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01/04/2009

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DOVE SONO?

Clicca per Ingrandire Un sobbalzo mi ha scossa. In un attimo ho spalancato gli occhi. Il sinistro si è appena schiuso, una sostanza appiccicosa ne incolla quasi totalmente le palpebre. Intorno a me buio, pesto… nero. Paralizzata, respiro con l’unica narice libera, la destra. Riesco, con fatica e dolore, a percepire la posizione accovacciata, quasi fetale, del mio corpo, raggomitolato su un fianco. Sento la testa enorme, indolenzita. Rivoli di ciò che scopro essere il mio sangue ormai coagulato, mi coprono l’intera parte sinistra del viso: fronte, occhio, naso, orecchio, fino a formare un collare.

Non mi muovo, cerco solo di capire dove possa trovarmi. Non percepisco la fisicità materiale del mio corpo. Realizzo… le braccia piegate dietro la schiena, le gambe… legate, così strette che sembrano una sola. Dal cervello non partono comandi di nessun genere, per nessun movimento. Sinapsi interrotte. Le mie apatiche circonvoluzioni cerebrali reiterano solo la stessa monotona domanda: dove sono?

Lo sbattere con violenza, probabilmente lo sportello anteriore di un’auto, mi dà finalmente la risposta: sono nel portabagagli di una macchina. Come ci sono finita, chiusa, qui dentro? Non riesco a ragionare. Quanto sta accadendo e quanto mi aspetta è tutto ciò che mi rimane. Il sollevarsi dello sportello che mi sta seppellendo, lascia entrare all'improvviso una valanga di luce. D'istinto strizzo gli occhi, anche quello sempre incollato.

L'aria è gelida, mi accorgo di essere seminuda, ma né un brivido, né un urlo soffocato dal nastro adesivo che sigilla la bocca svelano il mio essere cosciente. Solo gli occhi, quelli si, continuano a rimanere serrati, forzatamente, in una smorfia che mi tradisce, quasi a voler rifiutare la condizione in cui mi hanno cacciata. Non lo vedo, ma so chi mi sta fissando, non può essere che lui. Ripercorro con un baleno fulmineo le ultime ore, anche i minuti, che mi hanno ridotta in questo stato. So che è lì, padrone di me, del mio corpo, della mia stessa vita.

Non ho paura, resto in attesa. Di qualunque evento. Purchè avvenga in fretta, quanto prima possibile, purché tutto finisca. Spettacolo del suo interminabile silenzio, sento i piedi reagire e muoversi al contatto di qualcosa che lentamente li bagna, poi sale, su, sempre più su… Gambe… ventre… seno… volto… Filtrare nella narice libera e scendermi in gola. Continuando a deglutire, capisco: benzina!

In un lampo tutto finisce. Il lampo di un fiammifero.

Scerbanenka

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 02/04/2009 -- 18:07:20 -- Actarus

Adoro le storie a lieto fine.....

 
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