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26/02/2009

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L”INDIFFERENZA DEI POLITICI MERIDIONALI

Clicca per Ingrandire Un’indagine Cia (Confederazione Italiana Agricoltura) sostiene che tre-quarti delle famiglie italiane vorrebbe applicato il “doppio prezzo” sui listini dei prodotti alimentari, poiché lo ritengono uno strumento utile a fare chiarezza e contrastare speculazioni e rincari artificiosi. Grande successo ha ottenuto la Petizione popolare della Cia proprio sul “doppio prezzo”, infatti sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in tutta Italia.

Il mondo agricolo ha dato il suo contributo alla frenata dell’inflazione, ma i prezzi alimentari al dettaglio non hanno registrato un andamento al ribasso tanto che hanno avuto una crescita tendenziale del 4,3 percento, cui si è contrapposta invece una flessione dei listini all’origine. Eguale andamento, purtroppo, non si è attuato nei vari passaggi della filiera, così i prodotti alimentari non hanno avuto, al dettaglio, la tanto attesa diminuzione, tanto che alcune quotazioni non trovano alcuna giustificazione (è soprattutto il caso della pasta rincarata del 25,5 percento).

Se n’è potuto vedere l’orientamento, a livello di governo regionale pugliese, in occasione dell’incontro dell’11 scorso con alcuni dei promotori dei Distretti produttivi allorché si è data comunicazione che i distretti ammissibili risultavano solo tre. Mentre l’ipotesi più opportuna sarebbe stata l’aggregazione di questi progetti in un unico Distretto agroalimentare per tutta la Regione Puglia, sancendo di fatto l’azzeramento delle molteplici volontà manifestate dai territori, con gli altri progetti di riconoscimento di distretti.

Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno ribattuto che questi orientamenti sono in contraddizione con le politiche di sviluppo per il settore agricolo e agroalimentare, alle prese con la dura crisi economica in atto. Mentre crollano i miti della prima globalizzazione (la grande dimensione come prerequisito per competere; la finanziarizzazione di ogni sistema come misura di modernità; l’omologazione come unico modello culturale ed economico vincente), che restituiscono parallelamente valore alla dimensione dell’identità come qualificazione positiva della persona e dei territori, il governo regionale va in controtendenza.

L’istituzione dei Distretti rurali e agroalimentari di qualità vanno inseriti nella progettualità che potrà scaturire dalla programmazione 2007/2013 come elemento forte anche per evitare, dopo le polemiche tra Assessorati regionali, che il settore non possa beneficiare di alcun finanziamento previsto dal Programma nazionale Fas per il settore agricolo, i cui bandi potrebbero essere emanati entro il prossimo giugno.

Come misura anti-crisi, gli agricoltori torneranno in piazza in tutta Italia il 26 febbraio e un grande sit-in è previsto a Roma davanti alla Camera, in piazza Montecitorio (a partire dalle 14). Richiamare attenzione sul settore primario della nostra economia, vista la recente decrescita in atto nelle grandi imprese metalmeccaniche, va nella direzione della valorizzazione dell’agricoltura tanto necessaria per lo sviluppo del Mezzogiorno che si presta poco all’industrializzazione.

Il tracollo del settore oleario, con la caduta libera del prezzo dell’olio extra-vergine d’oliva, è la più grave sciagura che potesse colpire l’economia del Sud Italia, e puntualmente si è verificata nell’indifferenza degli stessi politici meridionali che verranno a chiedere il voto per le Elezioni Europee come se non fosse successo niente. La richiesta di interventi mirati straordinari per evitare il tracollo dell’intero settore agricolo deve essere appoggiata a tutti i livelli.

La provincia di Capitanata è portatrice di valori rurali e agricoli importantissimi e ha una sua identità da salvaguardare. Non vanno perduti gli investimenti provenienti da istituzioni comunitarie e nazionali, ma vanno utilizzati pienamente e in modo adeguato per potenziare le produzioni locali.

Maria Mattea Maggiano

 Redazione

 

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