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19/02/2009

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A MARCO GRANIERI

Cari familiari, parenti, amici, conoscenti, colleghi, intervenuti tutti a rendere l’estremo saluto all’amico e collega avv. Marco Maria Granieri. Il 2009 si è aperto in maniera che più triste non poteva essere per l’Avvocatura del Circondario del Tribunale di Lucera, con la dolorosa dipartita del caro avv. Marco Maria Granieri e, con lui, dell’altrettanto caro avv. Raffaele Lanzetta, le cui esequie si terranno da qui a poche ore. E peraltro l’avvocatura del Circondario del Tribunale di Lucera, che ho il privilegio di presiedere, piange questa grave perdita in un biennio che ha già registrato il venire a mancare di altri quattro Colleghi, gli avv.ti Salvatore Tucci di Lucera, l’avv. Arnaldo Milone di Lesina, l’avv. Pasquale Patricelli di Volturara Appula, l’avv. Felice Giuliani di Poggio Imperiale.

La perdita dell’avv. Granieri, del carissimo Marco, è sopraggiunta improvvisa e inaspettata, in modo drammatico e sconvolgente per noi tutti che attoniti siamo costretti a constatarlo con grandissimo dolore, stringendoci ai suoi familiari, il papà Giorgio, al fianco del quale da anni condividiamo tanti impegni e incombenze, la madre, il fratello, tanto uniti a lui e da lui tanto amati. Solo la fede, sappiamo, può accompagnare la dolorosa rassegnazione a non poter più avere vicino a noi Marco, consapevoli che i disegni divini possono non coincidere con quanto il limitato considerare delle menti terrene può ricomprendere. Ma non si può non rimanere sgomenti dinanzi a un dramma tanto grande a motivo del quale viene strappata ai suoi cari, come alla stessa collettività, la vita di un giovane già tanto apprezzato, stimato, benvoluto.

Marco aveva appena compiuto solo trentadue anni: come si dice comunemente, era nel fiore della sua età, e aveva già dato prova di sapersi cimentare con il più adeguato approccio verso gli impegni della vita e del lavoro professionale. Aveva conseguito un lodevolissimo successo, era risultato il primo, il più meritevole, del nostro Circondario, agli esami di avvocato sostenuti due anni addietro per il Distretto della Corte di Appello di Bari, una prova, non dimentichiamolo, nella quale si cimentano ben 2.500 praticanti. E noi gli avevamo comunicato che, nei primi mesi del corrente anno, si sarebbe svolta l’apposita cerimonia per conferirgli il riconoscimento riservato ai Colleghi risultati primi classificati all’esame di avvocato, la cosiddetta toga d’onore. Il rammarico, per tale ulteriore motivo, è immenso.

Il giovane Collega Marco Granieri aveva intrapreso con grande entusiasmo e passione la professione forense, già conscio della sua dignità e del decoro che deve sostenerla. Egli è andato incontro al suo destino proprio in uno dei tanti momenti nei quali manifestava la sua autentica passione per l’impegno di avvocato: stava raggiungendo Roma per poter conoscere la Corte Suprema di Cassazione. La sua giovane età, anche professionale, non poteva già consentirgli il patrocinio dinanzi alla Cassazione, ma tale traguardo sarebbe stato sicuramente da lui raggiunto e meritoriamente conseguito, grazie alle capacità e alla valentìa che già dimostrava. Un giovane, quindi, che con impegno e serietà intendeva affrontare il non facile e tutt’altro che agevole percorso forense.

E aveva anche già dato chiari segni di voler seguire anche le tematiche associative della categoria, visto che proprio il giorno prima, giovedì, aveva fatto ingresso nella Sezione Circondariale di Lucera dell’Aiga - l’Associazione Italiana dei Giovani Avvocati: sintomo di un’attenzione verso le problematiche professionali che non si fermava al solo espletamento degli incarichi che gli assistiti intendevano affidargli, ma che andava a involgere l’essere stesso, oggi dell’avvocato, in un contesto in necessaria evoluzione.

Al di fuori della professione, i suoi interessi si rivolgevano in particolare alle discipline sportive, in questo coadiuvato egregiamente dal caro fratello: di qui una robusta costituzione fisica, che peraltro ha consentito al suo cuore di continuare a battere anche dopo la violenta collisione fonte della sua prematura dipartita, ma di qui anche quella apprezzabile miscela di qualità che solo determinate discipline sportive, come ad esempio il tennis da lui praticato, portano ad acquisire, come lo spirito di sacrificio, la pazienza, il controllo di sé, tutte qualità che gli sono tornate utili nelle altre espressioni del suo essere. Sappiamo anche, e non poteva essere altrimenti, che era un figlio e un fratello esemplare, legatissimo ai suoi cari, oltre che buono e generoso verso tutti.

Carissimo Marco, ora sei nel mondo della verità, nel quale noi tutti vorremo un giorno reincontrarti.


