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27/03/2009

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DON MIMI A LECCE?

Clicca per Ingrandire Secondo Ignazio Ingrao, che firma i suoi pezzi sul sito di Roberto D’Agostino DAGOSPIA.com - dove la “O” è sostituita da una bombetta con miccia accesa - l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo starebbe preparando armi e bagagli per affrontare a breve il probabile trasferimento. Gli sarebbe già arrivata - il condizionale è d’obbligo - comunicazione di quella promozione che nel suo paese natale, Peschici, circola da vari mesi. Destinazione? La stessa che la “vox populi” aveva abbondantemente fatto circolare in tempi più o meno recenti: Lecce.

Se la notizia verrà confermata, non vorrà dire che il popolo avesse le sue buone ragioni per nominare il capoluogo salentino, poiché l’unica sede che si sarebbe resa disponibile - e fra non molto sarà disponibile - era solo questa. Infatti, la Diocesi di Lecce era (e ancora è) retta dall’arcivescovo metropolita mons. Cosmo Francesco Ruppi in odore di pensione da oltre un anno. Ha infatti raggiunto i limiti di età che gli permettono di andare a godersi il giusto riposo in qualche “buen retiro”. Ma, conoscendolo, non ci sembra che se ne resterà tanto tranquillo!

Mons. D’Ambrosio è del settembre 1941, ha quindi 67 anni e mezzo, un’età che non presuppone altri trasferimenti dopo il prossimo, se venisse confermato. E circa una eventuale conferma lo si saprà solo e solamente quando sarà pronto il nome del sostituto. Nome, ovviamente, non ancora rivelato. E non potrebbe essere altrimenti.

Ciò in quanto “don Mimì”, come lo abbiamo sempre personalmente chiamato (anzi, molte volte ci siamo concessi un ben più confidenziale “Mimì”), deve esercitare tutte quelle funzioni che gli competono in qualità di “ospite” di Sua Santità Benedetto 16°, quando il Pontefice andrà a rendere visita alle spoglie mortali di San Pio, il prossimo 21 giugno. Promessa rilasciata nel periodo della esumazione della salma del “fraticello di Dio”, attualmente ancora esposta nel Santuario di San Giovanni Rotondo.

Per scaramanzia (immaginando che il trasferimento gli faccia piacere) non rivolgiamo nessun augurio a mons. D’Ambrosio. Solo - come d’abitudine - lo salutiamo con quella familiarità che ha ogni volta contraddistinto i nostri incontri, anche perché - a prescindere da lontani rapporti di parentela - abbiamo sempre considerato “parallele” le nostre rispettive carriere. E… se son rose, fioriranno!

Piero Giannini

 Redazione

 

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