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20/02/2009

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BONOLIS, CHIEDIAMO SCUSA

Clicca per Ingrandire Momento dopo momento, canzone dopo canzone, puntata dopo puntata, Paolo Bonolis come Michel Platini si sta guadagnando stima, riconoscimento e anche qualche ritorno su convinzioni frettolosamente sposate, direttamente sul campo. O meglio, sul palco di quel Festival di Sanremo da tempo trasformatosi in zona minata, per qualsiasi direttore artistico o in graticola di San Lorenzo, per ogni conduttore televisivo.

Il Festival della canzone italiana dalla sigla ai cerimoniali, dalle scenografie alle scalette di ogni puntata (e non solo), dai concorrenti in gara agli ospiti, dai commenti alle casse di risonanza degli altri programmi televisivi e radiofonici, era diventato il prodotto più stantìo del palinsesto Rai. Incapace di ritrovare quell’impeto liberatorio, che in un’indimenticabile serata di 51anni fa si sprigionò da quel forziere di entusiasmo chiamato Domenico Modugno, e con gioia avvolse il palcoscenico dell’intero mondo della canzone, per farlo volare nel cielo infinito del sentimento popolare di ogni dove.

Bonolis è riuscito nella non facile sfida di modernizzazione del Festival. Un’impresa che nelle sue ultime edizioni aveva fatto registrare fior di insuccessi e sacrificato le ambizioni più audaci, anche di illustri protagonisti. Paolo ha dato ritmo e leggerezza a una trasmissione lunga quattro ore a serata. Ha dosato e distribuito la carica attrattiva di ogni puntata, tenendo sempre al centro dell’azione scenica la canzone, la musica e gli interpreti nelle declinazioni che la storia, l’attualità e anche il futuro si preoccupano di fornirci.

Nel suo Festival c’è innovazione, partecipazione, valorizzazione e non solo esibizione della bellezza. C’è emozione, impegno, sobrietà, contenuti e ricerca di rinnovata solidarietà. In un concerto di mutualità virtuosa e intelligente, volta a favorire nuova attenzione verso l’altro in genere, nonché un’intensa riscoperta di dialogo concreto, che rifugga dalla banalità quotidiana, traboccante e stereotipata di format non sempre educativi e ancor meno formativi.

A questo punto, dopo i fiumi d’inchiostro e le cascate di contestazioni ai compensi di un contratto considerato inopportunamente faraonico, e dopo aver riscontrato la convinta risposta dei telespettatori, che premiano dedizione e sforzo innovativo con dati alquanto gratificanti per la stessa Rai, forse sarà il caso di spendere qualche momento di riflessione e qualche riga di analisi su quanto sia stato speso per le deludenti conduzioni precedenti.

C’è una bella aria quest’anno attorno al Festival. E’ probabile che le sorprese non siano finite. Che anche dai vincitori possa arrivare una ventata di freschezza. E che si riesca a risentire, magari in lontananza, l’eco delle note del Modugno nazionale. Resta un solo neo al Bonolis mattatore di un Sanremo ritrovato, che dalla polvere dei giorni scorsi si avvia all’altare dell’ennesima consacrazione da indici di ascolto. Una debolezza che lo lascia, comunque, a una spanna da “le roi” Platini. Solo una piccola “tache”, dalle marcate tonalità neroazzurre.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 21/02/2009 -- 23:55:39 -- Fiorenzo

Tante pecche... perchè alla fine i vincitori saranno sempre gli stessi. ITALIANI... spero.

-- 21/02/2009 -- 23:56:47 -- Fiorenzo

Dimenticavo, ma su Punto non si parla facilmente di Sport. Forza INTER.

 
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