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08/03/2009

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Clicca per Ingrandire La serie di celebrazioni che si sono succedute negli anni hanno portato col tempo la data dell'8 marzo ad assumere un'importanza mondiale, diventando il simbolo della lotta per una società che tenga uomini e donne in eguale considerazione. Fin quando nel mondo vi saranno donne oppresse, sfruttate o discriminate, solo per il fatto di essere donne, fin quando ci saranno ancora a piede libero altri Mr. Johnson e criminali come lui, dovremo tenere bene in mente la data dell'otto marzo!

Purtroppo invece è quasi tragico vedere come anche nelle nostre città, che spesso consideriamo evolute sotto questo punto di vista, si stiano delineando sempre più i contorni di una vera e propria guerra dei sessi! Un costume diffuso e assolutamente puerile che vorrebbe gli uomini indipendenti e divisi dalle donne e viceversa: un atteggiamento di scontro in cui, dramma nella tragedia, l'amore diventa una pretesa!

Ed ecco allora gli uomini che, forti dei propri muscoli, ma sordi al proprio cuore, sfogano tutta la loro barbarie su una qualsiasi donna che possa capitare sotto le grinfie: le proprie compagne, le conoscenti, fino anche a delle semplici sconosciute incrociate per strada. Ecco allora gli stupri, le violenze compiute in branco, gli agguati volti a privare una ragazza della propria dignità di persona fino a ridurla a un oggetto utilizzabile a proprio piacimento.

Ecco allora le discriminazioni, le donne penalizzate nella vita in quanto tali, penalizzate per la loro volontà di avere una famiglia e di prendersene cura (ben pochi gli uomini che hanno imparato a collaborare in questa impresa!), penalizzate per la loro sacrosanta aspirazione a essere madri (dove sono gli uomini consci del loro impegno come padri?). Ed ecco soprattutto i pregiudizi, l’imperdonabile atteggiamento dell’uomo che vede nella propria compagna non una persona da amare ma una semplice domestica, la superbia e l’odiosa arroganza che li porta a credersi migliori, li porta a credere che le donne debbano muoversi nei limiti prescritti (da loro!) e lasciare fare (a loro!) il resto.

Ecco che l'otto marzo perde di significato da parte delle stesse donne che lo sostengono e diventa un modo per dimostrare che almeno per un giorno anche le donne possono fare a meno degli uomini, diventa l'occasione per una vendetta, per sentirsi almeno in un'occasione sfruttatrici invece che sfruttate. L'otto marzo sta diventando più che un momento per gli uomini di imparare i pregi delle donne, una prova in cui le donne dimostrano di aver appreso gli stessi vizi degli uomini e di essere capaci di fare gli stessi errori!

Basterebbe invece capire che uomini e donne sono diversi, hanno una diversa fisicità, una diversa psicologia, un approccio diverso nell'affrontare la vita. Hanno indoli differenti e differenti esigenze, ma questa disparità non deve essere fonte di discriminazione, piuttosto l’impegno condiviso di tutti affinché la società civile tuteli e sopperisca alle peculiari esigenze di ciascuno. L'otto marzo non dovrebbe essere ridotto a un carnevale dell'oblio, a un baccanale con l'unico scopo di dimenticare le difficoltà di una qualsivoglia situazione, ma potrebbe essere, al contrario, un invito pressante affinché ciascuno si impegni per una società più equa e rispettosa di tutte le persone che ne fanno parte.

E dal momento che il modo più semplice, e forse l'unico efficace, per cambiare il mondo è cambiare noi stessi. Sogno un otto marzo che proclami l'amore come un dono, un otto marzo in cui ciascuno impari a far dono all’altro dei propri punti di forza, e lasci che, a sua volta, l’altro sopperisca alle proprie debolezze, un otto marzo in cui ogni uomo impari a prendersi cura della propria donna e ogni donna impari a prendersi cura del proprio uomo!

Io ho sempre sostenuto che l'8 marzo non debba essere per le donne una giornata di festa ma di riflessione. Molte donne festeggiano senza nemmeno sapere il perché di questa ricorrenza. Io sono fermamente convinto che l’8 marzo non ci sia nulla da festeggiare. E il motivo è semplice: perché le donne non hanno ancora acquisito tutti i loro diritti, perché c'è ancora tanto da lottare, tanto da conquistare. Le donne dovrebbero lasciare da parte il business e pensare invece alle cose concrete che riguardano loro e le loro simili sparse nel mondo appunto organizzandosi.

L’8 marzo deve essere una giornata di riflessione in ricordo di una tragedia. Quella consumata da un pazzo di Cotton (New York) che dopo giorni di sciopero delle proprie operaie chiuse le porte della fabbrica tessile con all'interno le operaie stesse e diede fuoco. Ecco, l'8 Marzo bisognerebbe ricordarsi di queste donne: 129 vittime in tutto. Contrario quindi a ogni forma di festa. L’8 marzo le donne dovrebbero ricordare che a molte di loro vengono ancora negati i diritti, anche i più semplici: ogni giorno, ogni momento della loro vita. Anche se è evidente che anche queste ultime iniziano a ribellarsi al costo di mettere a repentaglio la loro vita.

Sono queste donne che andrebbero sostenute almeno il giorno dell’8 marzo. Ricordo a quante non fossero a conoscenza che Wajeha Al-Huwaider, una donna dell’Arabia Saudita, proprio il giorno dedicato alla donna sfidò le Autorità Saudite. La 45enne, intellettuale, attivista e giornalista, si fece riprendere da un video dimostrando coraggio alla guida di un auto (!) anche se in realtà fu ripresa quando guidava l’auto in periferia ma non in città dove ne avrebbe certamente più bisogno. Una città dove le donne non possono guidare un auto. Avete letto bene un diritto che a queste “donne” viene ancora oggi negato.

Ecco perché Voi donne non dovete festeggiare l’8 marzo. L'8 Marzo: - Pizza + Voce ! (Otrantino)



 Redazione

 

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