A RAFFAELE LANZETTA

Cari familiari, parenti, amici, conoscenti, colleghi, intervenuti tutti a rendere l’estremo saluto all’amico e collega avv. Raffaele Lanzetta. Abbiamo appena dovuto rendere l’estremo omaggio all’avv. Marco Granieri e ora siamo qui per l’ultimo terreno saluto al carissimo Raffaele: due amici, prima che colleghi, amici fra loro e amici nostri tanto cari, i quali insieme hanno vissuto i momenti che hanno preceduto la tanto dolorosa dipartita, così come insieme avevano condiviso tanti passi della vita, e che insieme raggiungono ora la casa del Signore.

Quale rappresentante dell’Avvocatura del Circondario del Tribunale di Lucera devo dire che il venire a mancare del caro Raffaele costituisce una perdita assai grave, ma come suo conoscente e, ancor meglio, amico, ne avverto la dipartita come un inimmaginabile sottrarci la sua simpatia, la sua generosità, il gradire la sua presenza, al limite di una vera e propria ingiustizia, perché solo questo la nostra limitata percezione terrena della differenza tra il bene e il male ci porta a intendere: quando invece sappiamo e vogliamo sapere che il disegno divino non risponde a tali categorie e vuole invitarci ad accettare - ma non è assolutamente agevole - il dolore, per vederlo strumento verso la redenzione.

Un amico, Raffaele, e un avvocato, del quale brevemente ricordiamo la figura umana e professionale, dopo il dover assai tristemente constatare l’assolutamente prematura e improvvisa scomparsa, che ha sconvolto e lasciato nella più totale prostrazione i suoi familiari, i suoi amici, i suoi colleghi, di lui non dimentichi, molti dei quali sono qui presenti per far avvertire sincera partecipazione. Non era minimamente pensabile doversi ritrovare qui a rendergli, numerosi e affranti, l’estremo saluto. Morire giovani purtroppo succede, ma spesso ciò avviene proprio tra gli avvocati, statisticamente e scientificamente la categoria più esposta alle improvvise dipartite. Ed è il cuore che lo ha portato ad andare incontro al suo destino.

Non è solo il cervello che viene impegnato, ma il cuore, che è l’elemento del quale non può assolutamente fare a meno l’avvocato, il professionista che con impegno e passione intende svolgere e svolge il responsabile compito della difesa dei diritti e delle libertà. E più si va avanti, più è necessaria la passione, perché si possa reggere adeguatamente alle sempre più irte difficoltà che il contesto sociale e la stessa normativa pongono a carico della categoria forense, con inevitabili riverberi sulla utenza e quindi sulla collettività generale. E sono stati la passione e il senso del dovere verso l’impegno assunto per gli assistiti, che lo hanno travolto, nel momento in cui, per portare a compimento il mandato, si andava a sobbarcare molto onerosa fatica, stretto fra tempi ridotti e responsabilità gravose. Ne è rimasto vittima purtroppo, insieme all’altrettanto caro avv. Marco, il carissimo avv. Raffaele, uomo e professionista del quale potevamo apprezzare tante pregevoli qualità, tali da farlo benvolere da tutti.

Il suo era un approccio alla professione e al servizio Giustizia assolutamente corretto, che gli aveva guadagnati stima, amicizia e affetto da parte di tutti coloro, ed i colleghi in particolare, lo avessero conosciuto.

Nella professione aveva già raggiunto ragguardevoli traguardi e altri ne avrebbe conseguiti di assoluta rilevanza: iscritto all’albo degli avvocati nel 1995, nel 2007 era divenuto patrocinante dinanzi alla Corte Suprema di Cassazione e alle Magistrature Superiori. E tale stima e affetto si erano trasfusi anche nel compito affidatogli, di occupare posizioni di rappresentanza istituzionale e associativa nella categoria forense. Aveva infatti ricoperto il gravoso incarico di commissario all’esame di avvocato del Distretto della Corte di Appello di Bari, e sempre da questo Ordine degli Avvocati era stato designato a far parte del gruppo del Consiglio Nazionale Forense di formatori dei giovani Colleghi. Impegno e sacrificio che esplicava verso i giovani Colleghi anche attraverso le interessanti lezioni che aveva tenuto nei corsi penalistici, al proposito dovendosi ricordare che era anche componente del Direttivo della Camera Penale di Lucera.

Il suo impegno nelle istituzioni e nelle associazioni forensi era mirato alla unità dell’avvocatura, mai tendente a dividere, sempre ad avvicinare, consapevole che la classe forense deve ben badare alle cose da fare, lasciando perdere moti poco nobili che ne potessero impedire una corretta e adeguata azione. E il suo impegno non si era fermato solo agli ambiti ora detti, visto che, con la sua perdita, è venuta a mancare altra risorsa per la società civile, costituita dall’incarico di componente del consesso della Civica Amministrazione. Sappiamo che questo suo tanto apprezzabile modo di operare abbia contraddistinto il suo compito di figlio, di marito e di padre.

Mi rivolgo a Voi suoi cari, al padre magistrato - il cui operato è ricordato da tutti, - alla madre, ai fratelli, alla consorte Tiziana e alla sua amorevole bambina, per dire che il carissimo Raffaele lo piangiamo con Voi.

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