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31/03/2009

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NEI GIOVANI, IL RISCATTO DEL SUD

Clicca per Ingrandire Forse il problema non è Michele Emiliano e la sua idea di essere “bandiera”, insieme a Nichi Vendola, di un Sud che vuole mettere a frutto i risultati in controtendenza della Puglia, e provare ad avere più peso e visibilità in Europa. Anche perché le bandiere su tutti i pennoni nazionali, da tempo, sono sempre due. Forse la vera “nota dolens” è l’incapacità di un partito, alquanto disorientato, di dar voce e corpo alla insistente richiesta di un rinnovamento più volte sbandierato, ripetutamente annunciato, e mai concretamente perseguito.

Il mondo corre ai ritmi della fibra ottica. Sotto la Torre Eiffel o alla Porta di Brandeburgo hanno visto brillare a lungo e già tramontare le stelle di Chirac e Schroeder. Dal Tower Bridge di Londra hanno assistito, incantati, al passaggio della cometa Tony Blair. Che ha attraversato i cieli dell’innovazione per ben tre mandati, andando in pensione a poco più di cinquant’anni. Per non parlare dello storico evento che ha investito le stanze della Casa Bianca, con l’elezione di Barack Obama.

Il mondo vola, i nostri figli diventano grandi tra un sms, il sogno del teletrasporto e il moltiplicarsi di amici su Facebook. E da noi in Italia si discute ancora se è opportuno o meno candidare, come capolista alle elezioni europee per il Sud, Sergio D’Antoni. Con tutto il rispetto per la persona e per i trascorsi sindacali di primo piano, c’è qualcosa che non funziona. Anzi, non funziona quasi niente.

Un calice amaro che sembra essere senza fondo. Persino le icone più sacre assumono aspetti del tutto incredibili. Dai padiglioni della Nuova Fiera di Roma è sembrato assistere all’avanzata di un “rivoluzionato” Quarto Stato (foto del titolo… ancora in abiti tradizionali; ndr). Un popolo nuovo in tailleur, camicia e cravatta, che marcia deciso sui sentieri istituzionali. Quanto efficace potrà risultare fronteggiarli coi vessilli di D’Antoni, Fioroni o lo stesso D’Alema, è piuttosto immaginabile.

Legittimo sperare nel colpo di reni? Nella capacità tutta italica di dare il meglio di sé nelle situazioni più critiche? Arduo sperare in una scelta libera dai vincoli di un manuale Cencelli, che regola ancora gli equilibri tra ex, diesse o margherita che siano? Nomi come Francesco Boccia, Nicola Zingaretti o altri più consoni alle sfide di una frontiera moderna, già affollata da nuove generazioni politiche internazionali, devono per forza superare i 50, per essere legittimati?

Troppe volte abbiamo detto che il riscatto del Sud è nelle mani o nelle gambe dei suoi giovani. Proviamo a lasciarli correre, allora. Vediamo un po’ dove ci portano. Potrebbero sorprenderci, proprio come accade coi nostri figli quando ci decidiamo a dargli fiducia. E che orgoglio, quando li vediamo superare la prova!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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