante un treno e la dicitura: "Questo è il treno promesso 5 anni fa!" (Chi scrive ci mise 2 giorni a prepararlo.)
Accadde il finimondo: i simpatizzanti dell'oratore volevano sbranarci, mentre i neutrali e la maggior parte del pubblico si sbellicava dalle risate applaudendo la bravata. L'onorevole scese dal pulpito e non si fece più vedere a Peschici.
GIUSEPPE RAUZINO

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